Arrivano tardi, trafelati, i Quasi, al Covo. Con la sua caratteristica energia, Janet Weiss si issa prontamente sulle spalle casse e tamburi, rimesta freneticamente nei cartoni del merchandising, operosa e inarrestabile. Il tutto mentre Sam Coomes sale e scende le scale ciondolante col proprio carico, fermo eppure in moto perenne. Incontriamo qualche ora più tardi di quanto previsto questa coppia dall'etologia leonina, ma non ci importa. E' comunque un tempo ridicolo rispetto a una vita dedicata alla musica, a una passione che, dopo tutto questo tempo, li vede arrancare in luoghi sperduti con gli strumenti sulle spalle, sotto gli occhi dei pensionati del bar e dei bambini che si rincorrono in un parco.
Ho letto da qualche parte che tornate in Italia a dodici anni dalla vostra ultima data. Ho controllato, si tratta in effetti del 1998, a Milano...
Sam: Potrebbe essere vero. [Janet ride, ndr]
Janet: Siamo tornati, ma non insieme.
Sapete che giorno è oggi [era il giorno della finale di Champions League, ndr]? Il Superbowl del calcio...
[Un coro di "Nooo!" divertiti, ndr]
J: Sapevo che era un brutto giorno per venire!
Dunque, la nostra prima domanda riguarda il vostro nuovo disco. "American Gong" mostra una grande alchimia nel gruppo, suona allo stesso tempo diretto ed elaborato. Sono però passati quattro anni da "When The Going Gets Dark": cosa è successo nel mezzo? Come è stato composto il disco?
S: Beh, sono successe diverse cose in questi quattro anni. Abbiamo cambiato etichetta e fatto altri cambiamenti: ad esempio Joanna si è unita a noi in questo periodo. Eravamo occupati anche senza essere intenti alla produzione del disco, con questi cambiamenti, quindi... C'è voluto del tempo.
J: Abbiamo suonato con un'altra band, pubblicato un altro disco... Quello impiega del tempo, un anno buono. Più dischi fai, in genere è maggiore l'intervallo tra di essi, col passare del tempo. Non è come quando sei giovane e hai una sorta di "repertorio" di canzoni...
Com'è stato lavorare con gente come Dave Friedmann, Steve Fisk e Tucker Martin?
J: Uhm, con qualcuno è stato più facile che con altri... Ormai siamo in grado di scegliere personalmente chi lavora sul disco. Sai, fare un disco è una sfida, per molti versi. Penso che la registrazione sia stata piuttosto spontanea, in qualche modo, ma poi il missaggio è stato più... E' stato più difficile arrivare dove volevamo, abbiamo semplicemente tenuto duro. Di certo avevamo un'idea precisa di come dovesse suonare...
In questa variazione nel suono abbiamo anche notato un cambio di prospettiva nei vostri testi, che sono sempre stati caratterizzati da una certa ironia, amara e intelligente. Forse questo aspetto è leggermente attutito: sembra sia stato sostituito da una generale disillusione (o "repulsione", per citarvi), in parallelo con un sound più diretto, rock. Siete d'accordo? Cosa ha influenzato questo cambio di prospettiva?
S: Penso che potresti avere ragione. Non sono sicuro di cosa sia cambiato: la gente cambia, viaggia nella vita. Quando sei un musicista, in particolar modo. Abbiamo fatto così tanti dischi e, dato che c'era uno spazio tra il disco precedente e questo, ci siam presi del tempo per pensare a ciò che stiamo facendo e rimettere in discussione certe cose. Non dico che siamo cambiati del tutto, solo qualche piccolo cambiamento. Io, personalmente? Non saprei, forse sto invecchiando un po', non sono più una "mammoletta", non me la meno più con la solfa: "Povero me! Non faccio parte di questo mondo!". C'è un posto per quel genere di sentimento, e tutti lo provano, ma... Sì, non posso continuare con quella roba.
C'è un tema ricorrente che tiene insieme le canzoni di "American Gong"? A cosa si riferisce il titolo?
S: "Niente più impero".
E' sia il tema che il significato del titolo?
S: Non direi che c'è un tema constante, a livello lirico. Il tema è...uhm...il rock'n roll.
A proposito di "Niente più impero", vorrei citarvi: "Il giornale dice: Supportiamo il presidente/ La guerra al terrore/ Via con le bombe/ Quanto costa la vita?/ E quanto costano le guerre?/ Non saprei dire", da "Hot Shit". E' cambiato qualcosa, ora? "American Gong" suona più ottimista, in un certo senso, per le tue vicende personali, o perché avverti un cambiamento reale, a livello politico?
S: Beh, c'è ancora una guerra. Gente che muore, ancora. Mandano ancora droni in Asia Centrale ad ammazzare delle persone, per cui non posso dire, onestamente, che ci sia stato un cambiamento sostanziale. Ma, in realtà, mentre lavoravamo sul disco, pareva che potesse cambiare qualcosa... Non è andata come pensavamo...
In quel disco, con canzoni come "White Devil's Dream", ad esempio, vi siete esposti nel modo più esplicito, politicamente. Questo vi ha causato dei problemi, col pubblico o con la stampa?
S: No, non credo che abbiamo un pubblico così grande da avere questo tipo di problemi.
Avete ricevuto delle critiche per le vostre vedute poco diplomatiche?
S: E' possibile, ma abbiamo smesso di prestare attenzione alle critiche da tempo perché è piuttosto improduttivo. Quindi non so realmente se ne abbiamo ricevute.
Riguardo al tuo stile di scrittura, hai sempre utilizzato ambientazioni fantastiche (vampiri, fantasmi, goblin,...), oltre a un ricco bestiario, per esprimere le ansietà contemporanee. A nostro parere, questo rappresenta un grosso "valore aggiunto" alla vostra musica. Cosa ci puoi dire al riguardo?
J: [ride, ndr] Mi piace quel "valore aggiunto".
S: Sì, piace anche a me... Beh, è perfetto, in effetti. Per me, il nucleo della musica è una band rock'n roll, siamo noi insieme che suoniamo. Fino a un certo punto, quasi non importa di cosa parlano le canzoni, in questo senso. Se ami il rock'n roll e basta, ami quella sensazione, la gente può cantare sostanzialmente di qualsiasi cosa. Quindi tutti i testi che arrivano "in cima" a questo sono un "valore aggiunto"; se ti piacciono, se ne tiri fuori qualcosa, allora è un valore aggiunto extra. Se i testi sono mediocri, allora non hai tutto questo valore aggiunto. Per cui cerchi di mettere insieme qualche buona parola per chi è interessato. Ma ciò che mi coinvolge di più come musicista è suonare, sia nel senso fisico dell'esecuzione che nella creazione del suono, come band.
Riguardo alle vostre caratteristiche principali, una delle chiavi dello stile dei Quasi è sempre stato il vostro rocksichord. Con il basso di Joanna e le chitarre avete un po' ridefinito il vostro sound. E' questo il vestito che indosserete in futuro, o tornerete a strumenti più "classici" per la band?
S: Penso che stiamo facendo bene su questo sentiero, per adesso. Vedremo che succede. Ma è qualcosa che accade naturalmente , in genere. Appena inizieremo a lavorare su qualcosa di nuovo, vedremo il da farsi.
C'è un ingrediente speciale nei Quasi che non avete mai trovato in nessun altra band? Avete avuto molte collaborazioni...
S: Janet Weiss.
J: In realtà sono le persone a fare la differenza. Le canzoni di Sam non assomigliano a quelle di nessun altro. Io e Joanna suoniamo in un'altra band, con un altro songwriter [Stephen Malkmus, ndr], e non è lo stesso, per niente. E' piuttosto diverso. Applichi diverse parti di te stessa, e Sam richiede certe cose di me che non ho mai trovato richieste in altre band. E ancora ci sono cose da esplorare dell'uno e dell'altra, dopo tutti questi anni.
Un po' di interazione: potreste dirci la migliore qualità di ognuno dei vostri compagni?
J: [ride, ndr] Troppe tra cui scegliere!
S: Penso che quella più a portata di mano sia... Sai, non siamo una band heavy-metal, o hard-core, sembriamo piuttosto "beneducati", ma siamo solidi, una band solida. Abbiamo passato di tutto, anche negli ultimi giorni...
J: Io sto cercando di rispondere alla domanda, tu di evitarla!
S. Lo apprezzo davvero! Penso che sia una cosa che ci ha permesso di sopravvivere, come band, per tutti questi anni... Robustezza mentale.
J: Penso che una qualità molto importante, specialmente essendo in una band, sia che siamo tutti assolutamente onesti e affidabili. Affidabili al cento per cento. Quando sei là fuori, in viaggio, in posti in cui non sei mai stato, le cose si fanno difficili, potresti perdere la bussola e incazzarti e, se non sei con persone di cui ti fidi... Mi sento come se si prendessero cura di me. Questo è cruciale, rende tutto più divertente.
Un'altra domanda interattiva: doveste descrivere i Quasi in tre canzoni, quali scegliereste?
J: A questa dovresti rispondere tu [indicando Joanna, ndr].
Joanna: E' dura.
J: In effetti lo è. Senza pensarci!
Joanna: Direi: forse "The Rhino"... "Clouds"... E... Oooooh, la terza, quale sarà la terza? Direi "Bye Bye Blackbird".
J: Buona, è proprio quella che avrei scelto.
Volete dire anche voi le vostre?
J: No, sono d'accordo, quelle sono buone.
S: Sì, lasciamo quelle.
J: Perché potresti inserire "Laissez Le Bon Temps Rouler", ma "Clouds" copre quel posto, decisamente.
La mia impressione è che la bandiera del rock alternativo americano, della tradizione indipendente americana sia portata da musicisti più in là con gli anni, come voi, Ted Leo, Robert Pollard, Stephen Malkmus... Al riguardo, cosa pensate delle nuove band e così via?
J: Penso che la realizzazione più scioccante sia che il punk-rock è andato. Non lo vedi così dominante nelle nuove generazioni. I giovani sembrano molto più felici ora, meno ribelli.
Joanna: Hanno questi piccoli gadget... [gesticola con un gingillo elettronico immaginario, ndr]
J: E' un modo di evitare il confronto, di reprimere la rabbia. La nostra generazione era scazzata, incazzata, facevamo un bel po' di casino... Ora la gente sembra più soddisfatta.
Quindi credi sia tutto solo un'apparenza?
J: Oh no, penso che sianno effettivamente più contenti [ride, ndr]. Credo che la colpa sia internet, per la maggior parte, la gente si accontenta di essere parte di qualcosa, qualsiasi cosa che capiti loro. Non necessario che le cose siano interattive come un tempo. E' sempre più difficile mettere le mani in qualcosa.
Joanna: Le persone si distraggono facilmente, o redirette su un nuovo punto di attrazione.
J: L'elemento sorpresa, nel fa parte di una band, è praticamente scomparso. Li guarderai su Youtube, conosci la setlist prima ancora che arrivino in città. Col che diventa difficile coinvolgere le persone, pensano: "Mmm sì, l'ho già visto".
Parlando di nuove band, potreste nominare un artista che vi ha impressionato particolarmente negli ultimi anni?
J: Mmm, Joanna Newsom mi impressiona. [si scoppia a ridere, ndr]
Scherzi, vero?
J: No, sul serio. Fermandosi all'"essere impressionata", come musicista... Ma ci sono band che amiamo, io ad esempio i Sic Alps...
Quindi non c'è nessuno a cui assegnereste la vostra eredità...
[Risata generale, ndr]
J: Non penso che abbiamo questa grande eredità.
S: Sì, non abbiamo un'eredità da assegnare...
J: Siamo ancora vivi!
S: Siamo riusciti a vedere alcune band veramente buone, in questo tour europeo, ad esempio i Sic Alps. E i Cribs, che abbiamo visto ad Amsterdam proprio all'inizio del tour, il che è accaduto con perfetto tempismo. E' stato d'ispirazione, sai, tutto quel bordello...
J: Sai, è in effetti una di quelle band più giovani che "portano ancora la bandiera": imperfezione, emozione... Stai veramente mettendo su uno show, sembra veramente che possa essere il loro ultimo. Mi sono davvero riconosciuta in questo, ne sono rimasta impressionata... Perché molta gente sotto i trent'anni bada prima di tutto a mettersi in ghingheri sul palco, senza una goccia di sudore. A me sembra un po' stupido: dovresti fare sul serio, dovrebbe essere la tua passione...
Seguite la scena di Portland?
J: Più o meno. Ci sono un sacco di band.
Joanna: Le Explode Into Colors sono brave.
J: Sì, piuttosto impressionanti. Tre ragazze, una batterista, una percussionista e una chitarrista, con grande inventiva.
Una domanda per Janet: dobbiamo tornare a "The Sword Of God" per trovare una canzone cantata interamente da te. E' perché non ti trovi a tuo agio in quel ruolo, o è per qualche ragione di coerenza interna alla band?
J: Beh, non mi piace ciò che scrivo. Adoro cantare, semplicemente sono molto autocritica riguardo alle mie canzoni, al punto che non le voglio suonare, mi fa contorcere le budella. Il che non vuol dire che non succederà di nuovo. Certo, le canzoni di Sam mi piacciono molto di più... Onestamente, perché provare con le mie canzoni quando quelle di Sam sono meglio?
Ti abbiamo visto suonare coi Jicks, Bright Eyes, ora coi Quasi. Saremo mai così fortunati da rivedere le Sleater-Kinney?
J: Siamo venute in Italia e abbiamo suonato all'esterno. Mi pare che fosse in un parco [ride, ndr]. Nessuno venne a vederci, ma c'era della gente nel parco [risata generale, ndr]. Cantai anch'io un paio di canzoni delle Sleater-Kinney, fu divertente... Non ricordo dove fosse, forse a Milano... [si tratta in realtà di Latina, come apprendiamo dall'interessante resoconto di Carrie Brownstein di quel tour, ndr] Forse un giorno, non saprei dire quando.
Riguardo ai Jicks, cosa accadrà ora, dopo la reunion dei Pavement?
J: Uhm, ci siam presi del tempo, stiamo ancora lavorando a un nuovo disco, per il prossimo anno. Una metà è praticamente fatta.
Tornando a Sam: riguardo al progetto Blues Goblins, si trattava solo di una sorta di omaggio agli anni d'oro del blues o di una valvola di sfogo da tutto il resto? Ci sarà mai un seguito?
S: Oh, potrebbe esserci. Mi è piaciuto molto fare quel disco ma, quando ho cominciato a suonarlo dal vivo, tutto da solo, non mi sono divertito così tanto. Così il progetto perse un po' di slancio... Ma potrebbe sopravvivere come progetto in studio, quando avrò un po' di tempo libero... Grazie per la domanda.
Cosa ci dici invece di Pink Mountain e Crock?
S: Wow. State scavando piuttosto profondo. I Pink Mountain potrebbero venire in Italia.
Joanna: Siamo stati in tour con una band italiana...
S: Oh sì, con gli Zu... Band fantastica. Penso che faremo qualcosa nel prossimo periodo, forse anche in Italia. Riguardo a Crock... Non so. Lì andate davvero sul particolare... Ci sono delle voci. Sento indiscrezioni...
Cosa dite di questo grande tour mondiale in cui vi siete imbarcati, dopo tutti questi anni? Quali nuove sensazioni, o stimoli, ne state traendo, come trio?
J: Beh, alcune delle sfide sono sempre le stesse. Il mondo non è cambiato molto dal 1998, almeno per quanto riguarda i locali rock. E' piuttosto simile. Personalmente apprezzo molto di più i buoni show adesso. Ad esempio, ieri sera è stato così divertente, con gente che applaudiva... Non puoi dare per scontato che ci sia qualcuno a vederti, sapendo chi siamo nel mondo della musica; così quando c'è gente è davvero gratificante. E' sempre stato così, ma ancora di più ora.
Siete ancora convinti che "Rock'n Roll Can Never Die"?
S: Oh sì. Mi faccio portavoce di queste parole.
Ultima domanda. Ho letto da qualche parte che, tra gli aspetti positivi dei Quasi, hai indicato il fatto che non c'è mai stata una "direzione" vera e propria. E' così difficile, quindi, chiederti come t'immagini la band tra cinque, dieci anni?
S: Eh sì, è piuttosto difficile.
J: La band?
S: Sì.
J: Non so perché ci vedo finire in qualche bar, a suonare cover il giovedì sera [risata generale, ndr]. Solo per divertirci... E potrebbe anche succedere!
S: Ci stiamo ancora divertendo.
Mai scherzo fu meno appropriato di quello tentato all'inizio di questa intervista. Che la finale di Champions c'entri o no, al Covo arriveranno circa trenta persone. Nonostante questo fa impressione vedere Janet alzarsi dalla propria postazione per rimproverare pubblicamente, e a muso duro, una Joanna Bolme non proprio concentratissima - giunta sul palco in ritardo insieme a un bicchiere di birra ma, in fin dei conti, non proprio una novellina. Ecco cosa voleva dire Sam Coomes con quel "Janet Weiss".
(25/05/2010)
DONNER PARTY | ||
Donner Party (I) (Cryptovision Records , 1987) | ||
Donner Party (II) (Picth-A-Tent, 1988) | ||
Complete Recordings 1987-1989 (Innerstate, 2000) | ||
QUASI | ||
Quasi (cassette, self-released, 1993) | ||
Quasi/Bugskull (Split 7", Red Rover, 1994) | ||
Early Recordings (Key-op, 1996) | ||
R&B Transmogrification (Up, 1997) | ||
Featuring 'Birds' (Up, 1998) | ||
The Poisoned Well (Ep, Up, 1998) | ||
Field Studies (Up, 1999) | ||
The Sword Of God (Touch&Go, 2001) | ||
Tour 7" (7", self-released, 2001) | ||
Hot Shit! (Touch&Go, 2003) | ||
Live Shit (live, Touch&Go, 2003) | ||
Hot Shit Tour CD (Ep, self-released, 2003) | ||
When The Going Gets Dark (Touch&Go, 2006) | ||
Quas(i Self-Boot 93-96 (self-released, 2006) | ||
American Gong (Domino/Kill Rock Stars, 2010) | ||
Mole City (Domino, 2013) | ||
SLEATER-KINNEY | ||
Sleater Kinney (Villa Villakula/Chainsaw, 1995) | ||
Call The Doctor (Chainsaw, 1996) | ||
Dig Me Out (Kill Rock Stars, 1997) | ||
The Hot Rock (Kill Rock Stars, 1999) | ||
All Hands On The Bad One (Kill Rock Stars, 2000) | ||
One Beat (Kill Rock Stars, 2002) | ||
The Woods (Sub Pop, 2005) | ||
No Cities To Love (Sub Pop, 2015) | ||
Live In Paris (live, Sub Pop, 2017) | ||
The Center Won't Hold (Mom + Pop, 2019) | ||
Path Of Wellness (Mom + Pop,2021) | ||
Little Rope (Loma Vista, 2024) | ||
BLUES GOBLINS / SAM COOMES | ||
Blues Goblins (Off, 2002) | ||
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