Anna Calvi ha un feeling con il nostro paese. E' amata e rispettata, le piace essere coccolata dal nostro pubblico e a noi piace applaudirla. Quindi, non vi mancherà l'occasione per vederla in concerto da queste parti. Dopo le date dello scorso inverno, Anna torna in Italia per quattro date (più un'altra ad agosto), a supporto del disco uscito l'anno scorso, l'interessante “
One Breath”. A rendere speciale questa nuova
tranche del suo tour, oltre, ovviamente, al piacere di riascoltare le sue canzoni dal vivo, è la scelta delle
location, piuttosto distanti dai luoghi in cui la Calvi si era esibita in Italia negli ultimi anni.
Se qualcuno (leggi: chi scrive questo pezzo) era rimasto deluso dalla cornice poco intima (e dai suoni) dell'Estragon (di Bologna), per dire, questa è l'occasione ideale per rifarsi. Tra il teatro Romano di Verona e la Fenice di Senigallia, abbiamo optato invece per la rocca Brancaleone di Ravenna, possente fortezza di pietra situata nel cuore della città, che già aveva ospitato suggestive esibizioni di
Tame Impala ed
Edward Sharpe & The Magnetic Zeros.
Sin dai primi secondi dell'esibizione è chiaro che questo è l'ambiente congeniale per la musica di Anna Calvi. Posti a sedere, pubblico composto e silenzioso (perlomeno durante l'esecuzione dei brani), un'atmosfera rarefatta e magica. Il vento soffia incessante, ma senza infastidire la platea, trasformando i fumi sparati sullo stage in una specie di nebbia che avvolge la musicista e i suoi compari. Canzoni dell'ultimo album, come “Sing To Me” o “Cry,” affiorano in tutta la loro potenza spettrale e romantica, ballate per fantasmi che si concludono in climax orchestrali, cinematografici, quasi la colonna sonora di un sogno. La sensazione è ancora più potente nella strumentale suite alla chitarra “Rider To The Sea” (dal debutto del 2011) in cui Anna dà conferma del suo singolare talento alle prese con le sei corde. “Bleed Into Me”, sempre tratta dall'introspettivo e coraggioso “One Breath” (2013), è l'ennesima litania sospesa tra
Jeff Buckley e “Matte Kusadai” dei
King Crimson, mentre “Carry Me Over” sfocia in in lungo finale psichedelico.
Ad incendiare l'entusiasmo del pubblico sono però i cavalli di battaglia della musicista inglese, i singoli “Eliza” e “Suddenly”, ma soprattutto “Suzanne & I”, “Desire”, “Blackout”, “Love Won't Be Leaving”, tratti
dall'acclamato esordio, e contraddistinti da incredibili prove vocali della nostra eroina. Non mancano un paio di cover, in questo caso “Fire” di
Bruce Springsteen, riproposta in una focosa e sensuale versione acustica, e la celeberrima “Jezebel” di Frankie Laine, singolo che ha lanciato la Calvi nell'empireo delle
next big thing nell'ormai lontano 2010, e che rimarcava sin da allora il suo stile unico a metà via tra il post-punk degli anni 80, Morricone e il flamenco di Django Reinhardt.
Non c'è spazio per nessun brano dal recente Ep “
Strange Weather” (in cui figura una nuova collaborazione eccellente, quella con
David Byrne), in compenso durante l'
encore viene eseguita “A Kiss To Your Twin” (
b-side di “Eliza") che trasporta definitivamente la rocca Brancaleone in uno scenario
lynchiano e onirico.
That's it: il set dell'androgina musicista non si dilunga oltre l'ora e un quarto (d'altronde, con solo due album all'attivo non sarebbe possibile fare di più) ma l'impressione è ancora una volta quella di aver assistito all'esibizione di un talento vero, in costante maturazione.
Rispetto alle
prime esibizioni italiane, sono aumentate la consapevolezza e la sicurezza della Calvi, su disco come sul palco, e lo dimostra anche la maggior intesa tra lei e i suoi musicisti (i “soliti” Molly Harpaz, polistrumentista che regala una sconfinata sequela di suoni percussivi, e Daniel-Maiden Wood alla batteria, affiancati dalla
new entry John Baggot, ai synth), davvero affiatati e complici.