A pochi mesi di distanza dalla pubblicazione del secondo album “One Breath”, Anna Calvi torna con un Ep contenente cinque ricercate cover. La notizia più eclatante è che due tracce vengono nobilitate dalla presenza di David Byrne, che evidentemente ci ha preso gusto a stringere collaborazioni con le migliori voci femminili in circolazione, basti ricordare “Love This Giant”, il disco condiviso con St. Vincent due anni or sono.
Lo stile della Calvi è ormai riconoscibilissimo, un marchio di fabbrica consolidato nel giro di appena due album. Anche in questo caso la bella cantautrice e chitarrista inglese (ma con papà italiano) ci ammalia attraverso ballad noir intense, di quelle che sanno far ardere l’animo e il cuore.
La title track, quasi tutta giocata sul piano, vede le voci di Anna e Byrne intrecciate come meglio non si potrebbe, intente a disegnare uno scenario altamente melodrammatico. Una grande seconda opportunità offerta alla bella canzone della cantante israeliana Karen Ann.
L’altro brano condiviso con l’ex-Talking Heads è “I’m The Man, That Will Find You”, e anche in questo caso i due hanno setacciato una perla nascosta, con l’intento di dare spolvero a un pezzo meritevole e visibilità al musicista psych-pop neozelandese Connan Mockasin.
“Papi Pacify” è la personale rivisitazione di un recente (risale appena al 2013) midtempo r&b di FKA Twigs, mentre “Ghost Rider” è la traccia con la quale i Suicide nel 1977 aprirono il loro primo omonimo disco: è il momento più nervoso della scaletta, nel quale la chitarra di Anna a tratti emerge prepotente. Perché, non dimentichiamolo, la Calvi oltre a possedere una voce meravigliosa, è dotata di una tecnica chitarristica invidiabile.
Per chiudere il dischetto, arriva un omaggio a David Bowie, attraverso la reinterpretazione di “Lady Grinning Soul”, la ballad che nel 1973 chiudeva “Aladdin Sane”.
In attesa del terzo fatidico lavoro, niente di nuovo in casa Anna Calvi, né dal punto di vista stilistico, né dal punto di vista della scrittura di nuove composizioni. Ma “Strange Weather” ci regala meravigliose conferme su un’artista superlativa, che sa anche scegliere con gusto ed eleganza brani altrui, reinterpretandoli con classe e personalità, secondo una propria personale visione. Tanto che alla fine non paiono stilisticamente così distanti da quelli usciti dalla sua penna.
A parte Bowie, che non ha certo bisogno di mecenati o campagne promozionali, gli altri autori ringrazieranno di cuore per l’incredibile opportunità loro offerta: non capita tutti i giorni di vedere un proprio pezzo riconfezionato ad arte da una musicista di questo calibro.
11/07/2014