Enzo Carella

Vocazione

1977 (It - Sony Music)
pop

Di che mi amerai, di febbre o consunzione?
Prendi alla fronte il cervello fra il pallone
Baciami alla gola la tua bocca migliore
Ma è l'asma che mi cola come piombo sul cuore
(Enzo Carella, "Malamore", 1977)

I cultori e appassionati di musica italiana sanno perfettamente che dal sontuoso archivio che ne custodisce la sua secolare storia spesso fuoriescono o, come in questo caso, riemergono gemme di valore assoluto, celate tra polverosi anfratti ovvero raramente o tardivamente portate sugli scudi. Esempi artistici che possono passare dal cantautorato più classico, per giungere con grande facilità a esposizioni d'avanguardia, talvolta persino più rinomate oltre i nostri amati confini. Il dossier di Enzo Carella è situato nello schedario alla voce cantautori, ma il suo ingresso in tale catalogazione, assolutamente legittimo, necessita di alcuni approfondimenti, che possono certamente partire dal suo album d'esordio, "Vocazione", disco che nel lontano 1977 provò a delineare nuovi orizzonti per la musica pop italiana.
Il nome di Vincenzo Carella, nato a Roma l'8 gennaio del 1952 (luogo che purtroppo ne registrò anche la sua morte, avvenuta il 21 febbraio 2017 per arresto cardiaco) deve però correre parallelamente a quello di Pasquale Panella, sì, proprio il colto e controverso poeta protagonista della seconda parte di carriera di Lucio Battisti, quella del dopo-Mogol per intenderci.

 

Il connubio artistico tra Carella e Panella, poi sfociato in una profonda e lunga amicizia, si materializzò già nel 1976, grazie all'intervento del manager e produttore Alfonso Bettini, il quale ebbe un guizzo di genialità e lungimiranza nel notare che all'ispirato melodista e cantante Enzo Carella poteva ben incastrarsi il raffinato estro del paroliere Panella, ancora lontano dal mondo musicale: quando due grandi talenti, a loro modo eccentrici e complementari, fondono le proprie peculiarità, non può che nascere qualcosa di insolito, spesso di straordinario.
Una collaborazione artistica che vide il primo riscontro ufficiale con il singolo del 1976 "Fosse vero/ Si rivede ragazza", dal discreto riscontro radiofonico, ma che giunse all'apice esattamente negli otto brani che andarono a comporre l'esordio full length "Vocazione", come accennato in precedenza, pubblicato l'anno successivo.
Enzo Carella era un cantautore probabilmente troppo evoluto per quel periodo. La sua ricca e leggera estetica musicale, strutturata principalmente sul sapiente utilizzo della chitarra e intrisa di numerosi spunti ritmici, veniva ora completata dall'avanguardistico lessico di Panella, metaforico, enigmatico ma anche enigmistico, pieno di citazioni e giochi di parole; un connubio attraente, forse eccessivo per quel periodo storico, come confermato dagli scarsi riscontri che l'album ottenne nell'immediato.

 

"Vocazione" era un album che guardava al futuro senza quasi esserne conscio. Un debutto che portò la classica ventata di novità alla musica pop tricolore, alimentata di colpo da alcune situazioni stilistiche inconsuete, fino a quel momento ritenute incompatibili fra loro: il funk, il jazz, il progressive-rock, la black music, fino a toccare accenni di psichedelia.
Certo che la produzione di Marco Luberti e del già menzionato Alfonso Bettini, di una prestigiosa band d'accompagnamento (Carlo Pennisi dei Perigeo alla chitarra, Fabio Pignatelli al basso e Agostino Marangolo alla batteria, entrambi provenienti dai Goblin), oltre all'apporto di Paolo Rustichelli alle tastiere, hanno favorito l'espansione del già cospicuo flusso d'idee. Una successione impareggiabile di gioiellini pop in cui gli arrangiamenti vellutati fluiscono con una scioltezza tale da occultare la laboriosità delle trame lirico-musicali.
L'interpretazione utilizzata nei brani da Carella è paragonabile a un flebile bisbiglio, carezzevole, un ulteriore tocco di maestria, vista la facilità con la quale vola ad amalgamarsi con le complesse strutture musicali, la vera chiave apritutto che rende ancora oggi questo lavoro ultramoderno, molto più di tanti altri episodi che si fa presto a etichettare come indie-pop.

 

Dal novero in questione si staglia prepotentemente "Malamore", l'essenza fino a quel momento più appariscente del sodalizio Carella/Panella. Una canzone che non palesa il minimo difetto, mescolando la sinistra freschezza delle melodie di Carella con il testo a dir poco cervellotico ideato da Panella.
"Malamore" passò con buona frequenza in radio e attirò sul cantautore romano una congrua attenzione. Molti scoprirono il suo talento e il suo stile, così delicato, venato di infinite sfumature fuse in un pop levigato, qualcosa a metà tra Renato Zero, Steely Dan e, più avanti vedremo il perché, Lucio Battisti.
Tra l'altro, proprio "Malamore" visse una seconda giovinezza grazie alla cover realizzata da Colapesce per il suo "Un meraviglioso declino" del 2012 e soprattutto grazie all'eccellente rivisitazione che Riccardo Sinigallia concepì nel 2019 per la colonna sonora del film Netflix "Lo spietato".

L'album ha in scaletta solo momenti memorabili.
Il già citato singolo d'esordio "Fosse vero", brano dalla melodia serpentina, con le turbinose sequenze del basso di Pignatelli a guidare un testo intriso di colti e maliziosi passaggi:

Questo nome questo gesto questa cortesia
Questo passo questo dire
Questa tua mania
Con la gonna che si muove
Ma senza parole
L'ombra scende in basso
Dove cambierai colore
le articolate strutture armoniche della title track, uno stravagante quanto affascinante connubio tra pop-rock e black music:
L'aldilà è un ponte sulle lavandaie
Odor di sapone e di santità
Castità è un panno bianco che s'asciuga da sé
Sopra un'erba d'alleluià
fanno da ammiraglia a numerosi episodi dove l'irrazionalità di suoni e contenuti regna sovrana. Si prendano ad esempio le visionarie manie di "Guarda l'uccellino", la latineggiante "La serietà", il divertissementdi "L'anima pagliacciona" o la più incisiva "Il sud è un'infanzia sudata", dalla lunga coda strumentale laddove gli esimi musicisti hanno dato libero sfogo alle loro abilità, episodi che si rivelano autentiche cartine di tornasole delle complesse strutture strumentali che Carella sapeva disegnare sui criptici testi di Panella:
Al tempo delle more
Si moriva piano al sole
Caldo che
vaporava l'età

Trenta minuti di puro surrealismo, in cui i vagheggiamenti panelliani trovano posto tra le architetture simmetriche di Carella, nelle quali dominano nuance morbide e rilassate, seppur non si faccia fatica a scorgere oasi di sensualità, ironia e di languida acidità psichedelica.
L'ascolto e l'analisi di "Vocazione" spiegano senza grandi incertezze il perché Lucio Battisti arrivò addirittura all'invidia plateale nei confronti dell'artista romano e della sua opera d'esordio così complessa, moderna e al contempo fruibile, tanto da definirla testualmente in alcune interviste dell'epoca: "Il disco che avrei sempre voluto scrivere". Battisti, nello scritturare Pasquale Panella per la sua tanto agognata fase sperimentale e purtroppo finale di carriera, ha confermato con i fatti tale asserzione, riprova che si aggiunge ai frequenti riferimenti che i dischi dell'era panelliana del cantautore di Poggio Bustone hanno estratto dalle meno strombazzate opere di Carella.

 

Il percorso di conoscenza del mondo Carella, per chi non avesse mai avuto l'occasione in precedenza, deve proseguire almeno con i due album successivi, "Barbara e altri Carella", che comprende l'altro grande successo "Barbara", pezzo posizionatosi clamorosamente al secondo posto del Festival di Sanremo del 1979, e l'ancor più sofisticato "Sfinge" del 1981. Un'onda lunga che si è proiettata sul pop italiano degli anni 80 per arrivare prepotentemente fino ai giorni nostri.
Ascoltando, giusto per estrarre un campione, la hit sanremese del 2021 a firma Colapesce/Dimartino "Musica leggerissima" è immediatamente visibile come questo tipo di strutture stilistiche peschino a piene mani dai canovacci carelliani, anche dopo più di quarant'anni.
Purtroppo, al momento della stesura di questo scritto, l'album "Vocazione" non risulta presente sulle maggiori piattaforme digitali, ma fortunatamente sono state rilasciate di recente alcune ottime ristampe, sia su vinile che su cd, che si lasciano probabilmente preferire come approccio diretto a quest'opera, vista la grande cura avuta per i disegni sia di copertina che interni, tutti concepiti da Enzo Carella, che oltre a essere un sommo musicista era anche un abile pittore. Un tenue ma non insormontabile ostacolo alla fruizione di questo capolavoro ancora troppo nascosto della musica italiana, definito avanguardistico all'epoca e semplicemente moderno oggigiorno.

 

Una frase, acutissima come al solito, che Pasquale Panella rilasciò qualche anno fa nel ricordare il suo socio e amico Enzo Carella resta forse il miglior commiato possibile: "I cantanti sono parecchi. Enzo Carella è il meno parecchio di tutti".

22/01/2023

Tracklist

  1. Vocazione
  2. Guarda l'ccellino
  3. Ballatetta
  4. Fosse vero
  5. Malamore
  6. L'anima pagliacciona
  7. La serietà
  8. Il sud è un'infanzia sudata


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