Tubes

The Tubes

1975 (A&M)
glam rock, progressive rock

Il terzo album dei Lynyrd Skynyrd, "Nuthin' Fancy", segnò la fine del loro sodalizio col produttore Al Kooper. Venne pubblicato nel marzo del 1975, appena in tempo per l'inizio delle sessioni di "The Tubes", il debutto della nuova band su cui Kooper aveva puntato la sua attenzione, e che avrebbe seguito per quattro anni.
Invero, i Tubes più che una band erano un collettivo, come dimostrano i credits del disco: Fee Waybill (voce solista), Micheal Cotten (sintetizzatori), Vince Welnick (tastiere), Rick Anderson (basso), Prairie Prince (batteria), Bill Spooner e Roger Steen (entrambi a chitarre e cori). Una rock band da sette membri non era già usuale, ma ancor meno usuale era che a questi si aggiungessero una serie di membri d'appoggio che di fatto dipendevano dall'attività del progetto: vari coautori (Michael Evans, Mike Carpenter, il polistrumentista Ray Trainer) e un'intera crew teatrale, che seguiva la band in concerto mettendo in scena uno spettacolo nello spettacolo, sviluppando e portando alle estreme conseguenze quanto era stato tentato qualche anno prima dagli Alice Cooper.

I Tubes hanno vantato un notevole culto durante gli anni Settanta - gli album "Young And Rich" e "Remote Control", rispettivamente 1976 e 1979, riuscirono a fare capolino nella top 50 settimanale di Billboard - e sembrarono per un attimo avere addirittura raggiunto il mainstream all'alba del decennio successivo, quando il singolo "She's A Beauty" (1983) raggiunse il numero 10. Tuttavia, il loro mito non ha retto e oggi il loro ricordo è legato a un culto molto fedele ma tutto sommato ristretto, incapace di restituire un'informazione dettagliata su una storia che, visto il numero di persone coinvolte, sarà stata sicuramente piuttosto complessa.
Per esempio, non si sa chi sia quel Mike Carpenter che in questo album di debutto appare fra gli autori di "Space Baby": un amico della band, un membro sotto mentite spoglie, un roadie? Va un po' meglio per Michael Evans, che avrebbe continuato a firmare brani anche nei successivi album e che in seguito sarebbe diventato un manager per la Sony: è comunque ignota la natura del suo rapporto con la band.
È almeno noto come i Tubes siano arrivati al contratto con la A&M: George Daly, addetto alla ricerca di nuovi talenti per la Columbia, stava cercando di farli scritturare da ormai un anno, ricevendo continui rifiuti dai piani alti a causa della natura del progetto, ritenuto troppo radicale. Tramite la mediazione di Rick Wakeman, li propose così alla A&M: non accadeva spesso che un manager cedesse una band a un'etichetta rivale, ma Daly era evidentemente convinto che meritasse uno sbocco e aveva intuito che, insistendo con la Columbia, sarebbe rimasta parcheggiata in panchina ancora a lungo.

Va sottolineato come i Tubes, pur a livello sotterraneo, fossero già in grado di generare un indotto. A vedere i loro vecchi filmati si potrebbe pensare che quei complessi spettacoli, con balletti, esibizioni grottesche e scene da Grand Guignol, siano stati resi possibili dal supporto economico della major che li scritturò. In realtà erano già due anni che i Tubes mettevano in atto il loro format, coinvolgendo alcuni fra i migliori artisti della scena californiana (il loro coreografo era Kenny Ortega, in seguito uno dei più richiesti nell'industria della musica, vincitore di due Emmy Awards, oltre che regista di successo). Wakeman divenne loro sostenitore proprio durante una delle loro performance nei dintorni di San Francisco.
Giunti alla corte della A&M, sotto la direzione di Al Kooper, uno dei migliori produttori dell'epoca, per i Tubes la strada sembrava spianata, e in effetti, come già accennato, per qualche anno il loro seguito andò in continua crescita, pur dovendo fare i conti con l'imbarazzo dei media americani e qualche errore manageriale di troppo: in particolare, il rifiuto di suonare al "Saturday Night Live" perché non gli venne concesso di eseguire più canzoni consecutivamente è da ritenersi di una miopia clamorosa.

"Up From The Deep" e "Haloes" aprono l'album mettendo subito in chiaro la ricetta della band: un calderone stilistico in cui glam e rock progressivo ribollono con energia e sfarzo, sfaldando la forma delle canzoni in un flusso continuo di idee. Si susseguono così grandi intrecci chitarristici (distorsioni hard rock, ampio utilizzo dell'effettistica, ma anche la costante presenza di sottotrame acustiche a intricare la dinamica) e tastieristici (maestose scale pianistiche si scontrano con sibili elettronici da colonna sonora di un film di fantascienza), stacchi ritmici impetuosi (in cui Prince si mostra capace di riprodurre le caotiche acrobazie circensi di Keith Moon, ma anche di mescolare hard rock e tocchi jazz, con una velocità paragonabile a quella di Ian Paice) e armonie vocali da musical di Broadway, con la voce aggressiva di Waybill in primo piano.
Stupiscono anche "Mondo Bondage" - introdotta da un riff hard blues, ma poi disposta a deragliare verso lo spazio, con il solito sintetizzatore disturbante e un finale di nastri accelerati - e la versione di "Malagueña salerosa" (uno dei più celebri brani messicani della prima metà del Novecento, portata al successo da numi della musica locale quali Miguel Aceves Mejía e il Trío Los Panchos), sferzata da un violento ritmo marziale.

L'apparato della band sarebbe stato sufficiente a generare un'atmosfera costantemente sovratono, ma non paghi del risultato, in accordo con Kooper i sette decidono di aggiungere degli arrangiamenti orchestrali: viene così contattato Dominic Frontiere, jazzista e autore delle colonne sonore di celebri serie tv quali "The Outer Limits" (1963) e "The Rat Patrol" (1966). Grazie al suo apporto, la ricetta dei Tubes raggiunge la saturazione: il loro scarso riscontro presso la critica rock, che da lì a un paio d'anni avrebbe iniziato a prediligere - come fa ancora oggi - un atteggiamento più morigerato e arrangiamenti più essenziali, spiega forse perché il loro culto non sia riuscito a resistere nel corso dei decenni. Questo non toglie ovviamente alcun merito alla loro musica, che brilla per unicità e coraggio.

Anche i testi, scritti per la maggior parte da Spooner, sono tutt'altro che accomodanti: "White Punks On Dope" racconta di giovani ragazzi benestanti della zona di San Francisco, spesso devastati dalla droga, mentre "What Do You Want From Life" è un sarcastico quadretto contro il consumismo indotto dalle promozioni televisive, con particolare riferimento al programma "The Price Is Right" (la versione originale del nostro "Ok il prezzo è giusto").
Come ha raccontato lo stesso Kooper:

Passammo buona parte di un pomeriggio a scrivere la lista dei premi che si potevano vincere, raggiungendo l'apice con "il braccio di un bambino che regge una mela". Come alcuni di voi ricorderanno, è la descrizione che Lady Chatterley diede del pacco del suo amante. Il verso oltrepassò la censura perché pochi DJ avevano letto D. H. Lawrence all'epoca.
I due brani appena menzionati sono forse i capolavori del disco. Se "What Do You Want From Life" è un funk psichedelico che avrebbe fatto un figurone nei coevi dischi dei Parliament di George Clinton, grazie agli inserti plastici del sintetizzatore e al grande sfoggio di cori soul, "White Punks On Dope", con il suo misto di hard rock, cambi di tempo a getto continuo e cori lirici, è la dimostrazione di come la musica dell'epoca stesse spingendo verso lo sposalizio fra rock e opera su molti versanti: sempre nel 1975 era uscito un altro classico del genere, "Une nuit a Paris" dei 10cc, mentre verso la fine dell'anno sarebbe arrivata "Bohemian Rhapsody" dei Queen, che non sarebbe probabilmente ritenuta tanto speciale se il grande pubblico conoscesse i pezzi che l'hanno clamorosamente anticipata.

"The Tubes" si fermò al numero 113 della classifica americana. A ogni modo, la band nel 1977 sarebbe approdata anche in Gran Bretagna, patria del glam rock, suonando "White Punks On Dope" all'Old Grey Whistle Test. In seguito a quell'apparizione, il 45 giri della canzone raggiunse la top 30 locale.

01/11/2020

Tracklist

  1. Up From The Deep
  2. Haloes
  3. Space Baby
  4. Malagueña salerosa
  5. Mondo Bondage
  6. What Do You Want From Life
  7. Boy Crazy
  8. White Punks On Dope