Wendy Carlos

Switched-On Bach

1968 (Cbs)
progressive electronic

L'intero album [...] è uno dei traguardi più sbalorditivi dell'industria musicale di questa generazione, e certamente una delle grandi imprese nella storia delle esecuzioni tastieristiche
(Glenn Gould)
Un compunto personaggio di mezza età, agghindato in abiti settecenteschi (con tanto di parrucca d'ordinanza, bianca e boccoluta), è solo in una stanza pesantemente ammobiliata. In alcune versioni è in piedi e altezzoso, in altre seduto e - si direbbe - strabiliato. L'unica scritta d'immediata leggibilità nella copertina suggerisce che l'individuo sia il compositore dei compositori, Johann Sebastian Bach, verosimilmente immortalato nel suo studio musicale. Ma un ingombrante dettaglio rende l'immagine chiaramente anacronistica: fra il musicista e le pareti si frappone un basso armadio nero a tre ante, un tozzo monolite tappezzato di prese e cursori. Da questo si diparte un groviglio di cavi elettrici, che solcano il pavimento della stanza o si dirigono verso l'unico oggetto vistosamente identificabile come strumento musicale: una sequenza di tasti bianchi e neri dall'aspetto simile a una spinetta o un virginale.

Quando "Switched-On Bach" arrivò nei negozi, nell'ottobre del 1968, solo pochi potevano riconoscere il voluminoso marchingegno come un sintetizzatore. Anche perché il dispositivo ritratto era il primo della sua specie: un Moog Synthesizer 3P, versione portatile (si fa per dire) dell'unico sintetizzatore elettronico commerciale allora disponibile, sviluppato dal newyorkese Robert Arthur Moog a partire dal 1964.
Non si trattava delle prime registrazioni di suoni sintetizzati. In ambiti come l'avanguardia colta, l'easy listening e il pop la novità circolava da qualche anno. Fra il 1967 e il 1968, il Moog era comparso nei dischi di artisti di spicco come Doors ("Strange Days"), Monkees ("Pisces, Aquarius, Capricorn, & Jones, Ltd"), Rolling Stones ("Their Satanic Majesties Request"), Byrds ("The Notorious Byrd Brothers"), Simon & Garfunkel ("Bookends"). E sempre nel 1967 Jean-Jacques Perrey e Gershon Kingsley (che nel 1969 avrebbe composto la hit sintetica "Popcorn") incorporarono lo strumento nello space-age pop di "Kaleidoscopic Vibrations: Electronic Pop Music From Way Out".
Ma l'uso in "Switched-On Bach" era diverso: non ostica avanguardia, né qualche inserto "cosmetico" in un sound pop-rock più o meno avventuroso. E neppure - o meglio, non soltanto - il "famolo strano" in voga all'epoca nei tanti novelty record basati sulle possibilità stravaganti delle ultime truccherie tecnologiche.
Anche su questo la lunga scritta in copertina era sufficientemente chiara: i solchi dell'ellepì contenevano "Performance musicali virtuosistiche ed elettroniche" di alcune fra le più celebri composizioni di Bach. Un album, insomma, di musica classica (barocca, a fare i precisini), realizzato per far risplendere i capolavori fondanti del canone colto attraverso le esecuzioni di un interprete di grandi abilità tecniche ed espressive.

Ma quale interprete? Su questo, l'illustrazione era decisamente più reticente. L'unica indicazione significativa era "La Trans-Electronic Music Production Inc. presenta:". Nessun indizio, però, su chi o che cosa fosse la società in questione. Per conoscere i nomi dei musicisti coinvolti, era necessario accedere alle note interne, redatte da due dei tre membri del team, il co-tastierista Benjamin Folkman e la produttrice Rachel Elkind, con un contributo aggiuntivo di Robert Moog in persona.
A lungo "Switched-On Bach" è stato ricordato come l'opera che portò il sintetizzatore alla ribalta del panorama musicale mondiale, aprendo l'era della musica elettronica popolare grazie al genio solitario di Wendy Carlos. La rottura delle barriere fra generi musicali e la riluttanza ad apparire sulla copertina sono stati giustificati ricordando la personalità transessuale della musicista (il coming out sarebbe avvenuto alla fine degli anni Settanta) e il contributo dei collaboratori messo in secondo piano. Benché si tratti di ricostruzioni motivate, e suffragate anche dal ruolo leggendario assunto dall'album e dalla figura di Carlos nella cultura non solo musicale degli anni successivi, rischiano tuttavia di alimentare una prospettiva fin troppo personalistica del disco, del suo ruolo e della sua unicità. Più che dell'estro fulminante di un genio, "Switched-On Bach" fu il frutto di un certosino lavoro di squadra, e le trasformazioni musicali che innescò non si legarono solo alla novità dell'impresa, ma soprattutto alla stupefacente compiutezza espressiva dell'opera. Evidente ancora oggi, e certamente folgorante all'epoca.

La macchina dei sogni
"Switched-On Bach" [...] fu uno degli album più elettrizzanti che abbia mai ascoltato. Quando lo sentii per la prima volta [...] mi entusiasmò talmente tanto che non potrei nemmeno spiegarlo. Era così intricato, e così limpido allo stesso tempo!
(Brian Wilson)
Il sintetizzatore modulare Moog era uno strumento ambivalente. Comodissimo e frustrante. A differenza di quelli realizzati negli stessi anni dal californiano Don Buchla, orientati all'espressione avanguardistica, aveva un'interfaccia immediatamente fruibile da chi avesse familiarità col pianoforte: grazie alla tastiera cromatica di sessantuno tasti, suonare brevi melodie era un gioco da ragazzi. Su brani di maggior lunghezza, tuttavia, emergevano problemi: gli oscillatori elettronici che costituivano il cuore pulsante della macchina non erano assolutamente in grado di mantenere l'intonazione. I componenti erano sensibili alla temperatura, e il graduale surriscaldamento nel corso dell'esecuzione faceva aumentare la frequenza del segnale elettrico generato, causando un percepibile slittamento di ciascuna nota verso l'acuto.
Peggio ancora, lo strumento era - come tutti i sintetizzatori dell'epoca - monofonico. Poteva emettere una singola nota alla volta. Niente accordi, niente doppie o triple voci. Per farla breve: niente Bach. Sopperire a questa limitazione richiedeva il ricorso a sovraincisioni e, nell'epoca dei nastri magnetici, questo significava necessariamente spendere ore a realizzare tagli e giunzioni (splicing) millimetriche su delicate strisce di plastica. Un lavoro da smanettoni che rientrava nelle competenze di pochi tecnici di registrazione e autori di avanguardia, ma che era un punto di forza di Carlos, che trafficava con la musique concrète dall'età di diciassette anni e aveva sempre coltivato il suo forte interesse per l'area tecnico-scientifica (conseguendo un major in fisica alla Brown University nel 1962).
Infine, c'era la questione del timbro. Il tratto che davvero distingue un sintetizzatore da una tastiera elettronica di altro genere è la libertà nel controllo del "colore" del suono. Anziché offrire una ristretta scelta di voci preimpostate, la possibilità di impostare e connettere a scelta i diversi moduli che compongono l'apparecchiatura permette di spaziare attraverso un paesaggio virtualmente illimitato di sonorità sintetiche. Ma all'epoca - e per svariati anni ancora, fino al 1977 del Prophet-5 - non era disponibile alcun sistema per salvare le configurazioni: il passaggio da un timbro all'altro richiedeva inevitabilmente un lavorio contorto di manopole e cavi.

"Switched-On Bach" portò la musica per sintetizzatore a un livello di complessità performativa che, fino al giorno prima della sua uscita, anche gli esperti avrebbero giudicato irrealistica. Ma non fu questo a sorprendere pubblico e musicisti, facendo esplodere la "Moog Craze" oltre le modeste dimensioni mantenute fino ad allora e imponendo il sintetizzatore come simbolo dell'ormai totale compenetrazione musicale fra futuro e presente. A rendere speciale "Switched-On Bach" furono l'assoluta naturalezza del suo suono, l'ampiezza degli orizzonti espressivi disvelati per lo strumento - lì a portata di mano, e ancora tutti da esplorare - e la sensazione inebriante che la nuova interpretazione elettronica data a Bach non fosse una delle tante possibili letture di quella musica, ma il suo destino ultimo: come se il suono alieno e stratificato distillato nel 1968 negli alambicchi al silicio della Trans-Electronic Music Productions fosse quello per cui le partiture del compositore erano state concepite, oltre due secoli prima.

Approcciare il gigante
Bach è spesso visto come uno dei compositori più matematici. Le caratteristiche che contribuiscono a questa immagine della sua musica sono, apparentemente, (a) il suo celebre utilizzo di un nuovo schema di accordatura per [...] 'Il clavicembalo ben temperato', e (b) la sua maestria nel contrappunto barocco, una tecnica che contempla il movimento indipendente di numerose voci, tutte avvolte da un'armonia comune e un intero arsenale di regole compositive dall'aspetto matematico
(Nikita Braguinski)
Il musicologo e storico della tecnologia Nikita Braguinski lo illustra efficacemente nel recentissimo "Mathematical Music - From Antiquity To Music AI" (Routledge, 2022): gli ascoltatori della fine degli anni Sessanta tendevano a non rendersi conto delle difficoltà tecniche dietro a un'opera come "Switched-On Bach". Sfuggiva loro il contrasto fra la percepita "purezza matematica" della musica e la fisicità dei continui riallacciamenti di cavi (e talvolta perfino delle martellate) necessarie a darle vita.
E fu un bene, perché una contezza anche sommaria dei giorni necessari per realizzare l'iniziale "Sinfonia To Cantata No. 29" (le decine di overdub, la giungla di patch cable in cui districarsi per determinare le sottili variazioni timbriche da nota a nota) avrebbe probabilmente distolto molti futuri keyboard hero dal loro provvidenziale desiderio di emulazione.

Invece, la fatica per produrre quel suono tanto logico e comunicativo rimase una realtà essenzialmente privata. Il calore avvolgente dei non-fiati (e non-archi) dell'immortale "Aria sulla quarta corda" ("Air On The G String") non svela le ore spese dal duo Carlos-Elkind per mettere a punto ogni evento sonoro, per creare l'illusione di più linee strumentali coerenti che si abbracciassero fra loro. Il monumentale "Analog Days - The Invention And Impact Of The Moog Synthesizer" di Trevor Pinch e Frank Trocco (Harvard University Press, 2002) esplora con garbo la relazione creativa fra Carlos ed Elkind, evidenziando la complementarità dei due approcci: visionario e perfezionista quello di Carlos, più pragmatico e pronto a "cogliere l'attimo" quello della produttrice. Il retroterra jazzistico della ventinovenne Rachel Elkind e la sua attenzione alla resa d'insieme, fornitele da esperienze nel teatro musicale, fornivano alla coppia lo sguardo necessario a sciogliere dubbi e impasse: mentre Carlos tendeva ad arricchire i passaggi poco convincenti con nuovi strati e aggiustamenti di manopole, Elkind suggeriva di alleggerire le costruzioni, perché la musica suonasse più luminosa e vitale. Carlos era estremamente abile nell'ottenimento di nuovi timbri, ma era spesso Elkind a intuire quali colori potessero far risaltare al meglio l'una o l'altra sequenza di note.

Fu proprio Elkind, dopo tutto, a riconoscere il potenziale specifico della musica di Bach per il tipo di rivisitazioni a cui Carlos stava lavorando. I primi riarrangiamenti fatti ascoltare alla (allora ancora ipotetica) produttrice riguardavano infatti brani pop, come il tema di "What's New, Pussycat?" composto da Burt Bacharach. Non la lasciarono impressionata. Quando tuttavia venne il turno dell'"Invenzione a due voci in fa maggiore" (futura traccia tre di "Switched-On Bach") la sensazione mutò radicalmente: "Sentii che si trattava di qualcosa di davvero espressivo, capace di trascendere le limitazioni dello strumento", avrebbe spiegato anni dopo a Pinch e Trocco di "Analog Days".
D'altra parte, Bach era già stato ripreso con successo dai Procol Harum l'anno precedente con "A Whiter Shade Of Pale", e nello stesso anno i Beatles avevano incluso un frammento proprio dell'invenzione in Fa maggiore nella coda di "All You Need Is Love". Più in generale, il compositore sembrava suscitare l'interesse delle nuove generazioni amanti del pop: il compendio "Rockin' The Classics And Classicizin' The Rock" di Janell R. Duxbury (Greenwood, 1985) cita undici brani pop con rimaneggiamenti di temi bachiani usciti fra il 1965 e il 1967. Un numero senz'altro assai sottostimato, e comunque destinato a crescere negli anni immediatamente successivi, per effetto diretto di "Switched-On Bach".

Ad avvalorare ulteriormente la scelta di Bach provvedono note di copertina del musicologo Benjamin Folkman, co-performer nell'album: "Molte caratteristiche barocche, come le sonorità nitide (crisp) e brillanti, le dinamiche terrazzate e il grande rilievo dato alle voci sono fra le caratteristiche maggiormente idiomatiche della musica elettronica". Folkman, amico personale di Carlos ed esperto di barocco, supervisionò gli arrangiamenti del disco, assicurando la conformità dello stile esecutivo e degli abbellimenti rispetto alle pratiche dell'epoca. Elkind sapeva che l'album sarebbe stato sottoposto dagli intenditori di musica classica a un vaglio particolarmente severo, e fu assai rasserenata dall'inclusione di Folkman nel progetto: il suo nome era, anche per i critici più esigenti, una garanzia di validità.
L'apporto di Folkman fu fondamentale per la resa di pezzi elaborati come i due estratti dal "Clavicembalo ben temperato" (i preludi e fuga numero 7 e numero 2) che chiudono la prima facciata e aprono la successiva. Posti dopo altre due brevi "invenzioni" (Si bemolle minore e Re minore) e alla celebre "Jesu, Joy Of Man's Desiring", le lunghe composizioni presentano sviluppi a tre voci e cambi di velocità che permettono di esplorare a fondo le possibilità della tavolozza sintetica messa a punto dalla Trans-Electronic Music Productions. I timbri puntuti della prima fuga e, ancor di più, i suoni scabri del secondo preludio sono fra le creazioni più ardite presenti sul disco: è facile farsi trasportare dall'immaginazione e, reincarnandosi in ascoltatori dell'epoca, figurarsi quanto passaggi del genere dovessero apparire come porte verso nuove dimensioni tecnologiche e musicali.

Una simile plasticità timbrica superava tuttavia i limiti di un sintetizzatore Moog reperibile sul mercato ordinario. Prima ancora di intraprendere il progetto "Switched-On Bach", Carlos aveva stretto amicizia con l'ingegnere del suono Bob Schwartz. I due concepirono e installarono presso l'abitazione di Carlos uno studio domestico in cui assemblarono un Moog largamente "custom", i cui moduli erano personalizzati col supporto di Robert Moog stesso.
Fra le modifiche realizzate specificamente per Carlos, un cursore per attivare il "portamento" (transizione fluida da un'altezza a un'altra) che sarebbe poi diventato di serie su gran parte dei sintetizzatori successivi. O il ricorso pioneristico a sensori di velocità e profondità del tocco, che avrebbero fatto il loro debutto commerciale solo molti anni dopo.
Ma non era comunque sufficiente. Carlos si avvaleva di ogni tecnica possibile, propria e impropria, per incrementare la flessibilità della macchina. Moog avrebbe affermato: "Impiegava tecniche disponibili da anni - ma meglio di chiunque altro" ("Playboy" maggio 1979). La più strabiliante era probabilmente quella di assegnare una parte della tastiera non al controllo della frequenza dell'oscillatore (alle note, insomma), ma alla modifica dei parametri degli altri moduli. Con la mano destra poteva eseguire la melodia e con la sinistra variarne plasticamente il timbro o l'intensità.
Anche così, l'andamento placido e maestoso del corale della cantata "Wachet auf, ruft uns die Stimme" dovette rappresentare tuttavia un'impresa. Per quanto i moduli personalizzati e gli stratagemmi messi in atto potessero migliorare l'efficacia delle esecuzioni in tempo reale, il carattere monofonico dello strumento obbligava a rilasciare la pressione di ogni tasto prima di attivare il successivo. Una procedura necessaria - soprattutto nei passaggi lenti - perché ogni nota fosse provvista del dovuto "attacco", evitando di suonare come un'amorfa prosecuzione della precedente. Ma anche una modalità esecutiva farraginosa, che creava un inevitabile distacco e rendeva necessario calibrare razionalmente ogni movimento di dita, obbligando a innumerevoli prove e riprove perché il risultato fosse espressivamente convincente.

"Switched-On Bach" è un capolavoro, nel senso etimologico del termine. È un'opera concepita per mostrare la raggiunta maestria, come i saggi di fine apprendistato degli artigiani medievali. E la rilettura del terzo Concerto Brandeburghese, che chiude l'Lp, è il capolavoro nel capolavoro. Il secondo movimento, in particolare, sfrutta una peculiarità della partitura bachiana per trasformarsi in una ridda di invenzioni tecnologiche. Lo spartito del compositore riporta per l'"Adagio" al centro del concerto una singola battuta, costituita da due accordi: una mezza cadenza frigia (da iv6 a V) che indicava, probabilmente, un invito all'improvvisazione del clavicembalista. Carlos e Folkman colsero l'occasione per concepire un pezzo dimostrativo, una rassegna delle possibilità fantascientifiche del sintetizzatore.
Abbandonando lo spirito tutto sommato conservativo impiegato per gli altri brani, il secondo movimento passa da "adagio" ad "andante" e si apre su un suono del tutto inconcepibile sia nell'era di Bach che in quella, molto più recente, del pop elettrico. Il filter sweep che squarcia il primo secondo è una figura oggi notissima a qualunque producer elettronico, e svela con una singola nota tutta la differenza che passa tra un ordinario strumento musicale e lo strumento definitivo, il sintetizzatore. Con un semplice tocco di manopola, il filtro passa-basso che smorza o amplifica gli armonici prodotti dall'oscillatore transita dalla posizione più restrittiva (che seleziona solo la fondamentale, producendo un suono pulito ma cupo) a quella più inclusiva (aperta al passaggio di tutte le frequenze superiori, brillanti e acuminate), attraversando con continuità tutte le gradazioni intermedie. È un'apertura, uno strappo che marca il sorgere di un'era nuova, un'era in cui l'aspetto più intimo di uno strumento - il suo timbro - può non solo essere modificato, ma reinventato in modo fluido da un istante all'altro.
L'"Andante" corona lo sposalizio simbolico fra Bach e l'anima scientifico-tecnologica del progetto "Switched-On Bach", e contiene in poco meno di tre minuti una prefigurazione di possibilità che gli artisti elettronici, dagli Emerson, Lake & Palmer ai Drexcya, passando per Jean-Michael Jarre, esploreranno nei decenni successivi: la grandeur sintetica di "Brain Salad Surgery", il potenziale atmosferico poi esplorato da new age e ambient music, i suoni glaciali della techno e quelli gorgoglianti e luminosi dell'indietronica glitch.

Mondi che si accendono
La Cbs non aveva idea di cosa avesse in mano con 'Switched-On Bach'. Quando uscì, lo ficcarono in un party di presentazione alla stampa insieme a 'In C' di Terry Riley e un disco terrificante chiamato 'Rock And Other Four Letter Words' [...] 'Rock And Other Four Letter Words' vendette qualche migliaio di copie. 'In C' qualche decina di migliaia. 'Switched-On Bach' ne ha vendute più di un milione, e procede senza sosta
(Robert Moog)
Inciso nello studio casalingo di Carlos a New York, sfruttando un registratore a otto tracce autocostruito dalla musicista, "Switched-On Bach" divenne un enorme successo. Raggiunse la decima posizione nelle classifiche americane, restò in top 200 per cinquantanove settimane e figurò con continuità in vetta alla Billboard Classical Albums Chart nel periodo dal 1969 al 1972.
Per Carlos, fu l'inizio di una lunga carriera, fatta di altre rivisitazioni classiche ("The Well-Tempered Synthesizer", "Switched-on Bach II", "Switched-On Brandenburgs", "Switched-On Bach 2000"), importanti collaborazioni cinematografiche ("A Clockwork Orange", "Shining", "Tron") e affascinanti opere di ricerca, come il doppio "Sonic Seasonings" del 1972 - ispiratore di parecchia ambient e new age a venire - e il superbo "Beauty In The Beast" del 1986, compendio di un universo musicale personale che, due decenni dopo l'esordio, era giunto ad abbracciare la sintesi additiva e Fm, la microtonalità, le architetture ritmiche della musica bulgara e del gamelan indonesiano. Il sodalizio artistico con Rachel Elkind avrebbe portato alla co-composizione delle musiche per "Shining", e sarebbe durato fino al 1980, anno del trasferimento in Francia della Elkind.

L'impatto sul mondo discografico fu dirompente. Nell'immediato, comportò una proliferazione di uscite ispirate al lavoro di Carlos e soci, prevalentemente calchi la cui goffaggine traspare perfino dai titoli: "Switched-On Rock", "Switched-On Country", "Switched On Beatles", "Switched-On Bacharach" e "More Switched On Bacharach" e perfino "Switched On Santa" e "Switched On Naples" (quest'ultimo a nome Piero Umiliani e i suoi oscillatori!). Ci sono anche ricreazioni di fattura pregevole: è il caso di "Music To Moog By" e "Switched On Gershwin" di Gershon Kingsley (il primo contiene la futura hit "Pop Corn"), delle svariate esplorazioni tastieristiche di Dick Hyman e, più tardi, delle grandiose architetture sintetiche del giapponese Isao Tomita. Ma solo raramente queste opere presentano le capacità immaginifiche di "Switched-On Bach" e pressoché mai ne eguagliano le qualità tecniche.
Difficile porre troppa enfasi sull'influsso avuto sulla musica progressiva che proprio in quegli anni muoveva i primi passi (e, di rimando, anche su synth-pop, new wave, new age, videogame music, Idm e via discorrendo). Il fenomeno del classical crossover che spingeva ad arricchire i brani pop di richiami classici era già ampiamente avviato, ma "Switched-On Bach" dette un contributo fondamentale nell'avvicinare il giovane pubblico rock alla musica colta e, anche se in maniera minore, a creare interesse verso l'elettronica presso chi aveva familiarità con il repertorio classico. Soprattutto, creò la percezione che dal connubio fra forme compositive articolate e nuove possibilità tecnologiche potessero nascere nuovi mondi espressivi, orizzonti apollinei da esplorare con la ragione e con l'emozione, anche ma non per forza in connessione col versante "dionisiaco" rappresentato dalle esperienze psichedeliche.

Oggi, a oltre cinquant'anni dall'uscita del disco, questi legami storici appaiono sbiaditi, quasi scontati: la musica elettronica suona come suona, è parte del paesaggio. Il sintetizzatore ha perso buona parte del suo carattere rivoluzionario. E, infatti, non stanno davvero nei meriti d'antan le ragioni per appassionarsi a "Switched-On Bach". Piuttosto, risiedono nella sua capacità di trascendere le epoche. Di svelarsi, abbandonato ogni stupore per la novità, venuta meno la moda un po' pacchiana del rimaneggiamento classico, e spentasi un po' anche la nomea leggendaria del disco, per l'opera vitale e sognatrice che è sempre stata. Oggi, forse, più che mai, siamo nella posizione perfetta per perderci nei solchi di "Switched-On Bach", farci condurre nel labirinto delle sue voci e viverne con ingenua pienezza il suo essere unico.

16/04/2023

Tracklist

  1. Sinfonia To Cantata No. 29
  2. Air On The G String
  3. Two Part Invention In F Major
  4. Two Part Invention In B-flat Minor
  5. Two Part Invention In D Minor
  6. Jesu, Joy Of Man's Desiring
  7. Prelude And Fugue No. 7 (From The Well-Tempered Clavier, Book II)
  8. Prelude And Fugue No. 2 (From The Well-Tempered Clavier, Book II)
  9. Chorale Prelude "Wachet Auf"
  10. Brandenburg Concerto No. 3: I. Allegro
  11. Brandenburg Concerto No. 3: II. Andante
  12. Brandenburg Concerto No. 3: III. Allegro

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