Denzel Curry

Denzel Curry

The ultimate rapper

Attivo già a 16 anni, è emerso dall'underground del southern-hip-hop con una serie di mixtape e soprattutto con il singolo virale "Ultimate". Oltre il meme, però, c'è molto di più: una serie di album che hanno riletto in modo molto personale la tradizione del rap del sud, fra spietata aggressività e umbratile intimismo

di Antonio Silvestri

Il periodo underground: SpaceGhostPurrp, i mixtape e il Raider Klan
 
King Remembered Underground Tape 1991–1995 è un mixtape del 2011 che, pur nella sua amatorialità e nelle sue produzioni fin troppo dispersive, è una dimostrazione di talento da parte di un giovanissimo e ancora sconosciuto rapper. Il sedicenne in questione si chiama Denzel Rae Don Curry e arriva da Carol City, Florida. Nel suo fondere il Memphis rap dei Three 6 Mafia a esalazioni psichedeliche e sample distorti, questo mixtape autoprodotto già delinea un’estetica personale, che ai beat ossessivi delle drum machine, i bassi esagerati e gli arrangiamenti affollati di synth tipici di questo tipo di hip-hop aggiunge una componente narcolettica e allucinogena, dove si distingue soprattutto una tecnica rap già degna di attenzione: alle subitanee accelerazioni del flow e qualche momento di più sfrontato divertimento (“Uncle Al Party!!!!!!!!”) si unisce un’interessante capacità di gestire anche tempi più rilassati, dove il rap sembra sciogliersi o sdoppiarsi.

Non è l’ultimo dei suoi mixtape, e volendo neanche il primo a voler considerare anche il più breve e ancora più amatoriale Curry Wuz Here (sempre del 2011, emerso però anni dopo), ma King Remembered segna un punto di svolta perché attira l’attenzione del collega Markese “SpaceGhostPurrp” Wright, che lo inserisce nel suo Raider Klan, un collettivo di Carol che conta decine di nomi dell’underground locale e che definisce insieme a Odd Future e ASAP Mob un nuovo modo di fare hip-hop, collegato ai suoni sviluppati dalla scuola del Sud, la terza dopo le più conosciute e celebrate tradizioni dell’east-coast e della west-coast.

Con il successivo mixtape King Of The Mischievous South Vol. 1 Underground Tape 1996 (2012) più che la tecnica è l’estetica delle produzioni che si fa più coraggiosa: merito delle produzioni di SpaceGhostPurrp, decisamente allucinate e deformanti, imprevedibili e inquietanti nel suo incedere fra sogno e incubo.
Sono queste che strattonano la scaletta verso un caotico horrorcore-southern in “Headcrack!!!!!!!!!!!!!!!!! 96”, un minimalismo spettrale in “Phantazm 96!!!!!!!!!!!!!!!!” e soprattutto regalano la filastrocca maledetta di “TWISTIN'” (feat. Lil Ugly Mane).

C’è in SpaceGhostPurrp la volontà di rileggere in modo più malato e psicotico possibile il rap di Memphis, anche a costo di trasformarlo in un magma deforme come “Raider Klan Phonk”: è uno stile che poi sarà etichettato come cloud-rap, il quale nel suo caso si ricollega al revival del southern-hip-hop ma integra anche intuizioni proprie della witch house e della vaporwave.
Il rap di Denzel Curry inizia a muoversi con più agilità, a suo agio su beat eterogenei che però rubano l’attenzione, mettendo l’emcee e i vari ospiti al servizio del lavoro di SpaceGhostPurrp. Pur se il merito non è di chi sta dietro al microfono, King Of The Mischievous rende Curry un nome che desta interesse presso artisti della Odd Future, compreso Earl Sweatshirt, già attenzionato dagli appassionati in seguito al mixtape “Earl” (2010).

Per chiudere la propria esperienza con il Raider Klan, arriva Strictly For My R.V.I.D.X.R.Z (2012), che cita nel titolo e nella copertina Tupac Shakur, al quale il rapper qui si ispira anche stilisticamente. È un mixtape che alle produzioni di SpaceGhostPurrp, questa volta meno coraggiose, unisce una tendenza verso la malinconia e tempi più distesi. Questa scelta per un cambio di stile anticipa la fine del Raider Klan e, contemporaneamente, fa strada alla carriera solista di Denzel Curry. Il periodo underground si conclude idealmente con la pubblicazione di “Dark & Violent”, il primo singolo della carriera solista, risalente alla fine del 2012: un brano diviso in due come da titolo, che funge da antipasto per quello che sta per arrivare. L’oscuro mixtape Mental Vendetta (insieme a Lofty305, datato 2012), per quanto intrigante nel suo stile aggressivo e ossessivo, sembra invece un discorso a parte nella discografia.

Dalla nostalgia ai meme: Nostalgic 64, “Ultimate” e Imperial

I 46 minuti di Nostalgic 64 (2013) sono la sintesi di quanto ascoltato nel periodo underground, il punto d’incontro fra l’amore di Denzel Curry per il suono tipico del southern-hip-hop, in particolare gli Outkast di “Aquemini”, e un nuovo modo di elaborare quelle idee che suona come un revival del Memphis rap unito alle tendenze onirico-psichedeliche del cloud-rap e alla violenza ossessiva della trap, giungendo a un ibrido a volte etichettato come punk-rap.
L’inno “Zone 3”, che indica la zona della Florida dove sorge la sua Carol City, è il prototipo di un brano d’impatto che replicherà molte volte nella carriera (qui in “Talk That Shit” e “Benz”), un beat guidato dall’iconica Roland TR-808 con sub-bass in abbondanza e un testo che usa la ripetizione ossessiva come un ulteriore elemento ritmico.

denzelbody3Ma Nostalgic 64 è molto di più, e infatti la successiva “Parents” è uno sfoggio di flow su una produzione che unisce suoni vintage a sdoppiamenti della voce, mentre il testo si fa più narrativo. La conclusiva “A Day In The Life Of Denzel Curry, Pt. 2” ricorda persino le produzioni r’n’b/soul di Kanye West. L’impressione è che Curry porti avanti più album contemporaneamente, e infatti l’inserimento della già conosciuta “Dark & Violent” (ft. J.K. the Reaper and Nell), doppia e mutante al suo interno, risulta del tutto naturale.
C’è spazio anche per elementi horrorcore in “Mystical Virus, Pt. 3: The Scream” (ft. Lil Ugly Mane and Mike G) ma anche per momenti più vicini all’hardcore-hip-hop come “Widescreen” e “Like Me” (ft. Steven A. Clark), quest’ultima persino riflessiva.
Nella quasi title track “N64” si giunge a una futuristica sintesi di southern-trap allucinata e frenetica, grazie alla produzione densa e creativa di POSHstronaut & Nurі.
A livello di testi, “N64” è anche un momento centrale nello sviluppo di uno stile pieno di riferimenti di cultura popolare, da fondere con barre più tipicamente legate all’ego-trip e al braggadocio. Capita così che in apertura il ritornello citi i Pokemon, gli Slayer e Tupac:

Moshin' to nostalgic rock shit, I'm Brock, bitch
Semi-automatic might blast like Team Rocket
Wait, and tell 'em I'm mixing that Slayer with that 2Pac shit
One golden bullet to kill all that faggot pop shit

Questa capacità di scrivere parlando direttamente ai suoi coetanei e ai loro riferimenti è una delle più caratteristiche che renderà Denzel Curry qualcosa di più di una sensazione per appassionati. Il brano che anticipa però l’immediato futuro del rapper è “Threatz” con Yung Simmie & Robb Bank$, banger saltellante e aggressiva, ipnotica e ossessiva, che bilancia ripetizione e wordplay per delineare un modello di grande impatto, che ricollega il sound di Future alle psichedeliche esperienze sudiste.
Nostalgic 64 attira l’attenzione di Pitchfork e nel Miami New Times, sintomo di un interesse che si allarga a macchia d’olio. Pur riconoscendo il lavoro fondamentale dei produttori, in particolare POSHstronaut, questa volta emerge soprattutto il carisma di un artista appena diciottenne ma chiaramente destinato a grandi cose.

Trascorrono però quasi due anni prima che arrivi un doppio Ep,
32 Zel/Planet Shrooms (2015), che suona quasi come un secondo album, anche per il consistente minutaggio di 54 minuti totali. La prima metà è segnata da alcuni frenetici esempi del suo modo creativo di rileggere il southern-hip-hop come “Chief Forever”, “Envy Me” e soprattutto la sua prima hit “Ultimate”, uno sfoggio di flow febbricitante con un delivery devastante, che si muove fra momenti più misurati e fiammate al limite dell’urlo. Proprio “Ultimate” diventerà virale nel 2016 su “Vine”, trasformando Denzel Curry in una presenza ben conosciuta sui social media.

"Delusional Shine", con Twelve'leven, apre invece a una pop-rap molto più melodica.
Planet Shrooms spazia di più, con dosi maggiori di allucinazioni e scenari onirici, a volte più incorporei e altre più martellanti e disorientanti, come in “Planet Shrooms” (feat. J.K The Reaper).

La conferma della propria rilevanza arriva con il secondo album,
Imperial (2016), pubblicato inizialmente in modo gratuito su SoundCloud e poi ripubblicato in streaming (e a quest’ultima versione faremo riferimento). Non solo fra le collaborazioni compare il nome di Rick Ross, presente in "Knotty Head" nella versione su album, ma grazie a una maggiore aggressività e omogeneità, i 39 minuti dell'ascolto suonano come un pugno in faccia ai colleghi.
In particolare, i primi brani si susseguono in un
continuum che unisce trap, cloud-rap e tutto il bagaglio southern per coniare uno stile futuristico ed estremamente dinamico, come affermato con forza dall’iniziale “ULT”, una grandinata di rime con un beat frenetico, un ritornello cantato, synth incorporei e voci deformate. La successiva “Gook”, un extrabeat da infarto, segue un modello simile, mentre “Sick & Tired” rallenta quanto basta per esaltare meglio l’agilità del flow.

 

Messa in chiaro la potenza di fuoco di Denzel Curry, c’è spazio anche per momenti per ibridi fra trap/hardcore-hip-hop (“Story: No Title”) e altri più sofferti come “Me Now”:

Even my love has deserted me now
I cannot love 'cause it hurts me
I will be happy when I see the sun drown
I have transformed to the worst me

 In “Zenith” (feat. Joey Bada$$), però, i riferimenti sono più 2Pac e Nas che gli OutKast o Future e “Good Night” (con Twelve’len e Nell) ricorda l’amalgama di black music di Kanye West. Con il racconto carcerario di “If Tomorrow’s Not Here” si avvicina anche alla ricchezza conscious di Kendrick Lamar, a dimostrazione che con Imperial il rapper non si limita a pattugliare southern-hip-hop e cloud-rap, ma guarda anche ai classici dell’hip-hop tutto e ad alcune delle sue più ambiziose declinazioni contemporanee.

Ambizione e semplicità: dalle sfumature di Ta13oo alla dedica di Zuu

A maggio 2017 si inizia a preparare la strada per il seguito di Imperial, un album che deve superare quella baldanza con qualcosa che sia più elaborato nella struttura e non la semplice manifestazione del talento del titolare. 13 (2017), il secondo Ep della carriera, non chiarisce però se questa sia effettivamente la direzione intrapresa, anzi replica il collage di stili e mood già ascoltato in passato, picchiando duro con “Bloodshed” e “Hate Government”, aggiungendo una sfumatura dub in “Equalizer” e tanto divertimento in “Zeltron 6 Billion”, col beat in levare e Lil Ugly Mane a dare man forte.

Ta13oo (2018) è invece un terzo album che cerca di dare una struttura al polimorfismo di Imperial, organizzando la scaletta in tre sezioni, intolate “Light”, “Gray” e “Dark” (pubblicate anche separatamente, in tre giorni consecutivi).
C’è anche un tema che accomuna tutti i brani, quello dei tabù, a manifestazione di un preciso intento di non limitarsi a una semplice raccolta di nuovi rap. Forzando un po’ la mano con la fantasia, l’album dovrebbe introdurre, a detta del rapper, una sorta di nuovo alter ego di Denzel Curry, diverso da quello già ascoltato sugli album precedenti e chiamato “black metal terrorist”. A caratterizzare l’album anche i titoli, tutti in capslock e proposti sempre in due versioni: forse un po' faticoso da leggere, ma si apprezza lo sforzo di caratterizzarsi il più possibile.
La prima sezione è la più conscious, l’inizio di un percorso che parla di depressione, rabbia e morte. “TABOO | TA13OO” apre con una leggerezza onirica per proporre con toni intimisti una riflessione sul proprio passato (“All I've got is permanent scars and tattoos”), proseguita idealmente anche nell’hardcore-hip-hop con ritornello cantato da Twelve’len di “BLACK BALLOONS | 13LACK 13ALLOONZ” (“What's said from Pennywise, I guess we all float”).
Stilisticamente, “CASH MANIAC | CAZH MAN1AC” ritorna ancora più indietro, rievocando la scintillante scuola delle hit dei Novanta che celebrano il successo:

Young, black and gifted, I'm 'bout to get lifted
Now all my troubles and problems have shifted
After my fifth hit it seems I'll be driftin'
I'm never slipping, I'm forever pimpin'

È un momento di retromania pieno di nostalgia e malinconia, che la produzione di DJ Swish, Mickey De Grand IV e FNZ riempie di riverberi ectoplasmatici e suoni vintage. Il ritornello cantato da Nyyjerya è un altro tassello fondamentale del puzzle, una rievocazione di altri cliché e altre epoche. Solo in conclusione di questa prima sezione Denzel Curry torna al suo stile più aggressivo, con “SUMO | ZUMO”, dove sperimenta anche un delivery con voce più rauca.
La sezione intermedia contiene alcune dimostrazioni di destrezza (“SUPER SAIYAN SUPERMAN | ZUPER ZA1YAN ZUPERMAN”) ma soprattutto ricontestualizza il rap del titolare in contesti differenti da quelli già ascoltati, con un
twist oscuro che colpisce già in “MAD I GOT IT | MAD 1 GOT 1T” e che lascia senza fiato sul finire di “SIRENS | Z1RENZ”:

Genocide, Genesis, they say it's a new beginnin'
I'm a sinner, you a sinner, I can see the devil grinnin', damn

Il brano di maggiore successo dell'album è però quello che tratta le tematiche dell'autolesionismo e del suicidio, intitolato "CLOUT COBAIN | CLOUT CO13A1N". Il video è uno dei più spettacolari della carriera del rapper, fra il grottesco e l'onirico: proprio per le sue tematiche, però, YouTube inserisce alcune limitazioni e vieta l'embed, quindi per guardarlo servirà seguire il link.
L’ultima sezione, la più aggressiva, trova l’apice nella potente fiammata hardcore di “VENGEANCE | VENGEANCE” (featuring JPEGMafia and ZillaKami), disturbata da voci distorte e assordanti, caratterizzata da un beat secco e synth da film horror. Il punto d’arrivo è “BLACK METAL TERRORIST | 13 M T”, una nuova “Ultimate” fatta di furia bestiale alternata da più rilassate barre da filastrocca.



Pur se la struttura impalcata dal rapper rischia di distrarre dall’opera in sé, Ta13oo è impressionante nella sua eterogeneità che non diventa mai dispersiva, una dimostrazione che Denzel Curry non può essere considerato più una sensazione di una nicchia del rap che vive online, ma un artista che può interpretare tanto il conscious-rap che la trap, passando per l’hardcore.

Dopo un paio di singoli pubblicati nel 2019, nel maggio dello stesso anno arriva il quarto album,
Zuu. Il titolo riprende il nomignolo della nativa Carol City e si articola in 12 brani per appena 29 minuti totali, compresi alcuni interludi da un solo minuto. Una ricerca dell'essenzialità, in contrasto con il terzo album, che comunque dà i suoi frutti sotto forma di canzoni veloci, divertenti, smargiasse e insolitamente solari per la discografia di Curry (come "Wish"), da sempre incline al minaccioso e al lugubre. Grazie al variegato, elegante lavoro produttivo del duo australiano Finatik N Zac (FnZ), affiancato da un manipolo di altri colleghi, la scaletta scorre fra bordate di bassi, rime ipnotiche e orecchiabili, collaborazioni che completano i brani senza togliere compattezza al tutto.
C’è da smontarci i subwoofer della macchina (per esempio con "P.A.T.") con queste canzoni brevi e aggressive, questo è certo. Ma a differenza di quanto accaduto in passato, non si esplorano nuovi territori musicali e ci si limita a un esercizio di stile, seppur fatto da un fuoriclasse.

Sembra un periodo di transizione, impressione confermata da 13lood 1n + 13lood Out (2020), una breve raccolta di outtake. Quasi a contrastare l’indigestione del “triplo” Ta13oo, la successiva release è l’Ep UNLOCKED (sempre 2020), insieme al produttore Kenny Beats: un ottetto di brani che ricontestualizzano il boom-bap aggressivo e novantiano nell’era trap (“Take_It_Back_v2”, “DIET_”, “‘Cosmic’.m4a”). L’esperimento viene anche remixato in UNLOCKED 1.5 (2021), con produzioni più fantasiose e psichedeliche nonché qualche nuovo ospite. Sono palliativi in attesa di un vero seguito di Ta13oo, qualcosa che riprenda quello stile ambizioso per farlo evolvere ulteriormente.

Conscious-trap: Melt My Eyez See Your Future

denzelbody1A inizio 2022, qualcosa inizia finalmente a muoversi. Il quinto giorno dell’anno su YouTube fa capolino un trailer del quinto, atteso, album. S’intitola Melt My Eyez See Your Future e diventa disponibile il 25 marzo successivo, dopo un’elaborata promozione.
È il suo album più raffinato, colorato di jazz e poesia, dove scopriamo un Denzel Curry ancora diverso dalle precedenti incarnazioni, più pacato e riflessivo ma anche meno negativo e aggressivo. Dopo tante maschere, finalmente sembra di scorgere nella sua complessità la persona dietro al personaggio. Si tratta anche del suo lavoro più melodico e cantato, prodotto da un nutrito gruppo di collaboratori (fra cui Cardo, Powers Pleasant, JPEGMAFIA, Kenny Beats, Boi-1da, Thundercat, Robert Glasper, FnZ). Finalmente il paragone con Kendrick Lamar non sembra fuori portata in “Melt Session #1”, sospesa in una nuvola jazzy, o nello psych-funk di “Walkin”, rallentato fino a ricollegarsi alla trap, in cui sfoggia un’impressionante duttilità: dalle rime novantiane iniziali al saltellante incedere centrale fino ai ruggiti e alle accelerazioni successive.

 

Immerso in un’allucinazione western per “John Wayne”, Denzel Curry traspone in uno spazio mentale gli incubi urbani del southern-hip-hop parlando delle violenze della polizia statunitense, proseguendo idealmente in “The Last”, dove si parla ancora di temi sociali e politici:

Cops killin' blacks when the whites do the most
And your so-called revolution ain't nothin' but a post

C’è spazio anche per l’introspezione (“Mental”), pure lambendo territori pop-rap (la divertente “Troubles”, con T-Pain), e per reinterpretare in chiave cameristica la trap in “X-Wing” o in versione d’irriverente gospel l’hardcore-hip-hop in “Angelz” (con Karriem Riggins). L’influenza cinematografica che attraversa l’album trasforma un suo tipico rap aggressivo in un esercizio di tensione in “Sanjuro” (come un film di Akira Kurosawa del 1962), grazie a un minaccioso arrangiamento.
In coda arrivano due brani sorprendenti, ma per motivi differenti. Il primo è  “Zatoichi” (feat. slowthai), che s’innesta su un break-beat furioso mentre porta avanti vocalizzi angelici. Il secondo è “The Ills”, l’ideale conclusione dell’album e l’esaltazione del suo lato introspettivo:

I'm seein' illusions in the pockets of my brain
I use it, then find a way to illustrate my pain
Confusion, 'cause you don't understand a word I'm sayin'
Forgive me for all I done, 'cause I be barely prayin'

Attraverso Melt My Eyez See Your Future Denzel Curry trasforma l’irruenza e l’irrequietezza di un tempo in una narrazione interiore e in una serie di riflessioni sulla società odierna. Per farlo si allontana dalle origini southern-hip-hop, pur senza rinnegarle totalmente, per inglobare un più ampio insieme di stili, dal jazz-rap a influenze più pop e ballabili, riuscendo a costruire un album pieno di spunti differenti, tenuto assieme da una forte voce narrante e da alcuni elementi ricorrenti.
L’enfant prodige di un tempo è adesso un uomo che combatte i suoi demoni, osserva il suo passato e interpreta il presente, cercando di emanciparsi da chi era. Melt My Eyez See Your Future è il suo album più profondo e riflessivo, scritto da un artista che ha 27 anni ma sembra poter vantare ormai l’esperienza di un veterano.

Ritorno al Sud: King Of The Mischievous South Vol. 2


Dopo Melt My Eyez See Your Future, edito anche in una versione extended a fine settembre 2022 e dopo l'Ep Electric Lady (2023), che contiene e una cover di Erykah Badu, Denzel Curry ritorna allo stile degli esordi per il mixtape King Of The Mischievous South Vol. 2. Il secondo capitolo della serie è soprattutto un momento di trap esplosiva e bombastica, suonata insieme ad un piccolo esercito di ospiti. Se il riconoscibile stile di Denzel Curry è ben presente, questo mixtape fa leva su una grandiosità produttiva che appartiene ad un artista che ha saputo trovarsi un posto nell'affollata scena statunitense e può concedersi, finalmente, un trionfale e victory lap. Non fate muovere troppo i pensieri durante l'ascolto, compensate con il corpo, e potrebbe diventare un effimero momento di godimento. In attesa, ovviamente, del prossimo album.

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Denzel Curry

Discografia

Curry Wuz Here(mixtape, self-released, 2011)
King Remembered Underground Tape 1991-1995(mixtape, self-released, 2011)
King Of The Mischievous South, Vol. 1(mixtape, self-released, 2012)
Strictly 4 My R.V.I.D.X.R.Z.(mixtape, self-released, 2012)
Mental Vendetta (con Lofty305, mixtape, self-released, 2012)
Nostalgic 64(C9/L&E, 2013)
32 Zel/Planet Shrooms(doppio Ep, PH/C9, 2015)
Imperial(PH/C9, 2016)
13(Ep, PH/Loma Vista, 2017)
Ta13oo(PH/Loma Vista, 2018)
Zuu(PH/Loma Vista, 2019)
13lood 1n + 13lood Out Mixx(mixtape, self-released, 2020)
UNLOCKED B(con Kenny Beats, 2020)
UNLOCKED 1.5(con Kenny Beats, 2021)
Melt My Eyez See Your Future(PH/Loma Vista, 2022)
King Of The Mischievous South Vol. 2(mixtape, PH/Loma Vista, 2024)
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