Si passa così dal doloroso senso di perdita di "Harbor Song" e "Widow's Walk" al j'accuse orgoglioso di "Machine Ballerina", dai cupi tormenti di "Soap And Water" e "Penitent" alla grazia innocente di "Priscilla". La conclusiva, struggente ballata di "St. Claire" è forse il momento più alto dell'intera opera. Ma l'esito è, nel complesso, piuttosto fiacco. Il songwriting di Suzanne Vega sa essere ancora raffinato ed elegante, ma è venuta meno completamente l'anima più "inquieta" della sua musica.
Il suono di "Songs In Red And Gray", di conseguenza, è un pop gentile ed edulcorato, pulito e innocuo, esile e, in definitiva, sterile. Gli ammiccamenti modernisti, forniti da sintetizzatori e pulsazioni ritmiche elettroniche, incapaci di innestare emozioni, non fanno che aggiungere confusione e disorientamento. I tempi gloriosi di "Marlene On The Wall" sembrano sempre più lontani.
(25/10/2006)