Weezer

Weezer

2008 (Dgc Records/ Interscope Records) | pop, rock

Terzo album omonimo per la band di Rivers Cuomo. Dopo il blu e il verde, questa volta il colore dominante è il rosso. E c’è aria di novità. L’omonimia del titolo del disco potrebbe, non lo escludiamo, riferirsi proprio al desiderio di “ricominciare”, tentare qualcosa di diverso.
E da questo punto di vista l’aspetto più clamoroso è che Cuomo, sin ad oggi indiscusso leader della band, di cui ha composto ogni brano, lascia maggiore spazio ai suoi colleghi. E come nella leggendaria Band di cui, come bonus track, si può ascoltare un’onesta cover di “The Weight”, in questa nuova incarnazione degli Weezer, chiunque ha la possibilità di cantare o di scrivere i propri pezzi. Ovvio, Cuomo è il Brian Wilson della faccenda, alle sue orecchiabili melodie spetta la parte del leone. Ma, soprattutto la seconda parte del disco, può contare sulla scesa in campo del chitarrista Brian Bell, del batterista Pat Wilson, del bassista Scott Shriner.

Seconda novità, forse non meno rilevante: la volontà di andare, in più di un'occasione, contro la classica forma-canzone. “The Greatest Man That Ever Lived” è una suite di sei minuti che ammicca alle mini-opere rock degli Who, a partire da “A Quick One, While He’s Away”, e anche la conclusiva “The Angel And The One” sfiora i sette minuti di durata. Non è poco da chi ha costruito un’intera carriera su semplici brani pop da due minuti.
Un ulteriore elemento di rottura col passato potrebbe essere rappresentato dall’inusuale ironia con cui la band ha deciso di presentarsi ai propri fan. La cover dell’album, kitschissima, è già un’esplicita dichiarazione d’intenti, ma il videoclip del primo singolo (“Pork And Beans”), che sbeffeggia efficacemente la cultura pop di YouTube, potrebbe tranquillamente essere uscito dalle menti sovversive degli Ween. E poi pure i testi sono meno lagnosi che in passato, come se Cuomo volesse dimostrare a tutti di essere (finalmente) cresciuto.

Ma questo “Red Album” non è un lavoro riuscito. Certo, presenta alcuni aspetti che lasciano presagire una maturazione futura, ma a conti fatti sono più i contro che i pro. Gli Weezer, innanzitutto, commettono il medesimo errore del precedente “Make Believe”, ovvero affidano la produzione del disco al commercialissimo Rick Rubin, che ripulisce eccessivamente i brani, ricercando ossessivamente la perfezione mainstream, eliminando del tutto la rabbia e le distorsioni che dominavano l’esordio e il sottovalutato “Pinkerton”.

In secondo luogo Cuomo pare aver perso la capacità di stupire. I suoi ritornelli non riservano sorprese, si adagiano comodamente nella maniera. E se “Troublemaker” è una di quelle canzoni che ti entrano in testa dopo un ascolto, “Pork and Beans” pare il remake della celebre “Buddy Holly”, e certi azzardi (il ritmo hip-hop di “Everybody Get Dangerous”, con tanto di scratch) arrivano fuori tempo massimo. Gli altri membri della band, da par loro, non è che contribuiscano granché a risollevare le sorti dell’opera: in particolare a far storcere il naso è il brano di Brian Bell (“Thought I Knew”) sorta di ballata semi acustica, che riporta alla mente (speravamo non sarebbe mai successo) Unkle Kracker.

Con Rivers Cuomo al comando anche i lavori più deludenti della band (come “Maladroit”) conservavano una certa omogeneità, ma qui l’impressione è di trovarsi davanti a una raccolta di canzoni che vanno ognuna per conto proprio, senza molto senso. Insomma, nonostante l’impegno nel “reinventarsi”, gli Weezer confermano i sospetti di molti: d’aver esaurito la benzina anni orsono.

(24/06/2008)

  • Tracklist
  1. Troublemaker
  2. The Greatest Man That Ever Lived (Variations on a Shaker Hymn)
  3. Pork and Beans
  4. Heart Songs
  5. Everybody Get Dangerous
  6. Dreamin'
  7. Thought I Knew
  8. Cold Dark World
  9. Automatic
  10. The Angel and the One
  11. The Weight
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