Brian Jonestown Massacre

Who Killed Sgt. Pepper?

2010 (A Records)
psichedelia, industrial, post-punk

Gruppo dalla produzione debordante e incontenibile, per non dire dispersiva, i Brian Jonestown Massacre di Anton Newcombe non mollano l’osso e a due anni dal bellissimo “My Bloody Underground”, e dopo l’Ep propedeutico “One”, approdano in questi giorni all’undicesimo album di una carriera ormai quasi ventennale, registrato tra Islanda e Berlino, con il contributo di numerosi musicisti, tra i quali anche Will Carruters degli Spacemen 3 e il vecchio sodale Matt Hollywood (già membro della band fino all’album “Strung Out In Heaven”, del 1998).

Se il passato lavoro aveva segnato una sterzata abbastanza netta (e assai fruttuosa) dalla psichedelia classicamente neo-sixties della band verso più ombrosi territori shoegaze e post-kraut, con “Who Killed Sgt. Pepper?” la ricerca va di nuovo in testacoda stilistico e riorienta il proprio assetto, calibrandosi sulle cadenze sconnesse e allucinate di un post-punk distonico, sporcato da cacofonici quanto trance-ipnotici rumorismi di marca industrial (stilisticamente ben assortiti). Il risultato appare nel complesso permeato da un umore trasversalmente ballabile, quasi in odore di techno, sicuramente influenzato dal recente soggiorno berlinese del leader Newcombe.

Si chiarisce così il senso programmatico del titolo scelto per il disco, che celebra quasi la morte del corpo santificato della psichedelia ortodossa per inseguirne poi la nuova resurrezione nel paradiso  disincarnato di ritmi lanciati nel vuoto siderale di una mente postumana, senza più direzione precisa. Come se i 13th Floor Elevetars si schiantassero contro i reticoli metallici elettrificati delle prigioni psicotiche di Pil o Joy Division (la cui “She’s Lost Control” viene esplicitamente omaggiata nella notevolissima “This Is The One Thing We Did Not Want To Happen”) o come se i Velvet Underground venissero disciolti nell’acido corrosivo di Throbbing Gristle e Chrome per essere poi rimasticati e deglutiti dall’enciclopedico mangiarifiuti cosmico di Foetus, i Brian Jonestown Massacre cercano in qualche modo di dare un’espressione più compiuta alla loro idea di musica totale. Quello che ne viene fuori è essenzialmente una vorticante ode alla confusione più orgiastica. Il che, sia chiaro, era il risultato migliore che potessimo attenderci.

Tra i pezzi che più colpiscono, occorre citare “Tempo 116.7”, sorta di interminabile raga asperso di polveri stellari, ma anche la belluina furia neoluddista di “Tunger Hnifur” e della iterativa, fin quasi alla paranoia, “Let’s Go Fucking Mental”, così come il primitivismo sci-fi robotico di “Feel It” e “The One”, intubate in gorgi di synth-noise inospitale, che rifluiscono poi nell'elettroshock ritmico nonsense di “Dekta! Dekta! Dekta!” (con coloriture sovietiche), “Super Fucked” e “Someplace Else Unknown”, all’insegna di un sinfonismo marziale e gelidamente teutonico che pare scandire l’apocalisse senza appello di sotterranei metropolitani abbandonati per sempre dalla luce della speranza.

Come l’incubo soffocante di un tossico che si aggira lungo i bordi smangiati della più plumbea inesistenza, e che non distingue più i confini della realtà  e del puro terrore, “Who Killed Sgt. Pepper?” finisce con l’obbedire fino all’immedesimazione più estrema all’imperativo dei vati Spacemen 3: prendere droghe per fare musica per continuare a prendere droghe.
Il cerchio si chiude, rimanendo perfettamente aperto.


20/01/2010

Tracklist

1. Tempo 116.7 (Reaching For Dangerous Levels Of Sobriety)
2. The Heavy Knife
3. Lets Go Fucking Mental (Melodica Mix)
4. White Music
5. This Is The First Of Your Last Warnings (Icelandic Version)
6. This Is The One Thing We Did Not Want To Have Happen
7. The One
8. Someplace Else Unknown
9. Detka! Detka! Detka!
10. Super Fucked
11. Our Time
12. Feel It (Of Course We Fucking Do)
13. Felt Tipped-Pen Pictures Of UFOs

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