Album che, a dire il vero, nel corso dell'ultima decade si sono un po' diradati e hanno perso progressivamente smalto. Hanno cercato nuova linfa nel rap-rock esasperando l'intuizione crossover di cui erano stati fra gli antesignani (il brano "The Real Thing" con i Pearl Jam nella seminale soundtrack di "Judgement Night", 1992), strizzando l'occhio al nu-metal. Hanno pubblicato versioni ispaniche delle loro hit. Hanno cercato respiro in progetti solisti (quasi tutti rivedibili a parte un paio di album di Dj Muggs). Hanno inalato sonorità più a la page nel corpo fermentato e oldschool del loro hip-hop tagliente e visionario. Insomma, hanno provato a fare i conti col loro status di "intoccabili" senza abdicare al calo d'ispirazione e di popolarità. E sono riusciti a invecchiare con dignità, come fanno i gruppi tosti, quelli con un'identità forte, qualunque musica essi suonino.
Forza e identità che, per fortuna, non sono del tutto svaporate nei sei anni che dividono l'ultimo "'Till Death Do Us Apart" (2004) dal presente "Rise Up". Il nuovo lavoro, nonostante un taglio produttivo un po' troppo urban, gommoso, levigato (e si capisce il perché, visto che fra i singoli produttori figurano gente come Pete Rock, Jim Jonsin e Dj Khalil) che smussa il nocciolo più autentico e viscerale del loro sound, ci mostra un gruppo adagiato su orizzonti musicali forse un po' piatti e prevedibili, ma tutt'altro che privo di nerbo nonché di buone canzoni.
D'altronde Dj Muggs (qui anche produttore esecutivo) resta un fior di musicista e il flow di B-Real e Sen Dog inossidabile. E quando i tre ci si mettono d'impegno riescono ancora a confezionare pezzi di grande artigianato rap come il g-funk fuori stagione ma sempre gustoso di "Armed And Dangerous", la oldschool reloaded di "Light It Up", le movenze caraibiche, stilizzate e psichedeliche di "Pass The Dutch", l'anthemica fanfara di "K.u.s.h.", ennesimo inno legalitario alla Maria Giovanna che non vale certo "Dr. Green Thumb" o "Hits From The Bong", ma è comunque uno spasso (specie quando B-Real, tra il serio e il faceto, svela i nomi dei sostenitori vip della "nobile causa", fra cui Bruce Willis e "Halle Berry too, but don't tell no one"). Per il resto sono gangsta rocciosi ("Get It Anyway"), easy listening scivolosi ("It Ain't Nothing" e "Bang Bang"), pompose cafonate etniche ("Armada Latina") e una nutrita schiera di featuring che alimentano l'immancabile componente rap-rock (Tom Morello rumina i suoi classici riff in "Rise Up" e "Shut' em Down", Mike Shinoda dei Linkin' Park nella maliconica "Carry Me Away", Daron Malakian ex-SOAD in "Trouble Seeker" e il vecchio pirata Everlast che canta in "Take My Pain").
Nel cimitero di elefanti del rap contemporaneo, i cari vecchi cipressi sono sempre in piedi e, tutto sommato, ancora verdi.
(02/05/2010)