Dai Drums ai Franz Ferdinand, passando per pezzi di Cribs, Magic Numbers, l'amico-rivale Roddy Frame e Johnny Marr, tutti portano legna giovane da ardere al capo mastro per una fiamma di puro rock che non accenna a scemare. Il singolo "Losing Sleep" è un trionfo di northern-soul su un ritmo indiavolato che cresce con vigore e incrocia il lessico del pop, dando vita a un irresistibile groove di suoni e parole. È anche il primo gioiello dell'album, una sferzata di energia che dona brio e attraversa le sfavillanti trovate melodiche e ritmiche di ogni traccia, restando in attesa di altri bagliori più soffusi, che sgorgano dalla conclusiva "Searching For The Truth", dove Edwyn Collins annuncia la riscoperta del valore della vita, dopo le due emorragie cerebrali che hanno anticipato la saggezza della maturità ma hanno anche dato fiato alla voglia di ricominciare, conservando tutto l'entusiasmo degli esordi. Edwyn Collins è un uomo nuovo, un uomo che ha lambito la morte e la sofferenza con dignità ("What Is My Role?"), ha riscoperto il valore e la solidarietà di amici e familiari ("I Still Believe In You") e non ha più bisogno di nascondere il suo amore per sempre ("you can't hide your love forever").
L'artigiano arrota un rock'n'roll con inusitati accenti garage e pennellate morbide di rythm'n'soul, proprio lui che dalle caffetterie universitarie della Giovane Scozia scriveva trent'anni fa alcune delle pagine più tenere del sussidiario illustrato dell'adolescenza pop, sia per chi c'era sia, soprattutto, per chi non c'era (chiedere a Stuart Murdoch per credere). La musica di "Losing Sleep" possiede infatti un'energia quasi punk, che combina soul, pop, briciole di Motown e rock'n'roll con una freschezza e un'urgenza sorprendenti; i testi sono schietti e diretti, una poetica della sofferenza e del vivere quotidiano che dai tempi degli Smiths nessuno descriveva con tale lucidità. Collins conserva ingenuità sonore che evocano il pop adolescenziale dei suoi Orange Juice ("Humble"), estraendo da poche semplici note un vibrante inno pop come "Bored", destinato a risvegliare il ballerino che si nasconde in voi. "Pop ogm", ovvero essenziale e privo di fronzoli, in bilico tra stoccate di un'ironia forbita e il piglio leggiadro del felino di razza, che cela nostalgia dietro lo straordinario muro sonoro di "In Your Eyes" e poi si distende nelle trame acustiche di "All My Days" col candore di un folksinger.
Con la sua voce nasale, sempre rotta da una piacevole incrinatura, e quel tipico passo febbrile e un po' sciancato, Collins scandisce il boogie dubbioso e vibrante di una seconda venuta alla vita, coniugando fascinazioni vintage-beat e sciabolate di wave-pop nevrotico in punta di plettro. Così facendo, "Losing Sleep", con il suo suono essenziale privo di trucchi di studio e abbellimenti strutturali, rinnova il fascino dell'era punk, riaffermando uno dei principi basilari della sua ideologia, ovvero che non c'è nulla di più innovativo di una musica che suoni antica senza essere fuori tempo.
(17/10/2010)