Con il gruppo madre in stand-by (gli
Hella), l'iperattivo
Zach Hill dà un seguito al suo primo
full-length solista ("Astrological Straits"), con "Face Tat", una galleria di stereotipi che spazia dalla tropicalia ("Memo To The Man") al neo-soul ("The Primitives Talk"), persino al thrash metal ("Total Recall") e a una sorta di jungle quasi-virtuosistica ("Gross Sales" e "Jackers"). Hill suona più convincente, o se non altro meno farraginoso, in escursioni techno-punk in stile
Alec Empire come "The Sacto Smile" e in valanghe new wave come "Green Bricks". Diligente, e a suo modo addirittura dotta, prova di forza, con un
drumming più sofisticato che fa da sottofondo inerme, un supporto pseudo-intellettuale che quasi rinnega le sue radici noise-core. Eppure, nonostante i molti limiti che spesso si traducono in brani-riempitivi (e non brani-studio), suona come un agglomerato che si focalizza come non mai sul
groove sballato: una contraddizione di una certa efficacia. Partecipazioni degli amici
Deerhoof,
Devendra Banhart,
Prefuse73.
(09/01/2011)