I Thee Oh Sees di John Dwyer, nello stesso anno del deludente "Castlemania", forse ancora preda dei capricci della mente del progetto, pervengono - con il doppio Ep "Carrion Crawler/The Dream" - alla loro uscita più felice di sempre. La nuova ricetta punta dritta a un suono impulsivo, detonante e senza posa, e al contempo stabile, organico e adulto. Le scariche che innervano le canzoni si rifanno sia ai grandi act del glorioso passato del rock lisergico sia alla psicosi della fine anni 70, cavandone una portentosa via media per le nuove generazioni.
"Carrion Crawler" apre (letteralmente) le danze con un riff e un andamento prossimi all'"Interstellar Overdrive" dei Pink Floyd: stessa propulsione suicida, stessa furia imperterrita, una baraonda forse non così collettiva ma ugualmente sfaldata in senso acido. Il riff solenne riverberato, il canto innodico, il passo marziale di "Robber Barons" sono gli ingredienti dell'ultimo ritrovato in fatto di nobile revival psichedelico. "Chem Farmer" è un baccanale senza voce, ma anche più virulento nei suoi accordi blues al fulmicotone, avviluppati in cortine di echi e convogliati in galoppate tribali.
"The Dream" abbatte altre frontiere. È la più anthemica e motorik della collezione. Il canto cadenzato modello aria medievale si staglia fantasmagorico in una jam demoniaca, bloccata - come in un maleficio - tra stasi, ipercinesi nevrotica ed esplosioni scalmanate. Al di sotto della crosta di genere garage-rock, "Wrong Idea" è nient'altro che uno scherzo armonico ribollente, il cui canto inintelligibile non fa altro che seguirne le convoluzioni dinamiche. "Crack In Your Eye" riprende da dove finiva "The Dream", con attacco a mo' di armonico da sciamano reso con la pura distorsione, battito da cerimoniale gotico e squittii stridenti di voce.
Ampliando il già vasto spettro "Contraption/Soul Desert" fa volare in orbita i B 52's (un'orbita tutta new wave, pungente in senso psychobilly), con un turbinio ossessivo e sempre più scalmanato. Una delle loro creazioni più spaccanti. "Opposition" è l'unico vago ricordo del loro power-pop del passato prossimo, qui però potenziato con fare hardcore. "Crushed Grass" è un altro rinnovamento infuocato del garage-wave dei B 52's, e "Heavy Doctor" suona come se David Byrne fronteggiasse degli Animals acidificati al massimo.
Estremi attributi confluiscono in questa fionda d'album. I membri e la loro distribuzione, per cominciare: la chitarra di Dwyer, hendrixiana fino al midollo per il suo disturbante contrappunto, il canto di Brigid Dawson, una cantante d'opera divenuta afona, la seconda chitarra atmosferica di Peter Dammit. Soprattutto, un plauso va alla sezione ritmica, la doppia batteria di Michael Shoun e Lars Finberg. Ma anche al loro districarsi nei generi del cuore, quelli della San Francisco "acida", storica, gloriosa, da dove provengono, e in mescole velenose che danno vita a un nuovo immaginario forte. Come quello riassunto dal disegno di copertina, disegnato da Elzo. Dedicato alla memoria di Jay Reatard, Jerry Fuchs e Gerard Smith.
09/02/2012