Nel solco del deludente "Le Grand Larance Prix", il quinto disco per la Riot Season conferma il momento poco ispirato per uno dei nomi più chiacchierati e misteriosi del panorama rock degli ultimi anni.
L'impatto potentissimo dei loro dischi precedenti, in cui suonava un numero variabile di batteristi, accompagnati da fendenti chitarristici, ruvide partiture elettroniche e guizzi dada ha lasciato, infatti, il posto ad un modus operandi basato su un approccio sintetico che, se da un lato può essere salutato con favore perché tende al rinnovamento della loro formula, non riesce tuttavia ancora a dare frutti saporiti. Così, mentre sprazzi del sacro fuoco di un tempo si riconoscono nelle fornaci electro-noise di "Dinner With My Girlfriend" e "Woodpecker", i cui monolitici beat rappresentano il corrispettivo androide di quelle che una volta erano colossali devastazioni di pelli e feedback, già con "Mermuda Triangle" i Nostri ristabiliscono dimensioni meno problematiche, quasi ipotizzando una versione new-age dei Neu!, in parte ribadita da "Youth Led Worship".
Incredibile, ma vero, la title track è quindi una languida ballata, pur se immersa in un bicchiere di acido. La stanchezza che attanaglia la loro scrittura si riflette anche su numeri leggermente più interessanti, come il ballabile magnetico di "Rodeo Girls".
Poco male: prima o poi dovevano inciampare.
25/03/2012