Con musicisti provenienti da realtà più o meno note come Heliocentrics, Acoustic Ladyland, Zun Zun Egui o Transglobal Underground, i londinesi Melt Yourself Down stanno facendo parlare di sé grazie ad una potentissima formula sonora piantata nel bel mezzo di una scazzottata tra p-funk, world-music e afro-beat, con lisergiche staffilate di elettronica a completare un quadro fresco e convincente.
Il biglietto da visita, esagitato e marziale, sbilenco e lisergico come un trip di ritorno nella terra dei nostri antenati, è “Fix My Life!”, tra sax svirgolanti, poliritmi imbizzarriti e un’aria di festa senza fine che “Release”, di lì a poco, contribuisce a rinnovare con schizzi di Fela Kuti a go-go. Un disco che, tra le righe, sembra ripetere che, sì, in principio c’era il ritmo e Dio è stato di sicuro il primo ballerino. Sprazzi mediorientali tra epiche Contortions che spumeggiano echi dionisiaci (“Tuna”), ballabili solari & poppy (“We Are Enough”), danze del sole e bandismi sfrenati (“Kingdom Of Kush”), galoppi sincopati scuoticulo che s’incupiscono senza, comunque, dilapidare la ricchezza dell’abbandono fisico (“Mouth To Mouth”): ed è praticamente impossibile stare fermi un minuto, anche quando le cose si fanno più riflessive come in “Free Walk”.
E voi, cosa aspettate a lanciarvi nella mischia?
02/07/2013