Fucked Up

Glass Boys

2014 (Matador)
avant-rock, punk-pop

Due aggiunte al ciclo di mini-album dello zodiaco (“Year Of The Tiger”, “Year Of The Dragon”) separano la scintillante, estenuante opera rock “David Comes To Life” dal più contenuto fratello minore “Glass Boys”. Per gli imperituri, vitrei punkster canadesi Fucked Up è l’ennesimo momento della verità: dopo il loro “Zen Arcade” arriva un loro possibile “New Day Rising”?

Per un pugno di tracce la risposta sembra essere affermativa, cioè per i brani che più si rifanno superficialmente al predecessore e ne isolano i meccanismi pop per sfruttarli al massimo: così la power-ballad “Sun Glass”, “The Art Of Patrons”, ma soprattutto “Paper The House”, la più cromatica con i suoi scampanellii lisergici e il suo refrain country-rock. “DET”, praticamente una ballata folk di Bob Dylan riarrangiata sulla foga, sembra invece un momento sprecato che poco aggiunge al progetto.

A latere vi è un fronte sperimentale in brani il cui spirito hardcore sembra puro appannaggio del cantante Damian Abraham, tutto preso in nuove sciabolate verbali e frustate lessicali. La marziale e altisonante “Echo Boomer” all’inizio e - per chiudere il cerchio - la finale title track, tutta cambi di tempo, sono progressioni di accordi non così epidermici, asserviti più che altro ad accompagnare il monologo incandescente del vocalist.
I comprimari da par loro spingono l’acceleratore dei sovratoni psichedelici, come nell’eroica “Touch Stone” (mellotron e accordi acidi), e ancor meglio nella più avvincente e articolata “Warm Change”, con finale Jimi Hendrix-iano, e nella distorsione eruttante che detona una progressione pirotecnica in “Led By Hand”.

L’opera più amichevole dei Fucked Up? Di sicuro quella più testarda nel cercare l’unione di cattiveria distorta e melodia dolce, segno che le innovazioni di “David” e delle ricerche degli esordi sono ormai pienamente accettate. Il rilascio di adrenalina è sempre infallibile, nonostante un missaggio non impeccabile (Bill Skibbe) e un uso tracotante dei riverberi che dà troppa aria a canzoni che già ne hanno. E’ il disco della loro unione, ma - oltre al solito demonio Abraham - è la consacrazione di Jonah Falco, incontenibile anche con una batteria sovraincisa, e del chitarrista Mike Haliechuck. “Thirteen years in the making”, parola della bassista Sandy Miranda.

12/06/2014

Tracklist

  1. Echo Boomer
  2. Touch Stone
  3. Sun Glass
  4. The Art Of Patrons
  5. Warm Change
  6. Paper The House
  7. DET
  8. Led By Hand
  9. The Great Divide
  10. Glass Boys


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