Da quando Jessie Ware decise di voler diventare qualcosa in più della
vocalist perfetta per progetti come quello di
SBTRKT (collaborazione comunque rinnovata in una traccia del nuovo album “Wonder Where We Land”) il contrasto tra voci femminili declinate r’n’b e sonorità post-dubstep è diventato di gran moda, generando una scena che presto potrebbe rivelarsi una miniera per le tante stelline del pop.
C’è chi, come
Banks, ha tentato di dare un’alternativa
indie alle fatalone del
mainstream o chi, come
FKA Twigs, si è riparata tra gli anfratti scuri di un’onirica sperimentazione. E poi c’è appunto la Ware che, più legata al melodismo in purezza, si è ritagliata il ruolo di nuova
sophisticated-lady del soul britannico, anelando a quel posto lasciato vacante da una
Lisa Stansfield non più tirata a lucido e da una pigrissima
Sade.
Con il suo nuovo album, “Tough Love”, sembra voler ribadire fermamente tale concetto, riprendendo in mano le sue eleganti
ballad d’altri tempi, appoggiate su moderni tappeti minimali (“Sweetest Song” e la più desertica “Desire”) e raggiungendo forse la compiutezza formale nell’avvolgente “Cruel”, tra battiti felpati ed effluvio d’archi anni 70.
Più proteso al decennio successivo il primo, bellissimo singolo e
title track, con tipico
pattern ritmico
à-la Prince a coadiuvare un
pathos etereo alla
Bat For Lashes. E la Ware potrebbe tranquillamente confondersi per una ninfetta del genio di Minneapolis quando è alle prese con le sensuali voluttuosità di “Champagne Kisses” o come quando si fa nuovamente corteggiare da Miguel, nuova stella dell’r’n’b americano, tra i vapori della stuzzicante “Kind Of… Sometimes… Maybe”.
Chiunque abbia apprezzato “
Devotion” troverà ottimo pane per i suoi denti in questi pezzi ma la Ware decide anche di mescolare le carte in tavola e dimostrare che a trent’anni suonati il suo
carnet di ascolti e influenze è più vario di quello di una giovane
vocalist appena svezzata a pane ed elettronica in un
club. Scritta con
Blood Orange ma lontana dalle coordinate
black, “Want Your Feeling” sfoggia un piglio sbarazzino che tanto deve ai tango notturni dei
Fleetwood Mac, mentre “You & I (Forever)” colpisce soprattutto per l’incalzante battito pop, purtroppo non supportato da un
refrain altrettanto aggressivo.
L’ambizione di universalizzare la sua proposta la porta però a commettere anche qualche passo falso, come il sonnacchioso electro-spiritual “Keep On Lying” o la sontuosa ballatona “Pieces” che, al netto di una buona melodia e un’interpretazione al solito impeccabile, finisce col pagare pegno più a Celine Dion che all’ormai celebre e più sobria “Wildest Moments”.
A questo punto non stupisce quindi più la presenza di una marchetta di lusso come quella del pur talentuoso
Ed Sheeran, vero mattatore delle classifiche 2014, che firma con la Ware un radiofonico numero
acoustic-soul appositamente concepito per donare all’album quell’
hit-single di cui altrimenti sarebbe forse privo. Immediato, carezzevole e interpretato con garbo, “Say You Love Me” è tuttavia il pezzo che forse non avremmo voluto sentire intonare dalla sua morbida voce. Semplicemente perché potrebbe essere cantato da chiunque e lei ha già dimostrato di non essere una qualunque.
“Tough Love” è come un delizioso dessert che lascia uno strano retrogusto in bocca, perché conferma, senza riproporre pedestremente, quanto di buono realizzato in precedenza ma al tempo stesso getta dubbi sulla piega che la carriera della Ware potrebbe prendere in futuro. Sono palpabili, infatti, un pericoloso desiderio di spersonalizzazione a favore del plauso di un pubblico sempre più vasto e una giovanilistica ingenuità che non si era avvertita nel più rigoroso debutto.
Sarà il tempo a dirci da che parte Jessie Ware vorrà stare, il talento e la versatilità non le mancano di certo, ma sarà altrettanto brava a tenersi lontana dai facili applausi?
15/10/2014