Heron Oblivion

Heron Oblivion

2016 (Sub Pop)
psych-folk-rock

Uno specchietto per le allodole esemplare, questo progetto Heron Oblivion: un nome accattivante, etichetta importante, line-up da supergruppo psichedelico (Meg Baird e le due colonne portanti dei Comets On Fire, Noel Von Harmonson e Ethan Miller).
Anche ascoltando il disco, non si può non reagire d’acchito: questa è roba “figa”, psichedelia vecchio stile ma cazzuta, le jammone interminabili di “Rama”, la voce da druida imbottita di Valium della Baird, il bailamme ossessivo di “Faro”, il ballatone alla Neil Young “Your Hollows”.

Fermandosi un attimo a riflettere, però, non appare molto comprensibile l’entusiasmo della Sub Pop per questa firma. “Heron Oblivion” è un collage dei riferimenti e delle esperienze dei due ex-Comets On Fire, che vanno dalle vecchie passioni per una psichedelia “tarda”, anni 70 alle successive collaborazioni con Sic Alps e Six Organs Of Admittance, oltre che alla natura d’improvvisazione dei loro progetti in coppia.
Per dirla tutta, nelle divagazioni strumentali del disco non c’è niente per cui valga la pena di seguire la band durante il lungo minutaggio dei sette pezzi del disco, se si contano le solite, scontatissime dissonanze elettriche, il wah-wah muffoso di “Beneath Fields”.

La scrittura fa acqua da tutte le parti, anzi sembra proprio non essere contemplata, nella presunzione che l’esperienza di musicisti e il fascino intrinseco del progetto possano supplire. Così “Oriar” ricopre in modo pedissequo il cliché della psichedelia folk-rock, con le sue ritmiche sinuose, le sue noiosissime tirate chitarristiche.
Più che il prodotto finale di una scena, il suo compimento in forma di classico minore, di culto, “Heron Oblivion” dà l’impressione un po’ triste di quei negozi di finto artigianato indiano da pagare a caro prezzo.

08/03/2016

Tracklist

  1. Beneath Fields
  2. Oriar
  3. Sudden Lament
  4. Rama
  5. Faro
  6. Seventeen Landscapes
  7. Your Hollows


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