Il ritorno dei Melt Yourself Down è una delle notizie più piacevoli dell'anno corrente, soprattutto perché combacia con l'inizio della stagione estiva. Si tratta di un ensemble formatosi a Londra nel 2012 con una mezza dozzina di artisti espertissimi che collaborano o hanno collaborato in passato con numerosissime band di diverso stampo - il caso emblematico è quello di Shabaka Hutchings, sassofonista e clarinettista già di "The Comet Is Coming" e "Heliocentrics", che quindi ha fatto en plein in questo 2016.
Il debutto targato 2013 fu un esordio fulminante, un calderone di funky, afro-beat, jazz, world music che ti entrava nelle fibre nervose senza troppe smancerie e ti gettava in mezzo alla pista manco stessi al Carnevale di Rio. Il loro è un approccio particolarmente gioioso, energetico e muscolare, per cui godere passivamente della loro produzione senza dimenarsi è un divertimento mutilato. Pezzi come "We Are Enough" e "Release!" sono stati il sound preferito dell'estate 2013, per cui l'attesa e l'aspettativa per una nuova loro uscita era davvero spasmodica: finalmente siamo stati ripagati.
"Last Evenings on Earth" è il nome della loro seconda fatica, la formula non cambia rispetto al debutto (per fortuna!): una trama sonora contaminata da una sconfinata serie di generi diversi mescolati con maestria ed eleganza. Ognuno mette un po' del suo talento e la summa delle cose è l'ennesima botta di vitalità e un invito non troppo celato a gettarsi nella mischia.
I Melt Yourself Down riescono dove pochi ce la fanno: unire una tecnica sopraffina che non sconfina nella sterilità a un sound emotivo, sentimentale ed estetico tra una scivolata jazz e una valanga di funk e afro-beat ben assestati.
Se passiamo all'analisi delle tracce, "Body Parts" è il centro nevralgico del disco, con quel coro africano che dà l'input a una deflagrazione funky-jazz travolgente, vi sfido a rimanere fermi sul posto senza contorcervi in preda a un delirio acustico; poi i ritmi esotici di "Yazzan Dayra", impreziositi da un comparto vocale riuscitissimo; "Dot To Dot" dai tratti psichedelici da danza del fuoco ("I've got the rock inside me!"); la scazzottata funky di "Jump The Fire"; infine, il sassofono quartomondista di "The God Of You", un gioiello che termina il rituale.
Unite The Comet is Coming, Gala Drop e Goat e otterrete la formula di "Last Evenings on Earth" e dei Melt Yourself Down in generale, musica pensata per essere goduta e ballata dal vivo fino all'esaurimento muscolare. La ricetta è quella giusta e speriamo che ci accompagni per tantissime estati a venire.
15/07/2016