Della californiana Kehlani Ashley Parrish era balzata all'occhio innanzi tutto la storia di vita, tutta vera ma anche perfetta per il pubblico di un talent show come America's Got Talent, al quale partecipò appena 16enne come membro del gruppo Poplyfe. Padre scomparso e madre tossicodipendente, cresciuta un po' dalla zia e un po' per strada, ottima ballerina di chiara matrice urban, una montagna di tatuaggi, orientamento sessuale liquido e un volto sul quale sono rintracciabili le 5 etnie del suo dna: Kehlani è l'incarnazione della nuova gioventù "diversa" americana, e si è da subito conquistata milioni di affettuosissimi fan che la seguono con passione. L'esperienza Poplyfe non è poi andata a buon fine, ma la sua energia già ai tempi è stata tale da convincere l'allora presentatore Nick Cannon, personalità tutto-fare dello showbiz (nonché ex-marito di Mariah Carey), a improvvisarsi suo agente e trovarle il giusto contratto, in questo caso con la Atlantic.
Nella sua rapidissima scalata Kehlani ne ha viste di belle e di brutte, inclusi un tour di gran successo in America e le discrete impressioni della critica per il suo (acerbo) secondo mixtape autoprodotto "You Should Be Here" (2015), che contiene la sua hit al momento più famosa, "The Way". Ma la rampa di lancio s'è fatta presto vertiginosamente ripida quando la ragazzina s'è trovata a cantare un pezzo sul chiacchierato disco dell'ex-One Direction Zayn Malik. Non sono ben chiare le vicende successive, ma poco dopo la vita di Kehlani è stata investita da un tentato suicidio e conseguente ricovero in ospedale, la pressione delle aspettative deve essersi fatta troppo forte e la ragazza ha avuto un pericolosissimo - quanto totalmente comprensibile - momento di vuoto.
Da lì le cose si sono sensibilmente fermate, e Kehlani ha avuto modo di riprendere la corsa a un ritmo più umano, al punto che "SweetSexySavage" è uscito a fine gennaio senza grossi strombazzamenti, e ha l'aspetto più di un lavoro restorativo che non di ufficiale conferma di una nuova popstar mondiale stile Rihanna.
Tuttavia, il cosiddetto mercato midstream del mondo dell'r&b, nel quale Kehlani adesso si ritrova, può essere sia terreno fertile che cestone degli sconti indifferenziati per prodotti che non sono né troppo radiofonici né particolarmente interessanti per gli ascoltatori più esigenti, e purtroppo le ben 17 tracce di "SweetSexySavage" tendono quasi tutte alla seconda opzione. Lo spoken word dell'Insta-poetessa Reyna Biddy che forma l'"Intro" è certamente una sentita dichiarazione d'intenti a cuore aperto, un modo per riaffermare sé stessa e il suo posto nel mondo dopo tutto quanto accaduto:
I'm a superwomanE il resto delle liriche affrontano con schiettezza di amori andati, sesso pruriginoso, situazioni difficili, auto-affermazione e padri mai conosciuti. Tutto questo non trova però una forte controparte nel tessuto musicale, perché la giovanissima età di Kehlani è fin troppo lampante e presto si nota che quello che si sta ascoltando semplicemente non morde. Certo, la voce non è mai stata il suo punto forte, ancora una volta ci si trova legati a un modello interpretativo quasi pre-impostato senza grosse variazioni di sorta, ma sono soprattutto le scelte produttive che lasciano a desiderare. Se voci "deboli" come Britney Spears e Justin Bieber sono state in grado di intonare pezzi da novanta grazie a miracoli di studio, il lavoro fatto su "SweetSexySavage" è tremendamente standard.
And somedays I'm an angry woman
And somedays I'm a crazy woman
05/02/2017