Suddiviso in tre capitoli, il secondo assalto sonoro dei King Gizzard And The Lizard Wizard per il 2017 pesca senza pudore nell’immaginario hard-rock anni 70, con un tono epico che ancora una volta rimanda agli Hawkwind, alterando la materia con una vacuità lirica che simboleggia la catarsi antropica dei tempi correnti.
“Murder Of The Universe” è un concept-album sull’apocalisse della razza umana e sul predominio dell’intelligenza artificiale, la stessa che sembra aver ideato le poche e ripetitive idee eufoniche dell’album.
Incoerente, banale e insulso come pochi altri, il nuovo disco della band australiana è la celebrazione terminale del pensiero di concept-album, una cavalcata psichedelica in cui i cliché di genere si trasformano in un groove asettico e nichilista. Il rischio di un progetto così azzardato è quello di restare vittima dei suoi stessi presupposti: il viaggio all’inferno dei King Gizzard And The Lizard Wizard non è infatti esente da bruciature e corrosioni emotive, un delirio speculativo su un’immaginaria lotta tra il bene e il male.
Ancora una volta la band mette a disposizione del proprio approccio garage-rock-psych una materia sonora più complessa, ed è alquanto stimolante ascoltare il recitato tipico di una rock-opera su una piattaforma musicale così ossessiva e ripetitiva, un ibridazione a tratti volutamente disturbante che culmina nella parabola finale di “Vomit Coffin”.
La sempre presente irrazionalità ideologica evita cadute di tono, anche se il primo segmento “The Tale Of The Altered Beast” mostra i primi segni di cedimento creativo.
Il fascino della loro musica resta comunque sempre vertiginoso (“Altered Beast 1”) e difficilmente quest’album deluderà i fan del gruppo, anzi, ne amplierà il potere mesmerico proprio in virtù dell’intensa storia apocalittica e sci-fi che sottende il tutto.
L’energia devastatrice delle incandescenti chitarre in acido della prima parte è sì disturbante, ma serve a introdurre (“Life/Death”) le più profonde pagine della seconda sezione “The Lord Of Lightening Vs. Balrog”: un pamphlet ricco di metafore, antonimie, ossimori e sarcasmo. I richiami alla serie “League Of Peoples” di James Alan Gardner sono evidenti non solo nei testi, che abbracciano le visioni apocalittiche sulla tecnocrazia, ma anche nell’esplicito utilizzo del personaggio Balrog (a sua volta mutuato dallo stesso Gardner dall’opera di Tolkien).
Musicalmente la seconda sezione è più vicina al cazzeggio finto-pop di “Paper Mâché Dream Balloon”, con due episodi più delineati dal punto di vista lirico, pronti a esplodere nelle sempre fiammeggianti esibizioni live (“The Floating Fire”, “The Acrid Corpse”).
Pathos e climax alle stelle per la terza sezione, “Han-Tyumi And The Murder Of The Universe”: l’ingegnosa trovata narrativa del cyborg Han-Tyumi che progetta di distruggere l’umanità con il suo micidiale vomito è in parte geniale e in parte irrisoria. Per l’occasione la band affila le armi, mettendo in scena un sound più cinematografico e visionario (“Welcome To An Altered Future”), che si avvale di alcune delle migliori canzoni del gruppo, ovvero la distruttiva “Digital Black”, l’anti-etica “Han-Tyuimi, The Confused Cyborg “), l’irriverente “Vomit Coffin” e la superba chiosa di “Murder Of The Universe”, un’orgia di rock e psichedelia con voce narrante che prima mette in fila gli elementi narrativi per poi disintegrarne la logica sequenziale.
“Murder Of The Universe” è per molti versi l’album più estremo della loro carriera, un disco che nella sua apparente debolezza lirica genera l’ennesima chiave di lettura della musica dei King Gizzard And The Lizard Wizard, ma senza garantirne la reale comprensione. L’ennesimo schiaffo e sberleffo di una band che deve ancora generare il suo capolavoro.
26/06/2017