A cinque anni dal loro ultimo album riecco i Newdress, quanto mai decisi a confermarsi come uno dei punti di riferimento della nu-new wave nostrana. Reduci due anni fa da un Ep di cover, che li ha portati a incrociare il microfono con due veri deus ex machina del rock italico, Garbo e Omar Pedrini, e con due splendidi outsider di una generazione più recente, Luca Urbani e Lele Battista, Marzoli e soci - con la new entry rappresentata da Matteo Frigoli alla chitarra - tirano una riga sul recente passato, denso di collaborazioni e di produzioni esterne, per riprendere in mano in prima persona le redini del loro sound.
Quello che ne esce è un lavoro compatto, probabilmente più in linea con le inclinazioni del gruppo per via di accostamenti elettronici più decisi, che vanno a parare nei pressi dei New Order più electro. Non che "Legàmi di luce" si misurasse su chissà quali altre coordinate, e tuttavia le chitarre, laddove qui ricamano, allora erano più centrali, mentre la componente elettronica, da supporto più spigoloso, ora si mescola alla bassline con maggior leggerezza e armonia. Ciò che non muta è l'attitudine del complesso bresciano a confezionare anthem pop di buona presa e una misura che non sconfina nel kitsch, né presta il fianco a pericolose sbracature.
"Attico narcotico" è un mezzo tempo d'atmosfera che fonde Bluvertigo e New Order, il singolo "Daylight" alza i bpm e il livello di orecchiabilità restituendo un curioso mélange fra Max Gazzé e gli Editors, le tese meditazioni di "Rumore interiore" e di "Santa indolenza" sono il vero marchio della casa (si ascolti del predecessore "Al tatto nel buio") , mentre "Hedone" torna - in modo credibile - a strizzare l'occhio a Peter Hook, e "Messaggio criminale" si consegna con buon piglio al dancefloor.
Chiude il disco un trittico di brani accreditati come bonus in quanto già editi: un'ottima cover di "Contact The Fact" degli indimenticati Sound, licenziata nel disco tributo "Silent Age", e i due bei singoli "In questo inverno" e "Sorride a tutti" presenti rispettivamente negli Ep "Vernale" (2013) e "Novanta" (2015).
Un piccolo appunto: perché allora non reincidere ex novo almeno questi due e inserirli nella scaletta principale dell'album? Sarebbe stato il classico dettaglio che avrebbe aggiunto ottima sostanza a un'opera già buona, che conferma infine quanto già si sapeva sul conto dei Newdress.
06/05/2017