Max Gazzè

Max Gazzè

Uno stravagante Pierrot

Della fervida scuola cantautorale romana, Max Gazzè rappresenta una delle figure cardine. Dopo una lunga gavetta giovanile, vissuta soprattutto all'estero, il suo talento cristallino esplode, mostrando l'inconsueta capacità di mietere successi a ripetizione, senza mai snaturare la grande classe e la rara qualità della sua ricerca, sia tematica che musicale

di Cristiano Orlando

Io musico te soltanto perché tanto hai musicato
quel che gli altri han solo scritto
sazi del parlato
spinto a malapena nelle pagine di Arcadia
come sabbia nell'arena
tu per me maggiore
la poesia non è brandire scettro
non ti ho letto ma cantato
di note senza fiato
rese vive dal ricordo dell'accordo stipulato
fra l'Apollo e le sue rime
io musico te soltanto e mentre canto
la mia pelle sembra frigger come burro
dentro suoni di padelle
questa è un'arte tua e del tuo bell'eroe francese
lui altro mai non chiese che una donna da salvare
e invece è me soltanto che ha salvato
("Poeta Minore")

Le origini

Max GazzèNato a Roma il 6 luglio del 1967, Massimiliano Gazzè trascorre l'adolescenza in Belgio seguendo le orme del padre, diplomatico presso l'ambasciata italiana. A Bruxelles frequenta la European School e a quattordici anni comincia a suonare basso elettrico e chitarra, in seguito agli studi al pianoforte, iniziati già alla verde età di sei anni.
Sempre in terra fiamminga intraprende le prime esperienze musicali, esibendosi in vari club con diversi gruppi e partecipando a disparate e composite jam session influenzate da progressive rock, ska, new wave, punk, soul, musica brasiliana e jazz, utili a consentirgli di collaborare con alcuni mostri sacri del settore, come Steve Coleman e John Scofield. Si dedica anche alla pittura, sua grande e mai sopita passione, che alimenta grazie agli introiti conseguiti durante i suoi primi concerti nei club.

Tra il 1984 e il 1985 suona con continuità negli Emballau Cadage, band che presenta repertorio originale di stampo pop-rock e new wave, quasi tutto di sua creazione.
In seguito è per cinque anni il bassista, arrangiatore e autore dei "4 Play 4", formazione inglese di Northern Soul. Con il gruppo si trasferisce nel Sud della Francia, dove lavora anche come produttore artistico per la D.P.I.
Rientrato a Roma nel 1992, si dedica alla sperimentazione musicale nel suo studio di registrazione, suona per circa un anno negli Emporium, mentre compone colonne sonore per cortometraggi e inizia a collaborare con artisti come Frankie Hi-NRG, Alex Britti e soprattutto Niccolò Fabi e Daniele Silvestri con i quali stringe un profondo rapporto d'amicizia.

L'esordio discografico

Nel 1994, dopo numerosi anni di gavetta, inizia a elaborare idee valide a definire lo schema del suo primo album solista, che vedrà la luce solo nel 1996, dopo aver sottoscritto con la Virgin il suo primo importante contratto discografico.
Contro un'onda del mare è il risultato del lungo e articolato lavoro iniziato molti anni prima. Realizzato con il batterista Piero Monterisi (da sempre fido collaboratore di Silvestri) il disco vede anche l'inizio dell'importante e duraturo sodalizio artistico con il fratello Francesco, poeta e co-autore delle liriche. Gazzè canta, arrangia, produce, suona basso e tastiere e convince la critica italiana che consacrerà l'album tra i più originali debutti dell'anno.
L'album è una severa e misteriosa gemma, sorretta da arrangiamenti di chiaro stampo rock che spesso sfociano su accordi quasi hard ("Karbogha", "Il viaggio di Luna"), ma anche in dilatate trame psichedeliche ("Sirio è sparita") e sontuose trame di oscura new wave chitarristica ("L'eremita", "Sul filo"), il tutto sempre intercalato su testi che vanno tra il visionario e l'ermetico.
Brani atipici quali "Quel che fa paura" e "Il bagliore dato a questo sole" si stagliano tra tutti per complessità di composizione e arrangiamenti, tanto da diventare ben presto dei capisaldi nelle scalette live, con code strumentali di pregevole rilievo. La finta semplicità di "Sono pazzo di te" invia, invece, i primi segnali della trasformazione e dell'apertura stilistica che di lì a poco si evidenzierà nel repertorio.

Franco Battiato ha l'occasione di ascoltare in anteprima questo pregevole lavoro e scrittura Max come opener per il tour de "L'ombrello e la macchina da cucire", prim'ancora che l'album sia distribuito nei negozi. Per l'occasione presenta alcuni brani dell'imminente album in una versione acustica e semplificata negli arrangiamenti.
Il pubblico di Battiato rimane affascinato dalle composizioni dello sconosciuto Gazzè, gratificandolo con applausi e numerose richieste di bis. L'album sarà promosso da una ventina di date live, ma le vendite non lo premieranno.
Il grande successo è, però, solo rimandato.
Nel corso del 1996 Gazzè partecipa alla sezione ritmica dell’album "Il dado" dell'amico Silvestri, al quale offre la composizione "Rappresaglia", oltre a iniziare il lavoro sul materiale che comporrà il nuovo disco.

Il successo è alle porte

Nel novembre 1997 un primo assaggio del futuro progetto arriva con "Cara Valentina", brano caratterizzato da un testo che riprende un'ironica lettera d'amore recitata in un interessante ritmo ska in levare. Il pezzo partecipa con discreto successo alla kermesse Sanremo Giovani e, accompagnato da un geniale videoclip in costume, innalza l'interesse e l'impegno nell'elaborazione del nuovo materiale.
Nel corso del 1998 Gazzè convola a giuste nozze con Maria Salvucci e festeggia l'evento con una lunga festa presso il Locale, fondamentale luogo di crescita per lui ma anche per i tanti cantautori usciti con la celebre sfornata che Roma ha saputo presentare nel corso degli anni 90. Diventa papà del primogenito Samuele e partecipa per la prima volta al concerto del 1° Maggio. Il decisivo abbrivio per l'ascesa delle proprie sorti artistiche, arriva grazie all'enorme successo ottenuto da "Vento d'estate", brano scritto dallo stesso Gazzè circa sei anni prima, ma pubblicato solo nel 1998, dopo una fondamentale rielaborazione apportata dal collega Riccardo Sinigallia. Cantato in coppia con l'amico-collega Niccolò Fabi, diventa presto uno dei pezzi più programmati in radio.
Grazie alla positiva partecipazione al Festivalbar e soprattutto alla sorprendente vittoria nella rassegna Un disco per l'estate, Gazzè inizia a entrare con prepotenza nell'immaginario del grande pubblico, il miglior viatico per presentare finalmente l'attesissimo secondo album che entra in distribuzione nell'autunno dello stesso anno.

La favola di Adamo ed EvaLa Favola di Adamo ed Eva, oltre a comprendere i due seminali singoli editi in precedenza, include una numerosa sequenza di brani che diventeranno veri e propri evergreen per il cantautore romano; dalle pungenti recriminazioni lanciate nella celeberrima title track, tanto satirica quanto realista, alla nostalgica visione sentimentale de "L'amore pensato" - insieme all'onnipresente Silvestri - alla veemente protesta sociale di "Colloquium Vitae", con il featuring del cantautore piemontese Mao Gurlino.
Ma è anche in pezzi meno famosi che emerge l'inusuale capacità nel proporre un pop-rock d'autore raffinato e intellettuale, con grande attenzione alla costruzione di strutture musicali di spessore, arrangiamenti molto curati e la maniacale cura riservata ai testi. Le psichedeliche rotazioni di "Raduni ovali", ermetica nei suoi concetti astratti, la trascinante sequenza esistenziale di "Casi ciclici" e soprattutto l'analisi consapevole di una realtà conformista sviluppata in "Come si conviene (Bom Pa)" ("Ho messo a stendere il doppio mento in balcone e lavato via le rughe dalla faccia, bastava strofinare meglio con sapone e fantasia...") vanno a impreziosire un album che mostra la sua straordinaria caratura anche nelle piccole gemme incastonate tra le hit.
Dal novero si staglia la ricostruzione mitologica e primordiale tracciata nella visionaria "L'origine del mondo", uno splendido e onirico scenario foderato di geografici riferimenti, scalfiti su riff chitarristici che si dilatano e inaspriscono vicendevolmente ("Ho udito sirene cantare troppo piano/ il grido di Ulisse gonfiare le vele"). Da non trascurare le sagaci prese di posizione rappresentate in "Autoironia", gli slogan di cui è composta la divertente "Nel verde", con l'ospitata dell'amico Lucio Morelli o la folle ricetta decantata in "Due apparecchi cosmici per la trasformazione del cibo", pezzo molto articolato e dalle cangianti fragranze armoniche.

È un Gazzè diverso da quello gustato agli esordi. La proposta si è aperta in modo chiaro verso una platea più vasta, con motivi più immediati. Ciò che emerge è l'innata capacità, presente anche in brani più orecchiabili e radiofonici, di conservare un livello di qualità estrema e inusuale gusto estetico: la perfetta congiunzione tra ricerca artistica e successo commerciale, situazione stilistica che in tanti agognano ma che in pochissimi riescono a raggiungere.
Il disco è accolto con grande favore dalla stampa, che lo conferma come uno dei più interessanti ed estrosi giovani cantautori italiani.
Anche il pubblico gli tributa, finalmente, un buon riscontro, portando presto l'album a quota 50.000 copie di vendite e inserendolo tra le nomination per il Premio Italiano della Musica, indetto dal quotidiano La Repubblica.

Si moltiplicano allora le apparizioni televisive, volute a scopo commerciale dalla casa discografica.
Oltre a un tour promozionale, è scritturato per rielaborare il brano "O Caroline" di Robert Wyatt, inserito nell'album tributo "A Different You", dedicato al grande artista inglese e pubblicato nel corso del mese di ottobre del 1998. Al disco partecipano grandi nomi tra i quali Franco Battiato, Marlene Kuntz, C.S.I., Morgan. È proprio il brano di Gazzè a essere utilizzato come singolo portante del progetto, per il quale viene girato anche un videoclip.

Il Festival di Sanremo

Il 1999 si apre con un prevedibile colpo di scena: la prima partecipazione al Festival di Sanremo. Gazzè prende parte al concorso con il brano "Una musica può fare", inserito tra le nuove proposte.
Il Festival è sempre una tappa d'obbligo per il successo musicale in Italia e Max decide di affrontarlo con grande autoironia. Il cantautore si presenta sul palco con un improbabile completo a quadri scozzesi, una maglietta con la sua faccia riprodotta in computer grafica, staccabile e indossabile come maschera per l'esilarante balletto finale. Il pezzo, per niente adatto al contesto, è strutturato su allitterazioni, giochi di parole e situazioni surreali. "Una musica può fare" piace alla critica, grazie ai trascinanti suoni anni 80 e all'ironia di cui è impregnato, ma ottiene solo un onorevole piazzamento (ottavo).

Come accade spesso, agli scadenti risultati ottenuti al Festival fa poi da contraltare il successo commerciale. L'album La Favola di Adamo ed Eva viene ristampato con l'aggiunta del nuovo brano e la scelta, seppur considerata da alcuni discutibile dal punto di vista dell'etica discografica, consente al lavoro di raggiungere il prestigioso traguardo delle 100.000 copie di vendita, entrando di diritto tra i dischi pop italiani qualitativamente più significativi degli ultimi anni. Rispetto alla precedente versione, è stata eliminata l'interessante ghost track "Etereo", proposta per molti anni come apertura delle esibizioni dal vivo, in luogo della divertente traccia multimediale comprendente alcune brevi poesie del fratello Francesco decantate da Max e una versione demo del brano sanremese eseguita con l'ausilio di una piccola tastierina portatile.
Con l'arrivo dell'estate si registrano nuove partecipazioni ai concorsi canori stagionali nei quali viene principalmente presentato il brano "Colloquium Vitae", rivisto in versione più vigorosa rispetto a quella presentata nell'album. Positiva la partecipazione al concerto Mtv Day, di fronte a un'immensa platea che, a questo punto, inizia a intuire la caratura di Gazzè anche in occasione delle pirotecniche e svincolate esibizioni dal vivo.

Poeta minore

Max Gazzè 2000Il 2000 porta per la seconda volta il cantautore romano sul palco del Festival di Sanremo, questa volta nella sezione Big. Il brano proposto è "Il timido ubriaco", un'atipica serenata in rima, mista tra profondità e ironia nel puro stile dell'artista. Il pubblico e la critica sembrano gradire la scelta, facendo scalare la canzone fino al quarto posto della classifica finale. Da ricordare il frangente, unico nella storia del Festival fino a quel momento, che lo vide interrompere l'esibizione per un problema audio che stava inficiando la sua performance.
Dopo circa un mese dalla gara canora, viene pubblicato il nuovo album, il terzo in ordine cronologico, dal semplice titolo omonimo Max Gazzè. Un singolare primo piano del muso di un cammello, con tanto di denti inferiori esposti con grande onore, è l'immagine emblematica di copertina. Il titolo del disco, in realtà, doveva essere "Gadzilla", ma alcune differenti vedute con la casa discografica hanno portato l'artista, un po' polemicamente, a decidere di non assegnare un titolo specifico al progetto.
Per fortuna l'album è tutt'altro che scontato e segna un'ulteriore crescita artistica. Rispetto al precedente, è certamente inferiore il numero di brani con velleità da classifica. Oltre alla traccia presentata al Festival, è l'ironica e orecchiabile "L'uomo più furbo" l'unica proposta a possedere tali caratteristiche.
Il resto del repertorio propone una ricerca molto più elegiaca dei testi, dove sono numerosi i riferimenti a muse ispiratrici, come l'aedo francese Mallarmé, del quale viene rivisto in italiano uno scritto ("Elemosina") e una varietà sia sonora sia d'arrangiamenti che segna una convincente progressione. Basti ascoltare "Poeta minore", un travolgente pop-rock seghettato, dove l'analisi autobiografica sull'essere artista trova un geniale approdo nei versi, o la bizzarra vicenda descritta in "Su un ciliegio esterno", dove il singolare Gianni Sergente, impiegato sempre ben vestito, spende tutti i suoi guadagni in liquirizie da gustare solitario sopra i rami di un albero.
Tra i punti più alti, senza dubbio, gli archi e le chitarre di "Del tutto personale" e specialmente il viaggio sonoro di "La tua realtà", pezzo molto impegnativo che annovera la presenza degli ex-Csi Francesco Magnelli alle tastiere e Ginevra Di Marco alla voce.

Passi di gigante
Io con il naso aggiunto male agli occhi
Ho fatto passi da gigante
Ma gli anni della rincorsa sono storti
Come impigliati ai chiodi della strada
Il motore degli eventi
è partito con l'impegno
Che tiene accesa la fortuna
("Il motore degli eventi")

Dopo un lunghissimo tour promozionale, varie partecipazioni alle consuete sarabande estive nazionalpopolari e in seguito alla nascita della seconda figlia Bianca, proprio quella collaborazione imbastita in modo sfuggente, ma decisivo, con Magnelli e Di Marco diventa l'embrione per un progetto discografico molto ambizioso e, come capita in questi casi, esposto a tanti rischi.

Nel 2001 esce Ognuno fa quello che gli pare?, titolo che suggerisce una domanda di inesplicabile comprensione e che, nuovamente, accende la curiosità dei fruitori.
Si può proporre musica pop bella e consistente, senza sfiorare la banalità e gli ammiccamenti ruffiani. Gazzè ne esibisce una solida dimostrazione.
Le classifiche gli sono amiche, la popolarità non gli manca e la sua rimane semplicemente musica leggera, ma è sulla qualità che si gioca la differenza, sui sapori intensi che riesce a trasmettere, sul gusto espresso e sull'intelligenza compositiva. In questo senso, l'album è forse, tra tutti quelli proposti finora, il lavoro più libero e maturo, croce e delizia per tutti gli amanti delle sorti artistiche del duttile cantautore.
Volutamente poco omogeneo, dipana un ampio catalogo di atmosfere su cui si incrociano mandolini suonati tra vertiginose ritmiche jungle ("Megabytes"), sintetiche tessiture basso/synth, con insolite aggiunte di suoni provenienti da giocattoli per bambini ("Non era previsto"), prorompenti e affilate cavalcate rock ("Il motore degli eventi", con una strepitosa Carmen Consoli), immaginifiche e personali dissertazioni sulle grandi conquiste dell'uomo ("Questo forte silenzio"), stralci di europop ("Il dolce della vita"), intime riflessioni ermetiche in salsa etnica ("Il debole fra i due", con Paola Turci), intense e minimali nostalgie ("Non è più come prima"), fantastici decolli di obbrobri edilizi ("Eclissi di periferia") e amare analisi di tragedie storiche, fotografate nel post-rock di "In questo anno di non amore", dedicata all'atroce vicenda delle Torri Gemelle.
La vena surreale che impregna lo sguardo personalissimo e acuto dei testi del fratello Francesco, sempre più sugli scudi, fa il paio con arrangiamenti curati, nei quali archi e diluizioni classiche si fondono con elettronica, rock e strumentazioni anni 70.
La magica ricetta della leggerezza profonda, quella che mette insieme ironia, poesia, intelligenza e intrattenimento. Ognuno fa quello che gli pare? Pochi sanno farlo così bene.

La mente dell'uomo

Max GazzèGli anni tra il 2001 e il 2003 sono contrassegnati da un'intensa attività live: un tour teatrale nell'inverno 2001/2002, la tournée nei maggiori festival estivi e un fitto programma nei club.
Intreccia una collaborazione sempre più stretta con Stephan Eicher, autore e interprete di primo piano nel panorama musicale europeo, contribuisce alla realizzazione dell'album "Iperbole" di Raf (2001) e di "Bondo! Bondo!" della Bandabardò (2002), anno nel quale viene distribuito, esclusivamente per gli aderenti al fanclub ufficiale, un disco promozionale dal titolo Antecedentemente inedito, collezione contenente versioni demo di brani già editi, alcuni divertissement, poesie del fratello Francesco musicate per l’occasione e tracce live.
Le esperienze accumulate negli ultimi due anni passati sui palchi nazionali e le svariate collaborazioni abbracciate hanno fatto nascere in Gazzè l'idea di proporre modelli che possano essere il frutto di un lavoro di squadra, dove le idee dei singoli vadano a inserirsi in diversi contesti; una situazione creativa che lascia spazio anche alla nascita di inedite sinergie in corso d'opera canalizzate, verso una direzione sempre guidata dal baffuto artista romano.

Con questi propositi Gazzè costruisce l'album Un giorno, pubblicato nel settembre del 2004 e composto con l'ausilio dei Peng, pseudonimo che raggruppa tutta la schiera di musicisti con i quali collabora da anni.
Il disco è caratterizzato da sonorità calde e rassicuranti, registrato con l'utilizzo di esclusivi strumenti vintage e senza alcuna sovraincisione. Tutte le take sono state effettuate via microfono e praticamente nulla in presa diretta, metodologia asettica ma certamente più precisa. I testi sono all'altezza dei lavori precedenti e quindi curati sotto ogni aspetto. Il tono delle parole assume importanza quanto il significato.
L'album, seppur privo di brani da top ten, presenta numerosi capitoli interessanti: dall'avvincente e scivolosa "La mente dell'uomo" all'ironico e pungente tentativo pop-grunge "Annina", dallo stupefacente punk di protesta sui banali contenuti dei programmi televisivi de "I forzati dell'immagine", ai morbidi giri di basso gettati tra i melliflui toni di "Allenamenti".
Ma è nella melodiosa "Di sfuggita", nella forte denuncia di "Avanzo di galera" e nel trascinante duetto con Daniele Silvestri congegnato per "Pallida" che si identificano i passi migliori di un disco non immediato, ideale prosecuzione di un percorso che lo vede inseguire nuovi orizzonti, senza snaturarne la peculiare essenza dei suoi originali sistemi cantautorali.

Nel 2005 Gazzè diventa padre per la terza volta (Emily) e per celebrare i primi dieci anni di attività pubblica la prima raccolta, Raduni 1995-2005, composta da ventisei pezzi che richiamano i maggiori successi congiuntamente a brani meno noti, quattro dei quali inediti di pregevole fattura; la profonda "Di nascosto" e la folle "Chançon Idiomatique" su tutti.
Dopo il tour estivo Max si dedica a stringere nuove collaborazioni artistiche, uno dei suoi metodi di crescita prediletti, raccogliere nuovi stimoli e coltivare vecchi progetti. Ha partecipato al progetto Gizmo, una band capitanata nientedimeno che da Stewart Copeland, dove - oltre allo storico batterista dei Police - divideva il palco con Armand Sabal Lecco (Mass Mental), Raiz degli Almamegretta, Vittorio Cosma (Pfm, Elio e le Storie Tese, tra i tanti altri), lo straordinario chitarrista David Fiuczynski (Giorgi Mikadze, Screaming Headless Torsos) e le percussioni del talentuoso artista brasiliano Mauro Refosco (David Byrne, Red Hot Chili Peppers, Atoms For Peace e Dirty Projectors), in autentiche jam session live di straordinaria qualità tecnica.
Continua senza ostacoli anche la collaborazione con Daniele Silvestri e l'attività live, che oltre a concerti individuali prosegue nella fattiva cooperazione con altri artisti (vedi la tournée "Di comune accordo" in trio con Paola Turci e Marina Rei), seguita poi dalla pubblicazione di una nuova raccolta di successi ("The Best Of Platinum"), priva però di brani inediti.

Il mistero della polvere

Max Gazzè 2008 Il 2008 è l'anno del ritorno al Festival, a otto di distanza dall'ultima apparizione. Ancora una volta Gazzè stupisce. Il brano "Il solito sesso" si piazza al dodicesimo posto della classifica finale, ma riscontrando notevoli elogi, tanto da guadagnare in breve tempo il disco di platino.
Il pezzo scelto per la gara sanremese diventa una delle colonne portanti del sesto disco da studio, intitolato Tra l'aratro e la radio, dove Max risulta, come al solito, l'unico compositore delle musiche, mentre per i testi si avvale, oltre che del canonico contributo del fratello Francesco, dell'aiuto del poeta e amico Gimmi Santucci, figura estranea all'ambiente musicale. Con Gimmi, condivide riflessioni e digressioni sulla vita e sui cambiamenti subentrati nel passaggio dalla società agricola a quella industriale - dall'aratro alla radio, appunto. In sala d'incisione il cantautore romano ha scelto musicisti d'eccezione: Carmen Consoli ha suonato buona parte delle chitarre acustiche ed elettriche e Marina Rei le percussioni.
L'album si presenta tra i più irrazionali dell'intera discografia del cantautore romano. Undici tracce che, in un'apparente leggerezza, affrontano temi esistenzialisti; la radio, strumento popolare nel suo parlare in superficie, e l'aratro, strumento altrettanto popolare, nel suo scavare a fondo.
Quest'approccio parallelo si coglie a partire dal brano sanremese, troppo presto liquidato da molti come frivolo. "Il solito sesso" è in realtà una metafora dell'amore impossibile, che non si può, raccontata sì con levità, ma con un fondo di sottile dolore.
Sulle stesse coordinate si muovono brani come "Siamo come siamo", "Mostri", "Tornerai qui", piccoli racconti di sentimenti, speranze e sofferenze, che rivelano la sensibilità nello sfiorare tematiche facilmente inclini a essere patetiche o mielose, mentre la veemenza sfrenata percorre la geniale "L'evo dopo il medio", con astratti giochi di parole sorretti dall'irruenza dell'elettrica suonata dalla Consoli, per la quale si narra di finestre ridotte in frantumi a causa dell'elevato volume prodotto durante le sessioni di registrazione, compiute proprio presso l'abitazione-studio della Cantantessa.
Notevole l'ampio utilizzo di tastiere vintage dai suoni corposi, toni che vengono da lontano, ma che non invecchiano nel tempo.
Le sonorità molto intense e si scorgono accenni di oscuro alt-rock, nella cerebrale analisi de "Il mistero della polvere". Un Gazzè decisamente arricchito in personalità, capace di trasferire in musica questa consapevolezza - vedi il brano "Vuoti a rendere".

Un periodo d'oro
Flebile irreale
la luce incognita
come di cattedrale
quasi alabastrina si promana inesorabile
È livida
È gelida la quiete
prima di infrangersi
Nevica sulla discesa
e nevica sulla mia attesa
Nevica sull'altopiano
e nevica sulla mia mano
Nevica sul lastricato
e nevica sul mio segreto
...ed io dov'ero...
("Io dov'ero")


Quindi?L'eclettico artista romano non sembra porsi limiti e nel corso del 2010 esordisce come attore nel film di Rocco Papaleo "Basilicata Coast To Coast", per il quale realizza il brano di punta della colonna sonora dal titolo "Mentre dormi", una tenue e dolce ballata popolare forse un po' melensa, ma comunque adatta al contesto, che gli frutta il premio Mario Camerini per il miglior brano all'interno di un film, il premio Lunezia - Canzone per il Cinema, per il valore musical-letterario e soprattutto il David di Donatello 2011, come miglior canzone originale.
Sempre in quell'anno, un nuovo progetto, esclusivamente live, dal titolo "L'uomo sinfonico" lo vede impegnato a rivisitare alcuni dei suoi successi interamente riscritti con partiture per orchestra e proposti con celebri arie operistiche, in un autentico crossover tra il mondo del pop sofisticato e la musica classica.

Il successo del film e del brano incluso traina alla pubblicazione del settimo album, intitolato con un diretto e interrogativo Quindi?. Dodici composizioni di buon gusto generale. Un disco sincero, costruito, come al solito, su testi tra l'ermetico e il futile sentimentalismo. Musicalmente sono alternate situazioni d'indubbio interesse, ad altre un po' più scontate.
I passi migliori sono sicuramente "Edera", complessa e straniata con mandolini, violini, organi a intrecciarsi delicatamente con magia. Il testo dimostra come costruire una canzone d'amore senza alcuna ovvietà: "...io che sarei di te, i nei e le vertebre...". Trascinante ed ermetica è "DNA", un funky elettronico orecchiabile e divertente, mentre "Io dov'ero" fa ritornare alla mente le sonorità del primo indimenticato album d'esordio, con concetti tra l'irreale e il misterioso: "...La luce incognita, come di cattedrale, quasi alabastrina si promana inesorabile...".
Di buona riuscita l'ammiccante "A cuore scalzo", la coraggiosa e ritmata "Nuovi allineamenti di Stonehenge", con il consueto ottimo lavoro al basso e "Storie crudeli" che si scaglia contro la subliminale violenza dei contenuti proposti in alcuni programmi per bambini: "...Quattro pupazzi con testa ad antenna e la pancia col televisore, gestiti e cresciuti da un aspirapolvere mangiano schiume di ogni colore...".
Il resto del disco resta su buoni livelli, tra testi intriganti e musiche sempre meritevoli.

Il 2013 è l'anno che registra la nascita della quartogenita Silvia e dell'ennesima partecipazione come concorrente del Festival. La gara è questa volta disposta sulla presentazione di due brani per artista, uno dei quali, a seguito di specifica votazione, potrà proseguire fino al termine della manifestazione. Gazzè si presenta con "I tuoi maledettissimi impegni" e "Sotto casa". È proprio quest'ultimo brano a passare la forca delle eliminatorie, per poi posizionarsi al settimo posto della graduatoria finale.
L'ironico e divertente brano dà anche il titolo al nuovo disco d'inediti, cui seguirà un tour europeo. In questo periodo l'artista romano ottiene un eccellente successo commerciale, raggiungendo il disco d'oro per le 30.000 copie vendute dell'album e il disco di platino per le oltre 50.000 del singolo, insieme all'autorevole certificazione FIMI - Digital download d'oro.

Sotto casaL'album Sotto casa, ottavo in studio, ripropone tutti gli ingredienti che hanno fatto del cantautore romano una delle realtà artistiche più interessanti nel panorama musical-popolare italiano.
Cavalcate di basso e batteria ("I tuoi maledettissimi impegni", "Il nome delle stelle"), rapide modulazioni ("La mia libertà"), atroce e fedele descrizione dei momenti legati allo stupro ("Atto di forza"), giocosi quadretti dissacranti, descritti con proverbiale abilità ("Sotto casa") e articolati arrangiamenti orchestrali ("Quel cerino") sono tutti capitoli perfettamente corredati da testi notevoli, frutto, come sempre, della proficua collaborazione con il fratello Francesco, grande specialista nella cura fonica delle parole scelte.
Spazio anche per la piacevole sorpresa in chiusura, dove con "L'amore di Lilith" Gazzè torna ancora una volta alle graffianti atmosfere del mai dimenticato Contro un'onda del mare. Una raccolta di suoni acustici, elettrici ed elettronici miscelati con equilibrio e gusto, che contribuiscono in circa quaranta minuti alla realizzazione di un lavoro divertente e ben composto, che mantiene l'innata e tipica capacità di sorprendere dell'artista romano.

Il trio delle meraviglie

Dopo aver ricevuto una nutrita sequenza di premi che vanno dal miglior live d'autore dell'anno al premio Amnesty International per i contenuti del brano "Atto di forza" e dopo essersi nuovamente ben disimpegnato nel ruolo di attore nel film "Incompresa", diretto da Asia Argento, nella primavera del 2014, dopo tanti anni di collaborazione e amicizia indiscussa, Max prende parte al supergruppo Fabi-Silvestri-Gazzè. Il terzetto non si limita a una riproposizione del loro miglior repertorio, ma realizza un imponente disco d'inediti intitolato Il padrone della festa.
In un'atmosfera rilassata e festosa le chitarre elettro-acustiche accolgono i pianoforti, le tastiere, i sintetizzatori e i fiati. Il canto trova un ritmo. Ed ecco dodici brani per quarantanove minuti di pregiata scuola romana. L'esperienza e la sensibilità hanno fatto il resto, tre voci fuse in una sola, proprio come le radici dell'albero dipinto in copertina; Silvestri con la sua ironia corrosiva, mille parole sempre incastonate ad arte, Gazzè, il lunatico Pierrot, sperimentatore stravagante e ultimo dei diversamente romantici, Fabi, osservatore, viaggiatore e filosofo, disposto a bruciarsi pur di sentire e infine confessare.
Anticipato dal singolo "Life Is Sweet", mix perfetto tra le tre nature artistiche, l'album s'immerge in territori quasi immaginifici, da ascoltare e riascoltare per coglierne a fondo l'intensità e l'intimità. Non ci sono tormentoni, ma tante gemme che brillano espandendosi. In realtà il grande merito dell'album (disco di platino dopo pochi giorni dall'uscita) è proprio questo, regalare non il meglio di tre grandi cantautori, ma una sorta di artista indipendente, a sé stante. Non, dunque, la somma delle parti - e già sarebbe stata gran cosa - ma qualcosa di nuovo e diverso. Ogni volta che sembra di intuire il contributo di ciascuno in una nota o in un arrangiamento, subito il pezzo cambia e non si capisce da chi e come sia stato rielaborato. Dall'inizio onirico di "Alzo le mani", splendido brano che trasporta in un sogno quanto mai reale, fino alla chiusura della bella title track che sembra quasi non terminare, come se non volesse concludersi la collaborazione di questi tre amici.

Accompagnata da un tour sold out in numerosi palazzetti italiani ed europei, svoltosi tra l'autunno 2014 e il luglio del 2015 e documentato da uno specifico e corposo supporto fisico (Il padrone della festa - Live), l'esperienza di condivisione regala a Gazzè la spinta per la produzione di un nuovo album. Proprio nel mese di ottobre del 2015 raggiunge il pubblico, anticipato di qualche settimana dal singolo virale "La vita com'è" (doppio disco di platino), autentica hit che spadroneggia grazie alla solita miscela d'ironia e qualità (e un videoclip da non perdere).

Maximilian e l'avanguardia sintonica

Maximilian (premiato con il disco d'oro) è l'elegante titolo del nono lavoro di Gazzè, un nuovo progetto quanto mai eterogeneo, ma allo stesso tempo molto coerente. Un io proiettato in un'altra dimensione, vestito in abiti elisabettiani, ma inserito in un'ambientazione postmoderna, un po' come Gazzè, sempre a metà tra atmosfere cantautorali ed elettroniche. E in questo senso l'album si mostra multiforme nell'includere al suo interno diverse sonorità, ambientazioni, scelte, ma perfettamente coeso rispetto al percorso artistico del suo autore, propendendo per l'ampio utilizzo di sintetizzatori ed elettronica (suonata), ma allo stesso tempo lasciando libero l'artista di divertirsi e spaziare.
Il risultato è, in un certo senso, naturale e dotato di brani coinvolgenti, ma segna l'ennesima volontà di esplorare nuove direzioni. Gazzè, che si è distinto sin dall'inizio della sua carriera per un cantautorato fatto di arrangiamenti poco in linea con i canoni, avrebbe potuto adagiarsi sugli allori di un presente affollato da produzioni preconfezionate. La scelta è stata quella di andare oltre.
Non mancano naturalmente episodi più connessi con il passato, come la già citata "La vita com'è", "Teresa" o l'altro sagace singolo "Ti sembra normale" (anch'esso disco di platino), ma si può trovare molto altro.
L'intensità sintetica di "Nulla", come l'acustica di "In breve" o gli archi svolazzanti tra note di pianoforte di "Verso un altro immenso cielo" regalano la certezza di trovarsi di fronte a un disco vero, suonato, non solo costruito con i software e soprattutto scritto con la sempre più rara volontà di lasciarsi andare.
Sul fronte live il 2016 è un momento che regala ulteriori soddisfazioni e conferme.
Nasce il quintogenito Guglielmo e inizia un lungo e fortunato tour costituito da oltre settanta concerti (ovunque sold out), per poi affrontare la sua prima tournée mondiale che porta Gazzè a esibirsi in tre continenti e in grandi metropoli internazionali quali Montreal, Toronto, Chicago, Boston, New York, Miami, Los Angeles, Tokyo e Shanghai.

Max GazzèIl 2017 inizia con un nuovo ruolo d'attore nel film "Lasciami per sempre", diretto da Simona Izzo, il featuring nel brano "Pezzo di me" di Levante e prosegue con quello che appare il progetto più ambizioso e innovativo della sua carriera: Alchemaya - Un'opera sintonica, progetto originale ideato e scritto insieme all'immancabile apporto del fratello Francesco. L'opera è presentata dal vivo con la Bohemian Symphony Orchestra di Praga, diretta dal fido Maestro Clemente Ferrari e articolata su due parti: la prima è una sezione inedita, nella quale vengono proposti alcuni approfondimenti esoterici condotti negli ultimi vent'anni. La seconda parte propone, invece, brani tratti dal repertorio storico dell'artista e arrangiati in chiave cosiddetta sintonica, un neologismo da lui inventato per definire l'integrazione tra strumenti sinfonici e sintetizzatori.
"Il diluvio di tutti", "L'anello mancante", "Enuma Elish" sono solo alcune delle singolari composizioni che si collocano a metà tra la musica classica, il progressive rock e la musica pop, andando a costruire quest'atipico prodotto elaborato dalla sempre coraggiosa mente di Gazzè.
L'esperienza è incisa su album ufficiale, nel quale è incluso il brano "La leggenda di Cristalda e Pizzomunno", antica e fiabesca storia d'amore e fedeltà tra mare e sponda, canzone con la quale si presenta al Festival di Sanremo 2018 classificandosi al sesto posto finale, ma soprattutto conseguendo il premio Giancarlo Bigazzi assegnato direttamente dai maestri d'orchestra alla miglior composizione musicale. L'anno si conclude con la collaborazione apportata al brano "Posso" dell'artista romano Carl Brave.

Il 2021 è l'anno della sesta partecipazione al Festival di Sanremo. Il brano presentato s'intitola "Il farmacista" portato in scena insieme alla Trifluoperazina Monstery Band e classificatosi al diciassettesimo posto, oltre che inserito all'interno del nuovo album intitolato La matematica dei rami.
Il progetto è il frutto di un lavoro collettivo, sbocciato presso lo storico studio Terminal 2 di Roma insieme alla Magical Mystery Band, un supergruppo di artisti composto dall'amico collega Daniele Silvestri, Fabio Rondanini (Calibro 35 e Afterhours), Gabrielle Lazzarotti, Duilio Galioto, Daniele Fiaschi, Daniele Tortora.
Nel disco traspare la stretta collaborazione tra il cantautore romano, Silvestri e tutti gli altri artisti partecipanti. Tale sinergia, se da un lato sposta l’approccio verso ambiti più immediati e per certi versi più al passo con le richieste attuali, dall’altro tende ad ammorbidire quella peculiare dote ermetica, ironica e pungente nei contenuti che ha sempre contraddistinto il poliedrico repertorio di Gazzè.
Un altro aspetto che emerge tra i solchi, con oggettiva efficacia, è l’eccellente costruzione musicale e sonora sulla quale sono incastrate la maggior parte delle canzoni in scaletta. Quasi tutti i pezzi sono stati suonati in presa diretta, con pochi overdubbing, scegliendo la take più performante tra le numerose portate in scena.
Non mancano brani di rilievo, tra i quali si staglia per distacco “Figlia”, una toccante poesia scritta con il fratello Francesco intarsiata di tessiture elettroniche e psichedeliche create da Daniele Silvestri e la M.M.B..
Si passa poi dall’eleganza da chansonnier di “Attraverso”, dolcemente raccontata tra note di pianoforte e chitarra, all’analisi dei molteplici indirizzi che può assumere l’esistenza di “Considerando”, cesellata sui ritmi incalzanti della drum machine o al singolare beat a tinte sixties scelto per esporre le vicissitudini di un rapporto nocivo ne “Il vero amore”. Malinconici vissuti sono proposti in  “Le casalinghe di Shangai”, dove si avvicendano storie celate all’interno delle hotline.
Menzione a parte merita la cover di “Del mondo” dei CSI, la prima finora pubblicata da Gazzè in un Lp ufficiale; rispettosa, intensa, incarnata in modo impeccabile conservando, per quanto possibile, l’inimitabile carisma recitativo di Giovanni Lindo Ferretti e addirittura ampliando la sontuosità sonora dell’originale in un maestoso strumentale a tinte progressive. Oltre all’eccellente rielaborazione, il grande merito di Gazzè è di aver fatto entrare nelle case di milioni di italiani un pezzo di storia della musica indie-rock tricolore, sconosciuto ai più, presentandola al Festival nella serata dedicata ai duetti e agli omaggi.
All’interno della track list s’inserisce, con pregio, anche il brano inedito presentato a Sanremo, “Il farmacista”, forse l’unico, insieme all’oscuro e possente racconto tracciato in “L’animale guida”, a indossare la peculiare e rinomata casacca del talentuoso artista; un trascinante e provocatorio divertissement su chi crede di avere sempre la soluzione a ogni problema.

Max Gazzè

Discografia

MAX GAZZE'
Contro un'onda del mare (Virgin, 1996)

7,5

La favola di Adamo ed Eva (Virgin, 1998)

8

Max Gazzè (Virgin,2000)

7,5

Ognuno fa quello che gli pare? (Virgin, 2001)8
Antecedentemente Inedito (Virgin, 2002)6
Un giorno(EMI/Capitol, 2004)6,5
Raduni 1995-2005 (antologia, EMI, 2005)7
Tra l'aratro e la radio (On The Road, 2008)7
Quindi?(Universal, 2010)7
Sotto casa (Virgin, 2013)6,5
Maximilian(Virgin, 2015)6,5
Alchemaya(Virgin/Universal, 2018)7,5
La matematica dei rami (Virgin/Universal, 2021)7
FABI-SILVESTRI-GAZZE'
Il padrone della festa(Sony/ Universal, 2014,)7,5
Pietra miliare
Consigliato da OR

Streaming

Quel che fa paura
(videoclip da Contro un'onda del mare, 1996)

La favola di Adamo ed Eva
(videoclip da La favola di Adamo ed Eva, 1998)
Vento d'estate
(videoclip da La favola di Adamo ed Eva, 1998)
Una musica può fare
(videoclip da La favola di Adamo ed Eva, 1998)
Il timido ubriaco
(videoclip da Max Gazzè, 2000)
Non era previsto
(videoclip da Ognuno fa quello che gli pare? 2001)
Annina
(videoclip da Un giorno, 2004)
Il solito sesso
(videoclip da Quindi?, 2010)
Sotto casa
(videoclip da Sotto casa, 2013)
La vita com'è
(videoclip da Maximilian, 2015)
Ti sembra normale
(videoclip da Maximilian, 2015)
Il farmacista
(videoclip da La Matematica dei Rami, 2021)


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