Non c'è nessuna nostalgia per il passato nell'ultimo lavoro di Richard H. Kirk. Il musicista di Sheffield torna dopo cinque anni con un nuovo album, intitolato "Dasein" e pubblicato in vinile e cd per la Intone. Nel 2014 Kirk aveva riesumato il progetto Cabaret Voltaire per il suo live al Berlin Atonal. In quell'occasione e nelle successive esibizioni sotto quella sigla, l'artista scelse di presentare solo materiale inedito realizzato esclusivamente da lui, senza l'apporto di Stephen Mallinder (le loro strade si erano separate nei primi anni Novanta) o Chris Watson (che aveva abbandonato il gruppo nel lontano 1982).
Oggi, il Nostro presenta un nuovo disco a suo nome che è anche frutto delle sue recentissime sperimentazioni dal vivo nelle vesti di Cabaret Voltaire. "Dasein" si può considerare una rinascita e, al contempo, la summa di una carriera che l'ha visto come pioniere della musica industrial (nel lontano 1980 uscì il suo primo lavoro solista, "Disposable Half-Truths", in cassetta per la leggendaria Industrial Records) e protagonista assieme a Mallinder della synth-wave Ebm più abrasiva e robotica con l'album "The Crackdown", il quale segnava il nuovo corso dei Cabaret Voltaire nel 1983, sino ad approdare a forme mutanti di acid-house e techno alla fine degli anni Ottanta/inizio Novanta.
Riassumere il percorso dell'artista inglese e dei suoi numerosissimi progetti e pseudonimi (Sandoz, Electronic Eye, Agents With False Memories, Al Jabr ecc.) sarebbe arduo in questa sede, ma va ricordato senz'altro il suo apporto decisivo nella nascita di certe sperimentazioni Idm (o più propriamente definite bleep techno) nel Regno Unito. Ad esempio, nei primissimi anni Novanta, Kirk assieme a DJ Parrot era attivo come Sweet Exorcist per l'allora nascente Warp Records. Per la celebre label inglese Kirk realizzerà anche l'ottimo album "Virtual State" nel 1994, punto focale di una sperimentazione che univa tribalismi ambient dub a un'eclettica intelligent dance music.
"Dasein" rappresenta l'ennesima mutazione del suo sound: un salto nel buio verso una forma di techno-industrial distopica e apocalittica che segna un po' l'umore del nostro tempo (si ascolti a riguardo anche il recente debutto dei Belief Defect).
Titoli come "Nuclear Cloud", "Lear Jet", "New Lucifer/The Truth is Bad", "Water Radioactive" e "Invasion Pretext" rendono bene il mood esistenzialista di un album che mette il dito nelle piaghe angoscianti del presente del mondo in cui siamo gettati: guerre e terrorismo, tensioni tra superpotenze, pericolo di un'escalation nucleare, uso disinvolto di fake news e click bait ecc. Del resto, in tedesco il termine "Dasein" è sinonimo di esistenza, un "esserci" costruito nella sua temporalità e impegnato nel mondo, per quanto esso possa essere detestabile e opprimente.
Il lavoro di Kirk è sempre stato un riferimento per quegli artisti che hanno cercato di fondere ritmiche techno oscure e gravitanti in zone liminari - tra il dancefloor e la ricerca sonora più ardita - e le tematiche distopiche/pessimiste proprie della musica industrial, con un immaginario sci-fi che va da "Blade Runner" a "Mad Max", passando per le letture dei libri di George Orwell, William S. Burroughs, Philip K. Dick e James Ballard.
Colpisce come oggi il suo lavoro non suoni per nulla datato, ma perfettamente in linea con le sperimentazioni di giovani artisti come Samuel Kerridge o Phase Fatale. Non solo, un disco come "Dasein" mostra un sound contemporaneo che oggi può riscuotere consensi anche oltre una cerchia underground di appassionati di certe sonorità ma, addirittura, spinge in avanti la sua ricerca, verso lidi, se non inesplorati, sicuramenti ancora poco battuti.
L'album presenta una forte componente funk Ebm, sintetica e robotica ("Lets Jack" e soprattutto "Do It Right Now") che arriva sino a mutare geneticamente le sperimentazioni dei Cabaret Voltaire anni Ottanta in chiave electro/techno-industrial, sino all'assalto ritmico di "New Lucifer/The Truth Is Bad" e "20 Block Lockdown".
Di certo, "Nuclear Cloud" sembra una versione da rave più allucinata, acida e adrenalinica di brani classici dei Cabaret Voltaire come "The Set Up" e "No Escape". Qui, l'uso distorto della chitarra e della voce ben si amalgama con una coltre di sintetizzatori analogici e ritmiche decise che spingono prepotentemente il tutto in avanti.
Ovviamente, pur senza nostalgie di sorta, vi sono molti collegamenti con il passato di certe sonorità. Kirk sembra quasi voler rievocare il fantasma angosciante di Alan Vega in "Lets Jack", brano sospeso tra i Cabaret Voltaire di "The Voice Of America" e i Suicide più abrasivi, mentre "Do It Right Now" è una nuova "Crackdown" dalle ritmiche synth-funk, in cui il Nostro fa un po' il verso al cantato di Mallinder.
Non mancano nemmeno divagazioni kraut in stile Neu!, come si può ascoltare in brani come "Radioactive Water", mentre in "Invasion Pretext" esse ben si sposano a derive etnico tribali alla "Three Mantras", oltre a strizzare l'occhio all'electro-dub di "Virtual State".
In conclusione, è un ritorno in piena forma per uno dei grandi maestri della musica elettronica contemporanea. "Dasein" è un album dalle molte radici e ramificazioni, capace di guardare al futuro per trascendere il nostro tempo e superare le sue molte limitazioni e costrizioni e, in definitiva, suona proprio come dovrebbe suonare un disco dei Cabaret Voltaire nel 2017.
29/10/2017