Mentre in sottofondo scorre “Notes Of Blue”, viene naturale rimettere indietro l’orologio e rispolverare vecchi ricordi. Era il 1990 quando Jay Farrar, Jeff Tweedy e Mike Heidorn, sotto il nome di Uncle Tupelo, sporcarono di punk il country-rock, aprendo la strada all’alternative-country. Trascorsi quattro anni e pubblicati quattro capitoli discografici, la loro storia prese direzioni diverse: da un lato Jeff Tweedy con i Wilco sposò l’ambizione di uno stile country-rock universale e contaminato, capace di dialogare con linguaggi musicali diversi (psichedelia, jazz, pop, r&b); dall’altro Jay e Mike, con il gruppo dei Son Volt, affondarono ancor di più le mani nelle radici della musica americana. Un brillante esordio (“Trace”) e continui rimaneggiamenti di formazione tennero in vita il progetto di Jay Farrar, nonostante le tentazioni solista e un progetto collaterale abortito dopo un unico disco (Gob Iron : “Death Songs For The Living”).
Il salto nel presente avviene con l’ennesima nuova formazione e uno spirito più rock-blues, quest’ultimo perfetto humus per un ritorno affidato a una scrittura solida e grintosa.
“Notes Of Blue” omaggia lo spirito di Hank Williams, senza mai cedere alle lusinghe della semplificazione pop, anzi il tono è rude, polveroso, quasi grezzo, alla maniera dei vecchi Crazy Horse di Neil Young.
Dietro le sporche note di “Static” e “Cherokee St” si celano i fantasmi di Skip James e Mississippi Fred McDowell, mentre “Promise The World” (che Jay Farrar dichiara di aver scritto pensando a Nick Drake) e “Back Against The Wall” riallacciano il presente alle prime gesta del country-rock, tra pedal-steel in stile Flying Burrito Brothers e chitarre elettriche dal tono epico.
“Notes Of Blue” è un album che sposa tratti gentili (il pregevole fingerpicking di “The Storm”) a furiosi rock’n’roll (“Lost Souls”), conservando un tocco oscuro e magico che sfiora toni criptici (“Midnight”).
I Son Volt scavano ancor di più nel blues, tratteggiandolo di punk-rock (“Sinking Down”) o gospel in chiave quasi funky-noir (“Threads And Steel”), fino a toccare le corde più intime e sanguinolente del folk-blues nella stupenda “Cairo And Southern”, una ballata intrisa di psichedelia, sottolineata da un delizioso fingerpicking che sembra uscire dalle pagine di “Pink Moon”.
In un anno ricco di rientri e ritorni importanti, che spesso fanno affidamento solo sull’effetto-nostalgia, il nuovo album dei Son Volt brilla per forza ed energia, candidandosi per il podio finale dei migliori album di rock americano del 2017.
11/05/2017