Beach House

7

2018 (Sub Pop/Bella Union)
dream-pop

Sono trascorsi più di due lustri da quando la coppia Scally/Legrand poggiò il primo mattone della propria "dimora" artistica. Uno spazio rimasto per tutto il tempo ben custodito, immacolato e ripulito con grazia a ogni occasione. Dal primo fatidico incontro in quel di Baltimora, i due non hanno mai smesso di cercarsi e inseguirsi, spinti da una devozione assoluta per un progetto che ha ridefinito negli ultimi anni quella morbida alchimia “pop” palesata in passato dai vari Mazzy Star e Sugar Plant, e riportata in auge nello scorso decennio anche dai coetanei - e meno noti - Brightblack Morning Light. L’inattesa e riuscita doppietta del 2015 e la raccolta di B-side e rarità del 2017 hanno inoltre innalzato a dovere l’attenzione nei loro riguardi. Un successo meritato, frutto di un artigianato convincente e accuratamente eleborato nella propria mielosa fluidità.

A lanciare il settimo disco in carriera, intitolato semplicemente “7”, sono i singoli “Lemon Glow” e “Dive”. Il primo, sganciato volutamente nel giorno di San Valentino, con tanto di auguri a tutti gli innamorati apparsi sul loro profilo Instagram, è una ballata amorosa che ricalca tutti gli stilemi del duo: il piano a compiere orbite sinuose, e la chitarra di Scally squarciante e al contempo trattenuta. Un brano che sembra provenire da quello che resta ancora oggi il capolavoro della coppia, “Devotion”. Mentre “Dive” sposta le lancette dell'orologio ancora più indietro, riprendendo appieno l’essenzialità lo-fi dell’omonimo esordio, con la Legrand avvolta in un flusso melodico morbidissimo, maledettamente confortante. Una nenia che ci riconduce solo per metà al primissimo passato, prima che la sezione ritmica acceleri e ci spedisca in un crescendo estatico dosato con parsimonia.

“7” dispone le proprie fascinazioni lungo una corda sospesa nel vuoto, tra le nuvole, in un delicato equilibrio di sogni e disincanti, come ben espongono anche i versi di “Lose Your Smile” (“Lose your smile/ Dreams, baby, do come true”). Tale mix segnala una scrittura in bilico tra empatie sentimentali e decadimenti del cuore. A spennellare qualche goccia di psichedelia sulle pareti di casa è per giunta l’ex-Spacemen 3 Peter Kember, che aiuta ufficiosamente i due cari amici in cabina di regia. Un amplesso intuibile, soprattutto nel giretto ipnotico di “Woo”, disposta in perfetta linea con le derive della band madre del buon Peter.
Un album che si divide a più riprese nel dream-pop di matrice Cocteau Twins, come dimostra la corale “L'Inconnue”, con tanto di parti in lingua francese - terra carissima alla Legrand, essendo nata a Parigi ma cresciuta a Philadelphia, oltre a essere nipotina dell'illustre compositore francese Michel Legrand e della cantante Christine Legrand, e profondamente legata all’École Internationale de Théâtre "Jacques Lecoq", dov'era tornata per conseguire il diploma di recitazione, prima di accasarsi nella sobria ed "economica" Baltimora - e in celeri tratteggi noir che lasciano gradevolmente esterrefatti (il passo ipnotico di “Black Car”).

Non manca di certo la consueta sospensione paradisiaca che tutto trascina con sé, vedi il battito di “Pay No Mind” e la suadente “Girl Of the Year”, quest’ultima ispirata da una delle superstar di Andy Warhol, Edie Sedgwick, che nel 1965 era conosciuta per l’appunto come "Girl of the Year"; e per altri versi anche dal duplice lato delle donne, spesso travolte da una fragilità eccessiva e dannatamente attratte dal fascino dell’autodistruzione.
“7” è un ritorno decisamente gradito, e ci consegna dei Beach House vivi e ispirati, ancora una volta sinuosi ed eleganti. 

11/05/2018

Tracklist

  1. Dark Spring
  2. Pay No Mind
  3. Lemon Glow
  4. L’Inconnue
  5. Drunk In LA
  6. Dive
  7. Black Car
  8. Lose Your Smile
  9. Woo
  10. Girl Of The Year
  11. Last Ride




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