Drake

Scorpion

2018 (Young Money Entertainment / Cash Money Records)
rap, urban

2018: Aubrey Drake Abraham, ovvero il personaggio sopra l’artista, il contenitore sopra il contenuto. Il successo di Drake è semplicemente immenso - citare i record di streaming polverizzati da ogni sua nuova uscita sarebbe solo ridondante - e alla domanda tanto in voga di questi tempi, “is Drake too big too fail?”, la risposta non può che essere affermativa. Essere la  più "grossa" popstar del nostro tempo, però, comporta anche il tener fede a una serie di grandi aspettative, di fronte alle quali, c’è da dire, il rapper di Toronto ha sempre risposto con buoni risultati (il solidissimo “Nothing Was The Same”, l’eclettica raccolta “More Life”), quando non ottimi (l’intimo e toccante “Take Care”).

Negli ultimi mesi, tuttavia, il canadese sembra aver perso qualche colpo, non solo per ciò che concerne la qualità della sua musica (con gli ultimi singoli che fanno un po’ rimpiangere i successi degli scorsi anni), ma soprattutto nella salvaguardia della sua immagine pubblica: il recente dissing con Pusha T, infatti, ha visto Drake incassare inerme una serie di pesanti accuse, tra cui quella di rifiutare la paternità di un figlio, nato da una breve relazione avuta nel 2017. Colpito nell’orgoglio e indebolito, Drake ha quindi preferito sospendere la diatriba, con una scelta che ha lasciato perplessi fan e appassionati.
È l’infausta conseguenza di un successo planetario: quando la popolarità è tanto vasta, questioni come queste non possono che divenire di dominio pubblico. Insomma, Drake doveva una serie di risposte al pubblico, oltre che al suo orgoglio, parte delle quali hanno trovato voce in questo nuovo “Scorpion”, un doppio album mastodontico per durata, un po’ meno per contenuto. Quando ancora oggi si parla di uno stile “a-là Drake”, il riferimento è a quel misto di flow gentile e carezze melodiche che nel 2011 rese “Take Care” un punto di riferimento sia per il rap che per l’R&B del nuovo decennio. “Scorpion”, invece, vede separarsi le due anime musicali del canadese: il rap se ne sta nel primo disco, il pop nel secondo.

Da questa divisione, come appare chiaro già al primo ascolto, entrambe le componenti risultano indebolite: il rapper borioso che ascoltiamo in “I’m Upset” non è di certo quello ispirato che nel mixtape “If You’re Reading This It’s Too Late” dominava con sicurezza le strumentali; dall’altra parte, il pop di una “Summer Games” non conserva che poche scintille dell’esotica brillantezza di “One Dance” e “Passionfruit”.
Quello offerto da quest'album è per lo più un intrattenimento povero, bolsamente spaccone quando fa il bilancio dei successi dell’autore, melenso e prevedibile nell'affrontare le cose del cuore. Non mancano, ad ogni modo, i buoni spunti. Costruita su un frammento di un inedito di Michael Jackson, “Don’t Matter To Me” poggia dolcemente su un soul blu memore di “Hold On, We’re Going Home”, mentre sui beat soffiati di “Nonstop” e “God’s Plan” il rap di Drake fluttua con elegante leggerezza; sull’annosa questione del figlio, poi, il songwriting torna brillante e onesto come in passato.

In “Emotionless”, un ottimo flusso di rime su un sample di Mariah Carey, Drizzy ammette la veridicità della notizia, non prima di lasciare un messaggio da genitore pentito (“non colpirmi quando ascolterai questa canzone”) e uno da amante assente (“conosco una ragazza che sta gridando aiuto/ ma il suo ultimo messaggio è “Vattene via”). E nel freestyle conclusivo di “March 14” (aperta la caccia al significato della data) il flusso esonda: “Il mio spirito va a pezzi/ sono un padre single, mi fa male sentirlo/ […] ho sempre promesso una famiglia unita/ volevo essere diverso, perché ci son passato anch’io/ ma la dura verità è questa”.
Nonostante non manchino le buone canzoni - un po’ frutto della legge dei grandi numeri, a voler essere maliziosi - l’impressionante quantità di riempitivi non riesce a passare inosservata. L’album è pesante, nel senso di ridondante, e non si avverte una particolare tensione creativa che ne giustifichi la ponderosità. D’altra parte, affidiamoci ai fatti: il disco è stato annunciato il 16 aprile, la canzone di Pusha T, quella del famigerato dissing, risale al 30 maggio, mentre “Scorpion è uscito il 28 giugno. Considerati i numerosi riferimenti alle recenti vicende personali, appare chiaro come Drake e il produttore Noah “40” Shebib abbiano composto questo doppio Lp con una certa fretta, una fretta fattasi affanno, e quindi deleteria.

“Scorpion” è più figlio del personaggio che dell’artista, e in quanto tale risente dello stesso appannamento vissuto da Aubrey Abraham nelle ultime settimane. Drake sarà anche troppo grosso per fallire, ma questo disco lo vede vacillare come mai prima d’ora.

06/07/2018

Tracklist

Cd 1

  1. Survival
  2. Nonstop
  3. Elevate
  4. Emotionless
  5. God's Plan
  6. I'm Upset
  7. 8 Out Of 10
  8. Mob Ties
  9. Can't Take A Joke
  10. Sandra's Rose
  11. Talk Up (feat. Jay-Z)
  12. Is There More


Cd 2

  1. Peak
  2. Summer Games
  3. Jaded
  4. Nice For What
  5. Finesse
  6. Ratchet Happy Birthday
  7. That's How You Feel
  8. Blue Tint
  9. In My Feelings
  10. Don't Matter To Me (feat. Michael Jackson)
  11. After Dark (feat. Static Major & Ty Dolla $ign)
  12. Final Fantasy
  13. March 14

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