Frontiera musicale spesso trascurata, la Nuova Zelanda è una realtà frammentaria e alquanto insolita. Chills, Unknown Mortal Orchestra e Crowded House sono i primi nomi che la mente associa alla giovane nazione dell'Oceania, ma esiste un sottobosco ricco e variegato che, seppur devoto alla vicina Australia, non riesce a tagliare del tutto il cordone ombelicale con l’Inghilterra.
Tra i nomi più interessanti di questo rocambolesco puzzle creativo c’è una cantautrice dotata di una voce intensa e personale, ex-componente della band post-grunge Batrider: stiamo parlando di Sarah Mary Chadwick.
Con il quarto album solista l’autrice mette definitivamente a punto il proprio stile, conciliando toni introversi, dolenti e intimi con una scrittura semplice e diretta. Il risultato è una musica profonda e avvincente che cattura l’ascoltatore, nonostante la non facile fruibilità della proposta.
Dagli esordi con chitarra e voce, la musicista neozelandese è passata a uno stile più rarefatto e oscuro con organo e batteria elettronica in prima fila, modificando poi ancora una volta l’assetto strumentale con l’ingresso di un bassista (Geoff O’Connor) e un batterista (Tim-Deane Freeman), autentici protagonisti del nuovo disco “Sugar Still Melts In Rain”.
Il passaggio dalle registrazioni lo-fi e quasi casalinghe a una produzione più dinamica immette nuova linfa nella musica di Sarah Mary Chadwick; liricamente le canzoni sono sempre più fluide e articolate, mentre il tono umorale è sempre disperato, scontroso. Altro elemento fondamentale è la scelta di sostituire l’organo con il piano elettrico, uno strumento che assume il ruolo di catalizzatore della nuova direzione sonora di Sarah Mary Chadwick. La profondità lirica e armonica si tinge di soul e blues, raccogliendo elementi di quel songwriting al femminile che va da Laura Nyro a Tori Amos, incrociando sul cammino le moderne tribolazioni di Joan As Police Woman.
“Flow Over Me”, “It’s Never Ok” e “Bauble On A Chain” aprono le danze, concentrando l’attenzione sulla voce e sull’estrema essenzialità delle canzoni. Tre ballate agrodolci sorrette da robusti intrecci di basso e batteria, che poi lasciano il campo ad atmosfere ancor più plumbee e notturne che sconfinano nel post-rock (“Five Months”, “Wind Wool”), evocando Dirty Three e Radiohead. A volte l’autrice sfida i confini della disperazione (lo struggente finale di “Waiting On A Season”), cogliendo quell’attimo fuggente che potrebbe modificare il futuro della propria carriera (l’eccellente title track), donandole quel respiro internazionale che certamente merita.
“Sugar Still Melts In Rain” è una delle sorprese di questi ultimi mesi, un disco che convince grazie a un vibrante equilibrio tra scrittura e partecipazione emotiva. Sarah Mary Chadwick sembra aver trovato finalmente la sua voce, adagiandola su una musica spoglia e fragile che ha il fascino di una confessione intima e straniante, per un progetto decisamente non facile, ma autentico e affascinante.
23/07/2018