Arthur Russell - Iowa Dream

2019 (Audika)
americana, experimental

Quando provai per la prima volta ad imbracciare uno strumento, poco più che ragazzino, fui assalito da un dilemma che tuttora mi tormenta: cosa suonare, quando le musiche che ti piacciono sono palesemente troppe per una sola carriera? A distanza di tanti anni, la risposta più logica rimane quella di Arthur Russell: se una carriera non basta, è sufficiente tenerne in piedi tre o quattro nello stesso momento, ciascuna dedicata a un genere differente, a patto di cucire ogni stoffa su un vestito che calzi a pennello. Pare facile, messa così: peccato che la coerente tuttologia di quel geniaccio sia materia per pochi miracolati.

Uno come Arthur non lo odi solo perché non puoi non amarlo. Con quella voce fatta di niente ma carica di tutto, non meno magica di quella di un Drake o di un Martyn, avrebbe potuto limitarsi al cantautorato nell'approvazione generale. E invece no: troppo curioso per accontentarsi, è riuscito a ritagliarsi un posto d'onore anche fra gli sperimentatori e i discotecari, senza che ciò ne inquinasse la schiva delicatezza. In fondo, è l'intero personaggio a essere un raro concentrato di adorabilità: a partire da quella faccia pesta da Elliott Smith intellettuale, passaporto dell'ennesimo provinciale della musica statunitense, conteso tra la nevrosi della metropoli che lo adottò e la purezza delle terre in cui crebbe.

E proprio al suo poco interpellato stato natale è dedicata questa preziosa raccolta di inediti. Dimenticatevi demo casalinghe o bozze incompiute: qua ci sono 19 canzoni "vere" e, per la cronaca, sono una più bella dell'altra.
A essere rappresentato è il suo lato più melodico, profondamente imbevuto di Americana a 360°: se piccole lezioni di stile come "I Never Get Lonesome" (country: il riferimento è Townes Van Zandt), "The Dogs Outside Are Barking" (pop: il riferimento è Jackson Browne) o "Sharper Eyes" (folk: il riferimento è Jackson C. Frank) confermano la rinomata abilità nel misurarsi con la tradizione, una serenata da lacrime come "You Are My Love" è qualcosa che va oltre i suoi già siderali standard, mentre "Everybody Everybody" dimostra quanto basti poco per imbastire un brano perfetto.
Ma occhio ad adagiarsi sugli allori, perché parliamo pur sempre di una scheggia impazzita: ecco allora che, quando meno te le aspetti, spuntano fuori "Barefoot In New York" (praticamente un patchwork tra "The Murder Mystery" e "Sense Of Doubt") e "Just Regular People" (riuscite a immaginare "Blue Jay Way" ripensata da Robert Wyatt?), come anche il sincopato post-punk-funk di "I Kissed The Girl From Outer Space".

Il violoncello se ne sta in disparte ma, quando emerge, ci ricorda che asso fosse l'Arthur strumentista: vedi la title track, in cui rispolverare la spensieratezza power pop dei Necessaries, non senza nostalgia. Fra gli amici coinvolti nelle session fanno capolino Henry Flynt, Rhys Chatham, Peter Gordon e Jon Gibson: scusate se è poco.
Lungi dal mettere la parola fine sulla figura più sfuggente della musica contemporanea, "Iowa Dream" aggiunge un'altra pennellata al "mondo di eco" di uno degli ultimi classici americani, mobilissimo ponte tra i primi navigatori di stelle e i vari Sandro Perri, Eric Chenaux e Alexander Tucker che verranno. Imperdibile.

20/12/2019

Tracklist

  1. Wonder Boy
  2. I Never Get Lonesome
  3. Everybody Everybody
  4. You Did It Yourself
  5. Come to Life
  6. Iowa Dream
  7. Words of Love
  8. I Still Love You
  9. You Are My Love
  10. Barefoot in New York
  11. Just Regular People
  12. I Wish I Had a Brother
  13. I Felt
  14. The Dogs Outside Are Barking
  15. Sharper Eyes
  16. Follow You
  17. List of Boys
  18. I Kissed the Girl From Outer Space
  19. In Love With You for the Last Time


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