Diavolo di un Robert Pollard: dicono che abbia scritto in carriera oltre 1600 canzoni! Il disco più hype del momento è stato realizzato dai Fontaines D.C., ma se “Zeppelin Over China” fosse appartenuto a una band emergente, avrebbe sbaragliato tanta concorrenza. Invece quando abitui la platea a un’irrefrenabile bulimia, è difficile riuscire a catturare l’attenzione in maniera costante. E così oggi i Guided By Voices passano quasi inosservati, nonostante continuino a sfornare dischi di spessore, nobilitati dal recente rientro del chitarrista Doug Gillard, che qui cura anche gli arrangiamenti degli archi (“We Can Make Music” ne è un brillante esempio).
“Zeppelin Over China“ è l’ennesimo lavoro torrenziale della band, un doppio album di oltre 74 minuti, contenente ben 32 tracce, che in rari casi superano i tre minuti, assicurando la proverbiale scorrevolezza, da sempre insita nel Dna della formazione di Dayton. Pollard (autore esclusivo di tutte le composizioni) dimostra di saper attingere idee sia da band a lui coeve (i Rem sotto acido di “Holy Rhythm” e quelli normalizzati di “Charmless Peters”, i Pearl Jam di “Where Have You Been All My Life” e il Vedder solista di “Everything’s Thrilling”, oltre ai fantasmi di Pixies, Minutemen e Husker Du che aleggiano un po’ ovunque) che successive (un caso su tutti: gli Interpol magistralmente assorbiti in “Your Lights Are Out”).
Tutte prossimità stilistiche rese possibili grazie alla straordinaria capacità di Pollard nel mutare registro vocale, creando una personale forma di alternative rock in grado di arrivare a ibridarsi con atmosfere acustiche (“Bellicose Starling”, la title track), folk (“Jack Tell”) e persino con certe strutture prog (“No Point”). Dopo oltre 35 anni di storia, ancora un lavoro sensazionale, ispirato come ai tempi d’oro, forse persino di più. E tanto per non annoiarsi, per fine aprile è stato già annunciato un altro album.
26/04/2019