Sembra strano che con tredici album all’attivo in soli sei anni di attività discografica, gli australiani King Gizzard & The Lizard Wizard non avessero ancora tentato la carta del disco blues, e dire che il combo capitanato dal geniale Stuart Mackenzie non si è fatto mancare nulla: dal metal al jazz, dal pop alla lounge music, sfidando addirittura il fato, pubblicando ben cinque album in un solo anno. Ed è proprio dopo la gustosa abbuffata che giunge il nuovo “Fishing For Fishies”, album che per la prima volta è stato oggetto di laboriose e lunghe rielaborazioni, perdendo in parte la collocazione stilistica originaria.
Non si angusti chi teme che il laborioso processo produttivo possa aver nuociuto alla riuscita e alla genuinità dell’album, quello che ha trovato spazio è un’insolita trasmutazione di 17 jam session prive di una struttura ben definita, dove unici elementi di distinzione erano una vena blues-rock sostenuta dal suono dell’armonica e un flusso di accordi e assolo di chitarra, quest’ultimi in attesa di essere decostruiti e trattati a base di elettronica, overdub, tastiere e tanta immaginazione.
I King Gizzard & The Lizard Wizard sintetizzano l’evoluzione del rock attraverso un’escursione a base di boogie-woogie e blues, partendo dalle viscere rock anni 70 di “Boogieman Sam”, contaminando il tutto con soul e glam nel festoso groove anni 80 di “Plastic Boogie”, fino a proporne la personale versione stilistica nella proto-futurista “Cyboogie”: un disco-boogie alla “On The Road Again” che sposta l’asse della cover dal '68 al '77(dai Canned Heat ai Rockets, ndr.)
In questa lieve mutazione temporale gettano le fondamenta i potenziali pregi e difetti di “Fishing For Fishies”. La band sceglie infatti di tenere un saldo 4/4 per tutto l’album, creando un effetto straniante per chi sperava in un album più ambizioso ed energico.
La title track è il brano più pop e apparentemente futile e irritante mai scritto dal gruppo, ma ad ogni riascolto, oltre a mostrare una solida struttura armonica, svela il fine giocoso e beffardo dell’ennesimo intelligente cazzeggio degli australiani.
I più scettici resteranno affascinati dal surrealismo in chiave jazz-swing di “The Bird Song”, i passionari e amanti della passata furia scomposta si getteranno a capofitto nell’inganno pop-rock di “Real's Not Real”, mentre ai delusi in cerca di un briciolo di vecchia, insana psichedelia non resterà altro che saltare direttamente alla più tipica “Acarine”.
“Fishing For Fishies” non è un album nel senso classico del termine, d’altronde nessun disco dei King Gizzard lo è, questo è in fin dei conti il vero punto di forza di Stuart Mackenzie e compagni.
Le trasmutazioni pop di questo nuovo progetto sono figlie di quell’irriverenza che T. Rex, ZZ Top, Sparks, Todd Rundgren, Patto e altri musicisti, egualmente trasversali, hanno tramutato in funamboliche pop song prive di confini stilistici e che col passar del tempo abbiamo riscoperto tutti essere più profonde di quanto apparivano all’epoca dei fatti.
Qualcuno forse per sottolineare, forzatamente o volutamente, la buona riuscita dell’ennesimo album dei King Gizzard & The Lizard Wizard, tirerà in ballo i contenuti dei testi a favore della natura e sulla salvaguardia dell’ambiente, ma non fatevi ingannare da inutili frasi di circostanza: gli australiani hanno giocato la carta dell’album pop-rock e lo hanno fatto con la stessa verve di sempre.
“Fishing For Fishies” non vuol essere il più intelligente e ambizioso dei loro dischi, ma solo il più furbo: la band ha gettato l’amo e alla fine è ancora una volta piacevole abboccare.
04/05/2019