Madonna

Madame X

2019 (Interscope / Maverick)
etno-pop, dance, latin

La love story tra Madonna e i ritmi latini è una relazione non troppo appariscente ma di lunga data. Da quando nel lontano 1986 "La Isla Bonita" divenne uno dei suoi più grandi e duraturi successi, sono stati pochi i suoi album che non contenessero almeno una strizzatina d'occhio alle sonorità ispaniche o sudamericane. Eccezioni appunto, così come in uno showbiz musicale da sempre dominato dal mercato anglosassone sono sempre state considerate le proposte dei paesi latino-americani, prevalentemente relegate al ruolo di divertissement stagionale per quanto riguardava i ritmi più ballabili e a quello di culto per le sonorità più raffinate. Con la diffusione dello streaming negli ultimi anni e la pubblicazione in tempo reale di classifiche di apprezzamento davvero mondiali si è però preso atto di come questi poco considerati mercati fossero in realtà in grado di generare costantemente numeri pari e a volte superiori a quello statunitense. Un andamento discografico che non dev'essere certo sfuggito ai radar di quella vecchia volpe della Ciccone, probabilmente delusa dalla poca attenzione riservatale dai media anglosassoni, sempre più ageist e stavolta intenzionata quindi ad accattivarsi tutte quelle popolazioni che, per cultura, sembrano meno impressionate dalla data riportata sulla sua carta d'identità.

Fortuita coincidenza ha voluto che, proprio in questo frangente, Madonna si sia trasferita a Lisbona per motivi familiari e che quindi sia venuta a contatto non soltanto col reggaeton ormai ubiquitario ma anche con una serie di musicisti locali che l'hanno introdotta a generi meno frequentati in ambito pop. Il suo soggiorno europeo l'ha poi riavvicinata allo schivo Mirwais Ahmadzaï, assieme al quale, anni fa, realizzò alcuni tra i suoi pezzi più anticonformisti. Ed è grazie all'inconfondibile tocco del produttore franco-afghano che una minuziosa elettronica di impronta new age e strati di vocoder vanno a personalizzare e nobilitare l'altrimenti troppo terreno latin-pop di "Medellín", creando un robotico ibrido a suo modo reminiscente di quello electro-country coniato vent'anni prima per "Music".

Con ben in mente queste coordinate sonore, "Madame X" ci esorta a seguirla lungo un affascinante viaggio terzomondista e poliglotta che, partendo dal Portogallo (inevitabile il fado rivisitato di "Killers Who Are Partying"), arriva a lambire le coste marocchine al suono della palpitante "Come Alive" e le spiagge di Capo Verde con la febbricitante tribalità di "Batuka" per poi proseguire oltreoceano. E così, tra dancehall caraibica (una tutt'altro che spensierata "Future"), frenetico funk carioca in compagnia della procace Anitta (l'internazionalizzazione della recente hit di Blaya "Faz Gostoso") e lo svergognato reggaeton a tinte gangsta di "Bitch I'm Loca" (nuovamente assistita dal divo colombiano Maluma), Madonna mette a segno i pochi momenti davvero "popolani" di un album altrimenti ricercato e porta a termine con credibilità l'ennesima trasformazione. Ci riesce talmente bene che anche quando insegue la contemporaneità rimanendo nella sua comfort zone, come nella delicata trap di "Crave" (ottima la scelta del melodioso rapper Swae Lee ai controcanti), è impossibile non percepire la saudade per la sua amata New York.

"Madame X" non è però soltanto un'errante appassionata di culture lontane e archivi della Real World, è verosimilmente un espediente utilizzato per veicolare quelli che sono i suoi testi più impegnati dai tempi di "American Life". Con un'ingenua prosopopea da far invidia a Bono, stavolta la Ciccone non perde occasione per ricordare ai suoi ascoltatori l'urgenza di intervenire contro ogni sopruso: gli interessi dei politici corrotti, la libera circolazione delle armi e le discriminazioni, da quelle razziali e sociali a quelle religiose e sessuali. Temi che curiosamente coincidono con quelli che sono i momenti più stravaganti del disco, come quando in "Dark Ballet" si cala nei panni di Giovanna d'Arco e, nel bel mezzo di una tutto sommato convenzionale melodia, fa irrompere dal nulla la tchaikovskiana "Danza Degli Zufoli" synthetizzata come se Wendy Carlos l'avesse lasciata fuori all'ultimo momento dalla colonna sonora di "Arancia Meccanica". Un momento, tanto coraggioso quanto goffo, che si apprezza più per la sua stramba imprevedibilità (e per il bell'arrangiamento pianistico) che per la riuscita dell'esperimento in sé.

Nostalgici della sua dance più flamboyant? Tirate pure un sospiro di sollievo, all'impegnata "Madame X" ogni tanto piace ancora ballare sui più tradizionali dancefloor, perché "you cannot hit a moving target", per dirla con parole sue. Se il disco-pastiche à-la Tom Tom Club di "God Control" è ancora troppo pregno di impegno politico e solenni coupe de théâtre per smuovere le masse con spensieratezza, il sinuoso omaggio alla house 90 di "I Don't Search I Find" dovrebbe fungere da contentino per tutti quei fan che non riusciranno a tenere il passo del proprio idolo. Un paradosso, perché Madonna, pur nella quarta decade di carriera, si mette nuovamente in gioco anziché rinchiudersi in un'autocelebrativa discoteca d'avorio, dimostrando vitalità e curiosità invidiabili e creando un lavoro che, pur peccando di melodie istantaneamente esplosive, si distingue per visione d'insieme e per la cesellatura delle atmosfere.
Probabile che questo bizzarro melting pot latineggiante dai toni predicatori non sia ciò che il suo vecchio pubblico vorrebbe ascoltare a questo punto ma il punto è che a lei tutto ciò che è vecchio sembra proprio non interessare. Irriconoscente? Forse, ma perfettamente in linea col suo personaggio.

13/06/2019

Tracklist

  1. Medellín feat. Maluma
  2. Dark Ballet
  3. God Control
  4. Future feat. Quavo
  5. Batuka
  6. Killers Who Are Partying
  7. Crave feat. Swae Lee
  8. Crazy
  9. Come Alive
  10. Extreme Occident *
  11. Faz Gostoso feat. Anitta
  12. Bitch I'm Loca feat. Maluma
  13. I Don't Search I Find
  14. Looking For Mercy *
  15. I Rise

* deluxe version






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