Non concede spazio all’indecisione, il titolo dell’album (“You’re Going To Die!”), un progetto che il musicista ha realizzato in tempi brevi, sull’onda emotiva della dolorosa dipartita della mamma, che Paul accudiva da tempo, un evento che lo ha spinto ad accantonare, nel frattempo, un concept-album sulla storia di un pugile e di una balena (anche se nel frattempo sta scrivendo le musiche per l’adattamento teatrale di "The Owl and The Pussycat" di Julia Donaldson e ha in uscita ben due colonne sonore).
Ad assecondare le stravaganze dell’autore, con versatilità e perizia tecnica, la sempre prodiga e agile Red Meat Orchestra: una formazione che all’interno ospita musicisti come Tom Moth (Florence and The Machine), Joe Peet (Cousteau, Benjamin Clementine) e Colin Smith (Feist, Shapeshifters).
Non è un personaggio facile da amare, Mosley, il carattere sfuggente delle sue composizioni non stimola l’ego dell’ascoltatore, le canzoni sono folk, ma prive di quella malinconia che tanto piace ai fan dei folksinger (“Judge Mosley Presiding”), sono pop, ma troppo beffarde per poter essere canticchiate con disinvoltura (“Hello Yellow Crow” e l’ottima “The 1970s”), anche le matrici blues sono scompigliate e disordinate, come se a suonarle fosse Frank Zappa in preda a una sbornia (“Because I Did Not Die Today”, la title track).
Nulla è comunque lasciato al caso, anche la sequenza dei brani di “You’re Going To Die!” ha una sua ragion d’essere, tra tempi ritmici disadorni che si alternano ad atipiche cadenze quasi disarmoniche (“Couldn't Love You More”), mentre un paio di ballate allentano l’atmosfera (“Build Your Fire”, “Midnight/Moonlight”).
Di tutti gli album pubblicati in questo affollato 2019, il nuovo disco di Mosley è senz’altro il più eccentrico, ne è fulgido esempio il singolo “People Are Idiots” dove i synth duettano con la mini-orchestra su un curioso tempo ritmico (11/8), mentre cori femminili e maschili raccordano il tutto con effetti esilaranti e giocosi: una magia che si ripete anche nelle morbide trame del piano di “A Week Of Rain”, che il musicista associa ad atipiche soluzioni sonore (tempi in 5/4 e contrappunti quasi jazz).
Mosley si conferma menestrello del surreale, con uno stile tra musical e teatro che rievoca Harry Nilsson, abile nel mettere insieme oscurità e luce, gioia e dolore. “You’re Going To Die!” è comunque un album destinato a un romantico e colpevole oblio critico, un disco per pochi che “forse” piacerà a molti.
(16/11/2019)