Anche se il lockdown americano non è mai risultato restrittivo come quello imposto dalle nostre parti, Dylan Baldi e il batterista Jayson Gerycz, impossibilitati a tempo indeterminato a intraprendere qualsiasi attività live, hanno iniziato a lavorare a distanza su nuove composizioni. Cosa potrà mai fare un musicista immobilizzato fra le mura domestiche? I potenziali rischi maggiori sono il blocco dello scrittore e la depressione da eccesso di solitudine: la miglior via d'uscita diventa quindi buttar giù idee e scambiare file con altri musicisti, incidendo ognuno le proprie parti, per mantenere quantomeno un certo senso di comunità.
Proprio in questo modo sono venite alla luce le dieci tracce (nove cantate più lo strumentale "Tall Gray Structure") che compongono "The Black Hole Understands", nelle quali tutto torna a basarsi su quella semplicità che deve aver riportato Baldi a quando incideva in cameretta i primi esperimenti come one man band. Il risultato finale possiede una rotondità indie-pop che, pur sempre presente nelle composizioni dei Cloud Nothings, non emergeva in maniera tanto preponderante da tempo. I brillanti giri di "A Silent Reaction" e "Memory Of Regret" (che in un mondo perfetto finirebbe altissima nelle chart) ne sono un fulgido esempio, ma per tutta la durata dell'album si fa fatica a rintracciare quegli intransigenti assalti all'arma bianca sui quali pochi anni fa vennero costruiti "Last Building Burning" e "Here And Nowhere Else".
Grazie alle proprie intrinseche caratteristiche, "The Black Hole Understands" potrebbe riuscire nell'intento di far breccia nei cuori di nuovi ascoltatori, senza contenere alcun peccato mortale (musicalmente parlando) che possa allontanare i fan ormai consolidati. E se alcune canzoni ("A Weird Interaction", "Right On The Edge") finiscono per suonare innocue, come spuntate, Baldi cerca di infilare quasi sempre elementi dissonanti per vivacizzare il tutto, come nel finale sonico studiato per rivitalizzare la altrimenti anemica "An Average World", oppure nelle recrudescenze nineties alt-rock contenute in "The Sound Of Everyone" o "The Mess Is Permanent".
Dissolta qualsiasi traccia di post-hardcore, "The Black Hole Understands" sarà ricordato come il disco "alt-pop" dei Cloud Nothings, quello attraverso il quale Baldi ha cercato con forza la luce del sole durante il buio periodo della pandemia, arrivando persino ad architettare jingle jangle influenzati dagli anni Sessanta ("Story Thay I Live"). Un album autoprodotto senza alcun intervento di label o canali distributivi, diffuso con modalità in controtendenza rispetto alle attuali abitudini del mercato discografico: le canzoni, almeno inizialmente, non saranno distribuite sulle piattaforme streaming più utilizzate, bensì esclusivamente sulla pagina Bandcamp della band, a scopo di auto-finanziamento post-quarantena.
07/08/2020