L'esperienza di Elettra a Sanremo è stata così sollevata dall'arrivo della divina M¥SS KETA, personaggio troppo ironico e intelligente per non essere irrimediabilmente attratto dal trash come una mosca sul letamaio dei gusti dell'Italia televisiva. L'abbaiata che le due ragazze hanno inscenato sul palco dell'Ariston col rifacimento di "Non succederà più" della vecchia coppia Mori/Celentano, è stato uno dei momenti musicali più finemente trash della kermesse - KETA afona e contenta di esserlo, la Lamborghini che gesticolava come se stesse scacciando le zanzare dalla stanza degli ospiti. Prendere lezioni di canto nel 2020? Roba per chi ancora gira su un'utilitaria.
Quanto di tutto questo sia stato abilmente architettato dalla stessa Elettra, però, rimane al momento un mistero. Se persino l'archetipo delle svampite ereditiere per eccellenza - Paris Hilton - ha dimostrato di avere un fiuto per fare spettacolo molto più fine di quanto non voglia far intendere il suo brand da bionda ricca e stupida (attualmente la potete osservare alle prese con la preparazione delle lasagne), Elettra sembra spesso come colta di sorpresa. Molti partecipanti a Sanremo sono arrivati preparati con un nuovo album per sfruttare l'onda dell'esposizione mediatica (Elodie, il chiacchieratissimo Bugo), ma non la Lamborghini, che qui si limita a re-impacchettare un disco già edito l'anno scorso con le nuove canzoni sanremesi e qualche remix. Il risultato è prevedibilmente un pastiche senz'arte né parte che finisce col calzare terribilmente coi tempi che corrono.
Per il genere di riferimento viene da spezzare una lancia giusto in favore di "Fanfare" con Guè Pequeno (un gancio davvero ben congegnato) e "Fuerte" (pezzo mantenuto a terra da un vischioso perno ritmico strappa-mutande). Il resto è terribilmente stereotipato, vacuo e liofilizzato, la voce spenta e anonima di Elettra è troppo visibilmente corretta in fase di produzione per rendere il lavoro almeno orecchiabile ("Tócame" con l'assist del sempre volgare Pitbull, l'indifendibile "Corazón Morado" con Sfera Ebbasta). Il budget e i mezzi di certo non mancavano, ma confrontato con un lavoro di J Balvin o dei Major Lazer, "Twerking Queen (El Resto Es Nada)" è davvero troppo scarso e - soprattutto - parco d'ironia.
Non che questo turbi il sonno in casa Lamborghini; il fatto che in settant'anni di tormentoni estivi l'industria discografica italiana si sia dimostrata stranamente pigra e recalcitrante all'idea di creare un prodotto latino ad hoc non fa che rendere ancor più succulenti i 130 milioni di visite su YouTube raccolte dal famosissimo singolo "Pem Pem". C'è voluta un'ereditiera che ha imparato a sculettare sullo yacht di famiglia ormeggiato ai Caraibi per creare un successo in grado di travalicare i confini nazionali verso il Sud.
La cifra stilistica di questo disco, forse, sta tutta nell'equilibrio tra spazzatura e faceto, tra trollata e seriosi bronci da sciantosa lanciati verso la telecamera, ma era comunque lecito aspettarsi qualcosa di più sottile e divertente.
Una volta da piccolo chiesi a mio padre di comprarmi il numero di Cioè che avevo visto in edicola - in regalo quella settimana offrivano una pacchianissima borsetta portatrucco argentata, che poi era il vero oggetto delle mie brame ben oltre gli adesivi in copertina e le interviste inventate ai Backstreet Boys. La rivista arrivò puntuale sul mio comodino, ma l'involucro di plastica era vuoto: mio padre aveva gettato la borsetta nel cassonetto sulla via di casa, pensando con buon spirito pratico da operaio della Telecom che suo figlio non se ne sarebbe fatto di nulla. Ascoltare "Twerking Queen" mi riporta a quel preciso sentimento di imbarazzo di fronte all'evidente inutilità della questione, eppure il desiderio di possedere quell'effimero feticcio di plastica non si è mai del tutto sopito. Se un tempo era una stupida trousse, oggi lo è l'evasione offerta dall'arte di Elettra Lamborghini.
Il voto è un tre per lo sforzo, insomma, ma, un po' come la banana sul muro di Cattelan, potrebbe benissimo essere anche un otto a seconda del contesto in cui la si consuma. Punti di vista.
(15/02/2020)