Non ha mai temuto le presentazioni roboanti, Claire Boucher, e di certo non si sarebbe fermata adesso, alla volta del disco più importante della sua carriera. Con un profilo privato legato indissolubilmente a quello pubblico (non dev'essere proprio semplicissimo scindere i due, quando si è, tra le tante cose, la compagna di un certo Elon Musk e la futura madre del loro figlio) e una serie di dichiarazioni che l'hanno posta sotto un fuoco incrociato di critiche e polemiche, lo scrutinio generale nei confronti del suo operato ha raggiunto livelli enormi. In molti, insomma, si aspettavano assieme a questo "Miss Anthropocene" la fantomatica replica alle più svariate accuse racimolate negli ultimi anni. Per una personalità così eccentrica e fuori dagli schemi, concentrarsi su questioni così mondane probabilmente è uno sforzo inutile: molto meglio rendere il cambiamento climatico "divertente" (nel senso di appetibile a chi solitamente non ne parlerebbe) e personificare l'attuale era geologica attraverso un complesso pantheon di divinità e demoni, tesi a gioire dell'innalzamento delle temperature. Mica male, come impalcatura concettuale. Ma è vero che la chiarezza non è mai stata un pregio di Grimes....
Se il risultato finale avrebbe potuto evolvere in una dinamica electro-opera raccontata attraverso prospettive multiple e una peculiare leggerezza lirica, considerato lo spinoso argomento di base, poco ci vuole affinché il tutto prenda una piega fumosa, confusa, in cui tema e inquadramento diventano soltanto un pretesto per nuove divagazioni eteree e improvvisi scatti industrial/rock, già palesati con l'eccellente (e inspiegabilmente omessa dalla scaletta regolare) "We Appreciate Power". Testi appiattiti a standard di vacuità e indeterminatezza ben più evidenti del solito ("You'll Miss Me..." forse la più sfacciata in tal senso), uniti a una ricerca, spesso estenuante, del registro vocale più evanescente e celestiale, rendono il concept una maschera, un pretesto di poco conto, per un immaginario sonoro innegabilmente più oscuro e riflessivo, in fondo però fedele all'immaginario che trovò pieno compimento tra "Visions" e "Art Angels".
Chiariamo, non è tutto da buttare, anzi i momenti di buona fattura non mancano, funzionano però in virtù di un supporto sonoro che funge da contraltare, quanto a colore, tono e dinamica, rispetto alle flebili linee vocali, talvolta poco più che un semplice tratto atto a rimarcare la presenza di Grimes. "Violence", dalle evidenti cadenze euro-trance, è brano che trae vantaggio dalle esplosioni e dalle sospensioni del beat, in cui il tocco doloroso della melodia racconta di abuso e sfruttamento (verso la Terra?) con il giusto bilanciamento tra partecipazione e distacco, evidenziato dai rapidi cambi di tono.
"My Name Is Dark" è una nuova immersione in territori dance-rock, in cui il tocco distante, disumano della voce acuisce il senso di vuota afflizione che neanche il pattern uptempo risolve del tutto, enfatizzando semmai l'ironica misantropia sottesa all'intero discorso. Laddove "New Gods" avanza suggestioni cinematiche col fare di una magniloquente ballata da kolossal d'altri tempi, "IDORU" prende forza dalla sua lunghezza, diluendo ampie stratificazioni vocali in un curioso ostinato ambient-tronico, che non avrebbe stonato nei momenti meno bucolici di "Utopia".
Anche così, è troppo il compiacimento (tale che porta a inserire in scaletta slavati motivi folk come "Delete Forever", degni della prima Taylor Swift) per godere del disco nel suo complesso, per soprassedere su diversi momenti di stanca che ne spezzano la progressione. Tra sterili flussi sonori che tirano avanti più a lungo del dovuto (gli scenari apocalittici dell'iniziale "So Heavy I Fell Through The Earth") e ospitate pretestuose (l'amica 潘PAN nell'urban fumettistico di "Darkseid") il flusso si interrompe ripetutamente, minando quello che poteva (e forse doveva?) essere il testamento artistico di una delle musiciste pop più idiosincratiche dell'ultimo decennio.
Quel che è sicuro, è che, nel bene e nel male, di Grimes continueremo a parlare ancora per un bel po'.
03/03/2020