Holy Fuck

Deleter

2020 (Last Gang)
indietronica

Ho scoperto gli Holy Fuck un po’ in ritardo. Erano i tempi successivi all’uscita di “Latin” del 2010 e a conquistarmi fu l’irresistibile video poliziesco di “Red Lights”, in cui simpatici ma un po’ loschi gattini venivano inseguiti in auto da un cane poliziotto (chissà cosa avevano rubato!) e suonavano la canzone live. Fu l’occasione succosa per scoprire una band divertita e divertente, all’opera su un’indietronica ballabile e intelligente con qualche accenno kraut, che però già all’epoca aveva dato i suoi frutti migliori (su tutti “LP” del 2007). Con non troppa frequenza, la band di Toronto non si è mai fermata, così che a quattro anni dalla fatica precedente, a 2020 appena iniziato, ci ritroviamo tra le mani questo “Deleter”.

L’inizio è tutto da ballare. “Luxe” è un trionfo di manopole e beat, tra i quali si impastano i vocals proverbialmente svogliati di Alexis Taylor degli Hot Chip, primo di tre ospiti illustri. Gli altri due sono Angus Andrew dei Liars (“Deleters”), che con gli ultimi lavori della sua band ha ampiamente mostrato di trovarsi a suo agio immerso tra i synth asimmetrici e le frustate delle beat machine, e Nicholas Allbrook dei Pond, altrettanto in parte tra le schegge dance di “Free Gloss”.
Esaurita la personalità di tre vocalist del genere, peraltro tutta concentrata nella prima metà della scaletta, il disco si invischia talvolta in passaggi un po’ anonimi o lasciati procedere con il pilota automatico (“Near Mint”, “No Error”). Fortuna che ad alzare l’attenzione ci siano la tosta “Moment”, praticamente il big beat dei Chemical Brothers trasfigurato nella New York della Dfa, e il basso vischioso di “San Sebastian”, che insieme a chitarre ringhianti e addizioni sonore stridenti ne fa il titolo più disturbante e dunque affascinante della lista. Coinvolgente anche il finale cibernetico affidato a “Ruby”, brano mediamente duro con la ritmica in gran spolvero.

Nel 2020 un disco come “Deleter” rischia di rimanere appannaggio dei soli fan, dato che compilation e selezioni dance vertono su schemi e mode diametralmente opposte al suono degli Holy Fuck, che sembra essersi cristallizzato su frequenze vecchie una decina d’anni o poco più. Chi di mode e tendenze se ne infischia e ricorda con affetto l’indietronica del decennio 00 troverà invece gustose sorprese.

23/01/2020

Tracklist

  1. Luxe (feat. Alexis Taylor)
  2. Deleters (feat. Angus Andrew)
  3. Endless
  4. Free Gloss (feat. Nick Allbrook)
  5. Moment
  6. Near Mint
  7. No Error
  8. San Sebastien
  9. Ruby


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