La distanza tra il nuovo album “Blackberry” è l’ultima raccolta di canzoni di Peter Broderick (“Colors Of The Night”, 2015) è un lungo lasso di tempo che il musicista e autore statunitense ha riempito di progetti discografici dalle sorti e dalle ambientazioni stilistiche alterne. Un periodo trascorso confrontandosi con altre opportunità artistiche, quella neoclassicheggiante di David Allred, la più avventurosa del compianto Arthur Russell (un album tributo frutto anche del lungo lavoro di restauro degli archivi eseguito da Broderick) e quella strettamente personale, che ha visto l’ex membro degli Efterklang seguire l’evoluzione professionale e creativa della compagna di vita: Brigid Mae Power. Ed è da quest’ultima pregnante realtà che scaturisce il fascino bedroom-folk di queste nuove otto creazioni che compongono “Blackberry”, un progetto tanto raffinato e curato quanto imprudente, una prova di talento ed estro dalla collocazione artistica non facile.
Il nuovo disco di Peter Broderick rifugge l’intellettualismo forzato di molta musica alt-folk contemporanea. La fonte delle suggestioni e delle riflessioni sono la quotidianità della vita familiare e il sempre più aspro contrasto con la società ipertecnologica.
Il divertente e quasi infantile incedere della filastrocca che apre l’album, “Stop And Listen”, racchiude un’esortazione forse non particolarmente seducente ma schietta, un invito a riprendere in mano la propria vita nutrendo anima e corpo con cibi naturali nonché la buona compagnia di un libro, di un disco, di amici e familiari.
Prodotto da Barry Grint, “Blackberry” tiene fede alla dichiarata natura di album bedroom-folk, essendo stato realizzato dal musicista in piena autonomia, con una tale abbondante varietà di strumenti (oltre una dozzina) da evocare spesso le grazie del chamber-folk; unica eccezione, la presenza di Brigid Mae Power nella traccia finale del disco, accompagnata da Seán Power, figlio di Brigid Mae e figliastro di Peter.
Come gran parte dell’ultima produzione del versatile artista americano, anche “Blackberry” è caratterizzato da un fascino incompiuto e apparentemente discontinuo, ma è in questa schiettezza espressiva che risiede la forza dell’insolito progetto.
“Blackberry” celebra i piaceri della quotidianità, ovvero i frutti rigogliosi della natura nel delizioso tratteggio di voce, violino e suoni elettronici di “Ode To Blackberry”, o la gioia della contemplazione e della pace che evoca il racconto di “What's Wrong With A Straight Up Love Song”, dove la voce filtrata di Peter si adagia prima sul rumore lontano di una tempesta dal suono per nulla minaccioso e poi su semplici accordi chitarristici e un fischiettare che profuma di normalità, sì, normalità, quella circostanza emotiva e sociale ormai dimenticata e sepolta dal fragore della modernità.
Intensi momenti di acuto e spirituale lirismo (“Let It Go”), ariose ballate dai contagiosi slanci melodici (“But”) e un folk minimale e psichedelico che sembra rubato a Tim Buckley (“The Niece”) consolidano il songwriting di Broderick, senza tralasciare la raffinata arte di polistrumentista e mago dei suoni.
Tra stravaganti citazioni di un romanticismo d’antan nello swing-jazz-pop da crooner di “What Happened To Your Heart” e una giocosa pop song condivisa con moglie e figliastro (“Wild Food”), si completa un album che è anche un’occasione per riscoprire le gioie dell’intimità familiare e del rapporto con la natura.
Con un Natale alle porte, che si annuncia come il più sobrio e intimo degli ultimi tempi, il nuovo disco di Peter Broderick si candida come colonna sonora perfetta dei giorni a venire. Queste otto digressioni su amore, natura, affetti e spiritualità quotidiana sono cibo per l’anima e per la mente, un’oasi di semplicità dai tratti artistici intensi e nobili.
15/11/2020