Genio o mistificazione? L'amletico dubbio con il quale abbiamo salutato nel 2019 l'esordio dei Black Midi "Schlagenheim" rischia di essere il leit-motiv per chiunque tenti d'approcciare "Cavalcade" con la pretesa di avere tra le mani la next big thing del rock contemporaneo.
Il febbrile ritorno della experimental-rock band resta fedele a quel miscuglio di punk, noise, progressive, math-rock e jazz-rock con il quale ha aperto un nuovo varco nel portale della musica alternativa contemporanea. Nonostante continui a giocare con l'effetto sorpresa e le geometrie inquiete di Primus, This Heat e Pere Ubu, c'è una bislacca normalizzazione nel secondo album dei Black Midi, che pur si nutre di caos e improvvisazione. Una reinvenzione della band no-gender, che è ratificata dall'abbandono del secondo chitarrista Matt Kwasniewski-Kelvin, in seguito a un incidente avvenuto durante l'esibizione per il Mercury Prize del 2019 (anche se compare nei credits di due brani e si vocifera anche di problemi di salute mentale), dall'ingresso del sassofonista Kaidi Akinnibi e dal tono quasi mellow della voce di Geordie Greep, che cede in un paio di occasioni il ruolo a Cameron Picton.
Una poco convenzionale miscela di tecnica ed estemporaneità resta alla base degli 8 movimenti/capitoli/tracce di "Cavalcade". L'iconoclastia più folle è concentrata nei cinque minuti abbonanti di "John L", un rush sonoro di snervanti riff, di apocalittici tempi ritmici e violini brutalizzati (Jerskin Fendrix), ovvero tutto quello che la band londinese aveva diluito nel brillante esordio e che qui sintetizza prima di navigare a vista in un oceano di alterazioni inattese.
L'aver paragonato, in occasione dell'esordio, Geordie Greep a Robert Fripp non era molto lontano dalla verità: il caos perfettamente organizzato di "Chondromalacia Patella" ha molto in comune con il jazz-funk trasversale di "Discipline". Per fortuna i Black Midi tengono abilmente a bada quelle pulsioni che potrebbero farlo debordare verso una colta imitazione dei Red Hot Chilli Peppers, alternando toni da crooner a energici gineprai strumentali. E sono gli stessi tempi dispari quelli che intercettano la successiva "Slow", dove Geordie lascia il canto a Cameron Picton invertendo la rotta e sviando riff e intrecci ritmici verso un jazz-prog-rock elegante e apocalittico.
La struttura evolutiva di "Cavalcade" ha più affinità con una suite classico-operistica che non con la rigida sequenza di un album rock: le catarsi emotive sono dunque confacenti a un flusso di idee concettualmente potenti, ma nello stesso tempo reclamano ambiziose sintesi nel formato canzone.
Spetta dunque a "Marlene Dietrich" schiaffeggiare l'ascoltatore con una sinistra bossa nova interpretata con oltraggioso romanticismo e una sobria sezione d'archi, un anticipo dell'originale stratificazione di prog-jazz, art-rock, groove minimal-noise e cantato da perfetto crooner di "Dethroned".
Nonostante tutto, le appena citate meraviglie sono ben poca cosa nei confronti della monumentale "Ascending Forth", un melodrammatico folk-progressive-dark dalle forti connotazioni spirituali, quasi dieci minuti di autentica ascesi creativa che solo Peter Hammill e Scott Walker hanno saputo in passato concepire con eguale acume e coraggio.
Per gli indecisi e i pignoli resta ancora da sviscerare prima l'enigmatico e soffocante post-rock di "Diamond Stuff", sei minuti di delicati accenni melodici minimali di violoncello, pianoforte a coda, bouzouki, Marxophone, flauto e lap steel che profumano di esoterismo goth-folk, e quindi il breve caos della capricciosa e teatrale "Hogwash And Balderdash": due ulteriori tasselli dalle infinite cromature, da assaporare con attenzione.
Resta ancora senza risposta la domanda posta a cappello dello scritto, ed è un bene, perché quello che rende i Black Midi unici è proprio la loro indefinita e irrequieta natura di moderne sfingi.
A quanto sopra detto si aggiunge la scelta della band di regalare, in base al negozio scelto per il pre-order, inedite cover version di brani di Taylor Swift - "Love Story" (Uk Indies. Green Flexi), Prince - "Nothing Compares 2 U" (US Indies. Blue Flexi), King Crimson - "21st Century Schizoid Man" (Rough Trade. White Flexi), Talking Heads - "Psycho Killer" (Tower Records. Cd) e Captain Beefheart - "Moonlight On Vermont" (Rough Trade Records/International. Red Flexi), un ulteriore elemento per comprendere quanto i Black Midi e l'album "Cavalcade" viaggino su un percorso parallelo, ma diverso da quello della musica rock contemporanea.
A questo punto l'annunciato terzo capitolo in uscita a fine anno si candida come l'ennesima sfida, i Black Midi stanno abilmente varcando i confini del lecito e dell'immaginabile, seguirli non è obbligatorio, ma ignorarli è sacrilego.
01/06/2021