Stand by my side
At the end of the world
Una leggenda islandese narra che molti secoli fa un navigatore vichingo avrebbe nascosto un tesoro dietro la cascata di Skógafoss. La
location era - ed è - così inospitale e remota che da allora nessuno è mai stato in grado di riportarlo alla luce, o quantomeno di appurare se sussista il classico fondo di verità. Un mito come un altro, forse, di quelli che affondano le radici nella notte dei tempi, ma che racconta di come la natura, con la sua inspiegabile forza, sappia plasmare i paesaggi e affascinare la mente umana. Da una leggenda popolare a una leggenda vivente, il passo talvolta è breve quanto un'isola sperduta tra i mari del Nord, e a compierlo è Damon Albarn. Salutata momentaneamente l'amata Africa, lasciatosi alle spalle il caos e le
luci al neon dell'Estremo Oriente, messo da parte l'
alter ego cartoonesco dietro il quale ama celarsi, l'artista inglese ha appoggiato il dito su un altro punto del mappamondo. E questa volta, a scanso di equivoci, ha anche deciso di chiamarlo casa.
Il disco islandese di Albarn nasce così, nel silenzio assordante del lockdown, ma soprattutto nel desiderio di prendere le distanze da un mondo malato, alla deriva. Al frastuono della contemporaneità, Damon adesso preferisce il silenzio arcaico della natura. Il suo scorrere lento e immutabile, l'energia salvifica che ne scaturisce. Il desiderio di meravigliarsi, una volta per tutte, di qualcosa di "positivo", disintossicandosi delle tossine lasciate a sedimentare da un'attualità che ha preso una piega alquanto diversa dalla "
Parklife" che ancora si poteva vagheggiare negli anni Novanta. La laconica frase con cui la pagina Facebook ufficiale ha annunciato per settimane l'uscita di "The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows" -
ispirato dai paesaggi dell'Islanda, con il Nostro ritratto in contemplazione del panorama - dice tutto, o quasi.
L'Islanda, dunque. Ma non solo. C'è un elemento fondamentale e ricorrente nel secondo album solista di Damon Albarn, recapitato a sette anni di distanza da "
Everyday Robots", ed è l'acqua. All'interno delle undici canzoni, e anche nelle fessure tra l'una e l'altra, tutto è liquido, tutto scorre più o meno velocemente, come del resto lascia intendere il titolo dell'opera. C'è l'acqua dolce, rappresentata simbolicamente dalla fontana da cui scorre la corrente (il verso è da una poesia di John Clare). Ma c'è anche l'acqua salata del Mare del Nord che, come nel passaggio tra la
title track e "The Cormorant", si infrange contro invisibili scogli.
È in questo flusso, soprattutto di ispirazione, che il compositore inglese perde e ritrova i capisaldi della propria arte. Forse a un ascolto poco approfondito questa scaletta può dare l'idea di un catalogo sommesso nei toni e forse anche nei contenuti, ma l'illusione svanisce ben presto con la perseveranza: non solo c'è tanta sostanza, ma forse ce n'è ancora più che in passato.
Se infatti il sentimento è affine a quello di "Everyday Robots" - fragilità, perdita, emergenza e rinascita sono i temi presi in esame, per ammissione dell'artista - il paragone con quel repertorio appare sensato fino a un certo punto. Certo, abbiamo imparato che l'Albarn "solista" è quello più riflessivo, introverso, contemplativo. Tuttavia, in "The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows" gli elementi di novità non mancano. In primis, la scelta di partire sempre dal pianoforte per costruirvi attorno sottili orchestrazioni non di rado inclinate verso sonorità
jazzy. Inoltre, non va sottovalutata la capacità di questo repertorio di scavare dei canyon all'interno dell'ascoltatore, anziché scegliere la strada di una più rapida presa. In altre parole, questi undici brani sembrano progettati per schiudersi man mano, con lentezza e giudizio, fino a rivelare la loro vera essenza. Perdendo in immediatezza, sembrano guadagnarci in purezza.
L'eleganza irreale di un pezzo come "The Tower Of Montevideo", che sintetizza palpiti sudamericani e un sax sempre sul punto di partire in un assolo, si risolve in una catarsi ambientale di rara bellezza ("I can hear music/ I can hear footsteps/ Ghost of an empty room/ Montevideo"), dimenticandosi per qualche istante di sottostare alla forma-canzone. L'adozione di un
uptempo sufficientemente spensierato che in certi casi - "Royal Morning Blue" - evoca i Blur più recenti, porta in generale una ventata di spensieratezza al repertorio. È il caso di "Polaris", altro gioiellino tipicamente
albarniano che, sotto il velo di atmosfere agrodolci, riflette su tematiche universali quali la distanza e il riavvicinamento.
La preghiera pagana che dà il titolo all'opera, e che si assume l'onere di aprirla, è tanto accorata quanto rarefatta; i rintocchi di pianoforte che cadono come gocce andranno a formare lo stagno salmastro di "The Cormorant", un girotondo introspettivo e sostanzialmente irrisolto. Il climax emotivo arriva più avanti, nel binomio tra pianoforte e sintetizzatori di "Daft Wader", ed è ancora l'acqua - questa volta sotto forma di pioggia - a fare da ponte con una "Darkness To Light" che assume le sembianze di filastrocca post-moderna, o forse di una canzone d'amore senza averne l'aria. Un escamotage che il buon Damon utilizza anche in "Combustion", un brano che dal rumorismo passa attraverso bizzarre partiture orchestrali e si scioglie infine, programmaticamente, in una cascata di note che scaturiscono dai tasti del piano.
Un tocco di sperimentazione non se lo negano neppure i due pezzi strumentali in scaletta, ovvero "Esja", anch'essa destinata a infrangersi contro le onde del mare, e "Giraffe Trumpet Sea", un altro tentativo di mettere d'accordo più mondi in uno sketch di meno di due minuti. Se nel disco precedente si avvertiva un battito, una pulsazione, qui Damon Albarn mette in primo piano il sentimento, l'atmosfera, la sensazione: il lato più etereo della sua arte. Non solo un titolo, "The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows" è un verso che ritorna continuamente nelle canzoni, compresa la conclusiva "Particles". La fonte, Damon Albarn, non l'ha mai persa di vista. Senza dubbio, però, l'Islanda ci ha messo del suo per rendere il tutto ancora più affascinante.
11/11/2021