Esistono poche band in grado di farsi riconoscere dopo qualche secondo di ascolto, i Deerhoof appartengono sicuramente a questa categoria. Grazie alla forza propulsiva di quella macchina del ritmo, motore assoluto della band che è Greg Saunier, agli intrecci tra le chitarre acide e frenetiche di Ed Rodriguez e John Dieterich e alla flebile voce da bambina isterica di Satomi Matsuzaki, la band di san Francisco, con all’attivo 18 album, si è guadagnata sul campo il ruolo di guida, di punto di riferimento, non paragonabile a nessun altro, sia per il suono, ormai un marchio di fabbrica, sia per le architetture stravaganti delle composizioni.
Forse le ultime uscite non spiazzano più come le prime e i Deerhoof hanno messo a bada una certa inquietudine avanguardistica di decostruzione che la caratterizzava. Probabilmente è in atto un sottile processo di normalizzazione, come indicava l’album precedente del 2020 “Future Teenage Cave Artist”, anche se anticipato di poco dal folle “Lore-Love” composto di cover frammentate tratte dal repertorio di John Coltrane, Parliament, Karlheinz Stockhausen, Police, Kraftwerk, Gary Numan e Voivod. Quindi nulla si può dare per scontato quando si parla dei Deerhoof.
“Actually, You Can” è un’incitazione all’agire per rovesciare le logiche di comando imperanti. Figlio del periodo della pandemia, è stato registrato in modalità che la band definisce ”baroque gone DIY”, cioè scambiandosi file, idee in Rete e suonando ognuno nella propria abitazione (immaginatevi la gioia dei vicini del batterista Greg Saunier).
Di grande impatto la partenza con “Be Unbarred, O Ye Gates Of Hell”. Ispirata dai versi dalla poetessa Maya Angelou, è una sorta di metafora anticapitalista tra muri chitarristici e citazioni di un’aria tratta dall’opera del compositore barocco Hendel, ma è solo l’attacco di un’altalena sonora che proseguirà per tutto l’album.
Si passa infatti dal prog/math rock di “Deparment Of Corrections” alle lente inquietudini arpeggiate di “We Grow And We Are Astonished”, da “La bamba” centrifugata in “Scarcity Is Manufactured” al funk destrutturato con intarsi spagnoleggianti di “Ancient Mysteries, Described“, dall’assalto frontale delle due chitarre in “Plant Thief” alla sospensione riverberata per svelare la fiera delle Vanità delle anime dormienti in ”Our Philosophy Is Fiction”, fino al pop obliquo e subacqueo di “Epic Love Poem”.
L’ultimo brano, “Divine Comedy”, è un autentico “all in”. Dentro c’è di tutto: prog, indie, inserti funk e un finale dove la band tira fuori il meglio dal campionario pirotecnico di riff e soluzioni ritmiche. Per amanti del genere ma notevole.
Radicali e creativi, i Deerhoof in “Actually, You Can” mettono in scena il loro rock nevrotico e stravagante che però, una volta metabolizzato, fila via dritto, divertente e godibile. Sicuramente la band è in una fase di maturità artistica, anche se il termine maturità stride con l’immagine di eterni giocherelloni del quartetto. Bene, e allora è tempo di raccogliere i frutti, godiamoci questi Deerhoof, una botta di adrenalina pura, in attesa di essere spiazzati della loro prossima mossa.
28/10/2021