È bello perdersi fra i paesaggi della Romagna, il sole che risplende sulle campagne colorate interrotte dal mare, contornate da spiagge sempre piene di allegria, borgate intrise di storia dove da ogni angolo si può scorgere un bar in cui sorseggiare un buon bicchiere di Lambrusco, magari meditando su un amore perduto o desiderato, sulle note di una mazurka, un valzer, una festosa polka.
Questo è lo scenario seducente sul quale operano gli Extraliscio, complesso nato nel 2014 e composto da Mirco Mariani, Moreno “Il Biondo” Conficconi e Mauro Ferrara.
Se per gli ultimi due la seminale provenienza dalla sfera Casadei ne inquadra perfettamente il ruolo all’interno dell’
ensemble, a Mariani è toccato l’intrigante compito di aggiungere le contaminazioni che hanno proiettato le melodie etniche del liscio verso nuovi orizzonti: spolverate di punk, noise,
elettronica, distorsioni e improvvisazioni, sempre molto rispettose dello storico folclore, ma speziate di flebile inquietudine.
Il risultato finale è proposto in un album suddiviso in due parti. La prima, intitolata “È bello perdersi”, è una commistione tra il liscio e il cantautorato, dove Mariani svolge un ruolo determinante suonando ben cinque strumenti, sviluppando tutti i modelli germogliati durante il periodo di lockdown, sui quali si aggiunge il sax di Fiorenzo Tassinari (anch’esso di provenienza Casadei) e il contributo di Elisabetta Sgarbi alla produzione e alla scrittura dei testi, congiuntamente allo stesso Mariani e a Pacifico.
Brani come la
title track, “Odiarsi”, "Capelli blu", “La ballerina sinuosa” mantengono intatta l’esuberanza strumentale tipica del liscio, tenuta a freno da testi uggiosi e celebrativi, come accade in “Marisa e Temporale“, dove un’inconsueta storia si basa sulla morale che le pene d’amore risulta essere più sconvenienti che dolorose.
La
sanremese “Bianca luce nera” si staglia dal novero: è il trascinante racconto, con
featuring di Davide Toffolo dei
Tre Allegri Ragazzi Morti, di una relazione suggestiva ma illusoria, spinta da un brillante sentimento amoroso.
La seconda parte del disco, identificata con l’emblematico “Si ballerà finché entra la luce dell'alba”, si presenta più danzereccia e strumentale (“Il ballo della rosa” o l’acustica “Il giocoliere”), senza che venga meno la vis filosofica dei contenuti. La vena festosa della terra romagnola emerge incontrastata in “Rosamunda”, un medley scatenato presentato anche al Festival nella serata delle cover.
Gli Extraliscio non si riducono a un’asettica venerazione del passato, ne decostruiscono le fondamenta per proporne una versione moderna ma rispettosa delle tradizioni, intessuta di concetti che fanno riflettere e che scavano alla ricerca di realtà
kantiane nascoste, tanto inosservabili quanto inconfutabili; un
crossover che supera i generi e le classificazioni, un po' come fece
John Zorn con la musica ebraica o
Arto Lindsay che in “Mundo Civilizado” unì l’estremismo sonoro dei
Sonic Youth con la
bossanova.
30/04/2021