Massimo Giuntoli

F.I.T. - Found In Translation

2021 (Molkaya Rec)
prog, canterbury

E’ un periodo di grazia per Massimo Giuntoli. Dopo anni vissuti in semiclandestinità con album iconici negli anni 80 (“Diabolik e i sette nani”) e una carriera in sordina, la sua creatività riesplode recentemente con la perla assoluta “Tender Buttons” (2020) da poco proposta dal vivo, “Hobo” (2019) e “Piano Warps” (2016). Come se non bastasse la fatica di un lavoro di composizione complesso come quello di “Tender Buttons”, Giuntoli torna nel 2021 con “F.I.T. - Found In Translation”, lavoro elaborato e multiforme che risplende all’interno della scena italiana vicina al prog e alla scena di Canterbury.

“F.I.T.” non è un album di solo piano e voce, ma vede il ritorno di Giuntoli al piano elettrico, svelando l’ambizione di un brano di ben ventisette minuti come “Dan Rhanda Wey”, capolavoro di vocalizzi, di studio vocale che Robert Wyatt ascolterebbe di certo con entusiasmo. A tanta audacia non corrisponde un puro esercizio di stile, infatti la lunga composizione permette a Giuntoli di concentrare in ogni gesto, in ogni suono percepibile o nascosto, un archetipo creativo.
Alla base del progetto c’è l’utilizzo di una lingua inventata (stile Magma) e priva di una qualsiasi regola morfologica o di sintassi, concettualmente concentrata più sullo studio della fonetica. Giuntoli a questo aggiunge una destrutturazione del minimalismo, il dadaismo stile Canterbury-music e la colta semantica avantgarde, quasi a voler rappresentare una moderna coscienza politics/nonpolitics, dove l’essere umano è preda del dubbio e della stasi ideologica, che lo rende sempre più straniero in terra straniera.

Portato in scena con solo voce e harmonium, nell’elaborazione discografica “F.I.T. - Found In Translation” si avvale di  tastiere e percussioni che liberano la magia progressive-rock, soprattutto nell’unico brano che - oltre al già citato “Dan Rhanda Wey” - supera i cinque minuti, ovvero “Tamaji Gol” (di quasi dodici minuti). L’evidente richiamo a musicisti del passato, il già citato Robert Wyatt ma anche Philip Glass, Frank Zappa, i Gong, non rappresenta un’eventuale tesi di laurea per entrare nel mondo dell’avantgarde contemporaneo, quanto un limine litis dal quale far scaturire uno scontro/incontro tra l’aulica aurea della musica passata e la destabilizzante concretezza contemporanea, ben rappresentata da quegli episodi circoscritti nell’ambito dei due, tre e quattro minuti, che spesso vanno a integrare e completare il progetto originario.

Il cristallino giochi di specchi e riverberi minimali di “Shayn Bayn” si destreggia tra poesia intimista e un giocoso intreccio di voci che cambia la prospettiva da magniloquente a burlesca, lasciando un senso di stupore e disincanto, un incastro di realtà, fantasia che agita le altrettanto fiabesche evoluzioni quasi geometriche di “Tabawa Gawama”. Che per Giuntoli sia giunto il momento di raccogliere il flusso di idee e ricerche che ne ha animato finora le performance live e discografiche è evidente. “Tender Buttons” è stato il primo passo in questa direzione, una progettualità che nei prossimi mesi si arricchirà di una nuova componente artistica, ovvero quella letteraria.

Per chi durante l’ascolto delle suadenti e quasi fiabesche armonie di “Nehigon Lohl”, delle più tenui e delicate strutture alla Wyatt della dolcissima “Wral Ni Mor”, o del sardonico finale di “Si Landari Barigodà”, si è posto delle domande sulle connessioni tra la musica e il linguaggio immaginario dei testi, la risposta è pronta a venire. Nel marzo del 2022 sarà infatti pubblicato il libro "Cronache Molkayane", ovvero i micro-racconti filopatafisici che tenteranno di descrivere l’universo parallelo dal quale Massimo Giuntoli ha attinto finora tutta l’ispirazione di un’opera che segna un confine netto per la musica moderna, non parliamo di capolavoro perché questo è un termine ormai desueto nel nuovo lessico creato da “F.I.T. - Found In Translation”.

16/01/2022

Tracklist

  1. Nehigon Lohl
  2. Dan Rhanda Wey
  3. Tabawa Gawama
  4. Tamaji Gol
  5. Shayn Bayn
  6. Wral Ni Mor
  7. Si Landari Barigodà


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