Elaborato con parsimonia e senza l’urgenza di coprire un vuoto discografico, il seguito del fortunato sodalizio creativo tra Matt Sweeney e Bonnie "Prince" Billy (“Superwolf” - 2005), è finalmente una realtà. La chimica creativa tra l’ex-Skunk, Chavez e Zwan Matt Sweeney e il geniale e prolifico cantautore Will Oldham (noto anche come Palace, Palace Brothers, Palace Songs e appunto Bonnie "Prince" Billy), è ancora intatta e proficua.
Bastano i primi secondi del brano d’apertura per essere sopraffatti dall’energia dei due musicisti: i quattro minuti di “Make Worry For Me” sono un flusso di autentico terrore convertiti in dolenti note, un groove catartico appena stemperato dalla voce di Will, mentre la chitarra di Matt per un attimo ne asseconda l’atmosfera, per poi disturbarne l’amabilità con grevi e oscure trame strumentali.
L’unico rammarico è che per riascoltare lo stesso climax si debba attendere il finale dell’album, affidato a una sinistra melodia, tipica di Will Oldham, che riporta in vita tutto lo splendore del primo sodalizio del duo (“Not Fooling”).
Niente paura: nonostante tutto, i due musicisti hanno molte frecce al loro arco da offrire, a partire dalla leggiadra malinconia a più voci adagiata su un corpo brillantemente acustico di “Resist The Urge”, per proseguire con la magia noise-folk intrisa di surrealismo di “My Popsicle”, fino all’esaltante desert-rock-blues di “Hall Of Death”, che si avvale della prestigiosa presenza del chitarrista dei Mdou Moctar Ahmoudou Madassane.
Scarne, raramente complesse, poetiche e lunari, le canzoni di “Superwolves” vivono di arpeggi e riverberi catturati dal passato (le due cover “I Am A Youth Inclined To Ramble” e “There Must Be A Someone”), di placida e disadorna routine (“My Blue Suit”), sfiorando spesso un’insolita intensità lirica e armonica (“You Can Regret What You Have Done”).
La sensazione prevalente è comunque quella di un’occasione mancata per un ulteriore capolavoro dei due artisti. Colpa della pandemia che ha forzato lo spirito amichevole, lasciando che si impadronisse di alcune melodie gradevoli e lievemente ingenue, che in un album di qualsiasi altro cantautore avrebbero fatto luce, e che invece in questo contesto profumano di consuetudine (i due pur deliziosi chamber-pop “Good To My Girls” e “Watch What Happens”).
In converso la tenebrosa e meditativa “God Is Waiting” e la lievemente psichedelica ballata alla John Martyn “Shorty's Ark” tengono alta la tensione, pescando suggestioni in quel folk inglese che Bonnie "Prince" Billy ha spesso evocato nelle sue pagine migliori, e che qui prova a riesumare in tutto lo splendore goth nella fragile e romanticamente consunta “My Body Is My Own”.
Ovviamente mentre qualcuno sta ancora leggendo queste righe i fan dei due musicisti hanno già aggiunto “Superwolves” alla loro personale discografia, consci che anche nei momenti meno ispirati Matt e Will riescono ancora a graffiare come lupacchiotti di primo pelo.
13/05/2021