Richter ha mestiere e classe per poter registrare al meglio ogni tipo di colonna sonora, non fa eccezione l'ultima pubblicata, quella della serie tv di fantascienza "Invasion". Sa quando giocare la carta sci-fi con atmosfere etereo-cosmiche e quando puntare sull'emotività di un pianoforte o di un tappeto di archi. Questa è sia la sua forza che la sua debolezza. Chi conosce a memoria la sua musica ormai sa già cosa aspettarsi dopo pochi secondi di ascolto, a volte persino si può avere un'idea fin dalla lettura del titolo. In una parola, il formato soundtrack costringe Richter a ripetersi, nonostante il suo talento renda sempre piacevole l'ascolto.
La cosa è chiara fin da "Invasion Main Title", appena un minuto di archi che diventano presto imperiosi, come anche nella lenta marea di piano ed elettronica di "Aneesha's Kiss". Richter conosce tutti i trucchi del mestiere per far lievitare la tensione ("Stranded", "Quiet As A Mouse"), per creare attese statiche ("Clear To Leave") o per addentrarsi nel mondo dell'elettronica ("Carry Chavez Out"). Il suo piatto forte sono sempre le tracce come "JASA Launch" con il consueto accelerando di archi, la ricerca di atmosfere maliconiche ("Hinata's Room"), ma non sbaglia anche quando tenta strade relativamente differenti dalle sue consuete, come in "Missing Hinata": due minuti puramente elettronici da videogame in stile C418.
È chiaro che il maestro tedesco è libero di dare il meglio di sé al di fuori di un formato rigido come quello della colonna sonora. Raggiunge i suoi indimenticati vertici quando si trova nelle condizioni di dare libero sfogo alle sue idee e ai suoi progetti personali, come nell'inno ai diritti umani, il capolavoro "Voices", nelle rivisitazioni di opere classiche ("Recomposed: Vivaldi's Four Seasons") o nei suoi esordi, opere dove Richter è libero di spaziare nel mondo da lui forgiato della modern classical.
(12/01/2022)