Non solo: con il passare del tempo, Adam ha scelto di ridurre la presenza di chitarre eccessivamente rumorose, quelle chitarre che sapevano però creare interessanti stratificazioni, specie ai tempi delle folate shoegaze di "Slave Ambient". Ha inoltre pressoché azzerato le cavalcate elettriche che rimandavano all'epopea di un altro grande del songwriting nord-americano: Neil Young. Come conseguenza di tali passaggi, ecco un nuovo lavoro di "musica da viaggio", perfetta da ascoltare alla guida, sognando di sfrecciare coast-to-coast lungo le route americane. Spazi aperti e malinconia, con la poetica di Granduciel che insiste sui consueti temi del rimpianto, della perdita, del dolore, delle occasioni sprecate. Una sorta di auto-annientamento che continua a produrre canzoni per gran parte prevedibili e indistinguibili, oltre che assolutamente già sentite.
Gran parte del materiale contenuto in "I Don't Live Here Anymore" venne composto nello spazio di pochi giorni, subito dopo l'affermazione ai Grammy Awards 2018 nella categoria Best Rock Album per "A Deeper Understanding". Sembrava l'inizio di un nuovo modus operandi nel processo compositivo della band, sempre impegnata ad arricchire in maniera eccessiva il proprio complicato puzzle sonoro. Se non che i tre anni successivi sono poi trascorsi fra ripensamenti, ritocchi e infinite session che hanno interessato ben sette studi di registrazione. Un'odissea che ha sottratto a quelle canzoni tutto il pathos e quasi tutta l'energia del "buona la prima", tanto da far percepire come depotenziate tracce dalle grandi potenzialità, quali "Harmonia's Dream", "Change" e l'avvolgente ballad "Rings Around My Father's Eyes", relegata verso fine corsa.
Se c'è un pezzo che cerca davvero di intraprendere una direzione diversa, è quello non a caso posto in apertura, "Living Proof", il migliore del lotto, anche se si resta sempre su un discorso derivativo: in questo caso lo stratagemma è indossare il vestito buono dei Wilco. Sta di fatto che "Living Proof" venne registrata durante una delle sedute più proficue, nel maggio del 2019, con la band al gran completo. Uscì subito così bene che Granduciel per una volta rinunciò ad aggiungere i consueti overdub, lasciando che la versione definitiva restasse grosso modo simile alla prima fissata su nastro.
Peccato che i War On Drugs quasi mai optino per la strada della semplicità, fermo restando il merito di essere divenuti titolari di un sound coerente e ormai riconoscibilissimo, in grado di mettere d'accordo gli appassionati del rock più classico e gli amanti dei festival indipendenti. Per qualche settimana i passaggi sui network radiofonici finto-alternativi sono assicurati.
(03/11/2021)