Se da una parte Basinski omaggia esplicitamente il suo maestro - riconoscendone quindi il ruolo - dall’altro svuota i luoghi che quest'ultimo aveva immaginato pieni di uomini che (non) ascoltano per trasformare quelle intuizioni in colonna sonora cupa per luoghi abbandonati, come ruderi che testimoniano sia il disfacimento della presenza umana, sia l'usura del supporto musicale, come di consueto da “The Disintegration Loops” in poi.
Non più quindi musica che si può scegliere di ascoltare o non ascoltare, ma musica che è persino impossibile ascoltare in quanto presente in un luogo deserto, per trasformarsi in tape music che descrive luoghi e ambienti, senza più solo “arredarli”.
“Music For Abandoned Airports: Tegel” si presenta con un brano tipico del compositore americano, un lunghissimo loop che prosegue la sua opera di testimonianza della decomposizione della materia sonora, in un’ipotetica colonna sonora di quello che sarà inevitabilmente il futuro di ogni cosa.
Se gli aeroporti di Eno erano carichi di vita, quelli di Basinski sono un requiem senza tempo che racconta la storia dell'aeroporto di Berlino diventato oggi un luogo abbandonato, simbolicamente un monito alla società moderna.
(05/10/2021)