Si farebbe prima a dire cosa non fa, Maria José Becerril Silva. Figlia d'arte con le mani in pasta praticamente in ogni ambito dello spettacolo, dal film alla moda, la Tv, la pittura e le serate da dj: la visione tout court di un'espressione che pare non avere limiti. Del resto, la sua identità transessuale l'ha sospinta lontano, forzandola spesso a crearsi una rete di amicizie, contatti e conoscenze che ormai travalica i confini del natìo Messico.
Sotto al nome d'arte Zemmoa, la ragazza è anche autrice, pianista, produttrice e interprete, eternamente divisa tra la struttura della canzone pop e le tentazioni sintetiche della dance tanto cara alla comunità queer. Due dichiarate influenze in particolare - Wendy Carlos e Honey Dijon - sembrano rappresentare al meglio questa dicotomia tra composizione e beat. Sta di fatto che il suo quarto album di studio - "Lo que me haces sentir", edito indipendentemente col proprio marchio Zemmporio - è il più completo e intrigante, quello dove ai ritmi ballabili e all'estetica vintage si affianca un melodismo di tutto rispetto.
Che poi la ricetta è semplice: post-disco d'autore e synth-pop latino rigorosamente anni Ottanta, intinto in malinconiche atmosfere baleariche e pervaso da una vaga tensione erotica di stampo synthwave. Modernariato e pose vintage strizzano quindi l'occhio al passato con autorevole convinzione, formando la perfetta cornice entro la quale la soffice voce di Zemmoa graffia e si strugge in continuo saliscendi emotivo di donna emancipata, amante tradita, amica fidata e puttana fragile.
Basti lo splendido singolo "Ya te vi", in coppia con Nomi Ruiz, per raccontare con amarezza il viavai di una relazione tossica: pur autografa, la combinazione tra strofa e ritornello è talmente ben congegnata che suona come un vecchio classico da emittente Fm già permeato nella coscienza popolare. E questo per tacere di "Velocidad" e "Pendejo", slanciate confetture d'irresistibile cesellatura melodica, intinte nella memoria di Alaska Y Dinarama e il Marcos Valle di "Estrelar".
Con "Malos entenditos" si strizza l'occhio allo stellare synth-pop nordeuropeo dei Royksopp e al catologo di etichette come la Astralwerks e affini. E poi c'è "My amor so yo", stravaccata sopra il celebre tema tradizionale "El condor pasa" e una pulsazione italo-disco in un tripudio irresistibilmente kitsch: la presenza di Tessa Ia e dello storico outfit canadese Trans-X ne cementa immediatamente lo status.
Un bel riff di funk urbano su "El trono" richiama la Grace Jones dei primi anni Ottanta ai Compass Point Studios, "Demonios" e "Como la primera vez" pestano invece su ritmiche teutoniche, come i primi Trust avvolti da folate di squadratissima quanto educata techno d'autore: sulla seconda delle due, la presenza di America Fendi e della celebre drag queen Valentina creano un complice contorno orgogliosamente femme. Folate di plasticose pianole danno invece a "La musica puede llevarte" un tocco a cavallo tra dance e chillout balearica in chiara scia Jessica 6: sembra quasi una scissione nucleare tra quelle stesse influenze che, quando messe assieme, qualche anno fa venivano chiamate chillwave.
C'è ovviamente posto anche per qualche lunare ballata tessuta al synth nel cuore della notte. "Te quiero" e "Te quiero mucho" sono una il remix dell'altra: la prima è vestita con un leggerissimo ma desolato abito sintetico, la seconda si sostiene col solo pianoforte acustico come una preghiera di puro raccoglimento emotivo. Ma l'accento dream-pop di "Nota de voz" avanza con la quieta maestà dei Beach House più diafani e dilatati.
Durante il corso della scaletta, vari intermezzi parlati e comparsate di ospiti donano al disco una narrativa particolare, che poi rappresenta la coralità dell'arte di Zemmoa: autrice in primo piano capacissima di condurre una canzone da cima a fondo con savoir faire, ma mai Diva egocentrica né interprete sguaiata da rauche serate in discoteca. Ed è proprio questo il fascino indiscreto di un album come "Lo que me haces sentir": un ascolto intimo e personale che a tratti si fa gustosamente ballabile per intrattenere la folla in pista senza mai dimenticare l'ascoltatore a casa. Lode all'abile mano di Zemmoa, insomma, perché l'importanza di una buona cesellatura melodica è invero consumabile in ogni contesto.
04/01/2022