Johnny Marr

Fever Dreams Pts 1-4

2022 (BMG)
pop-rock
6

La carriera di Johnny Marr si è articolata finora in tre momenti ben distinti.
Il primo è quello che ha marchiato a fuoco un'intera generazione, quando gli Smiths non erano soltanto la band più importante del pop inglese ma anche quella con il chitarrista più talentuoso. Il secondo ha reso manifesta la necessità di Johnny di concentrarsi su un gran numero di novità (gli Electronic, i 7 Worlds Collide, il ruolo di guida spirituale per band più giovani come Modest Mouse e Cribs, il turnismo e le collaborazioni di lusso al servizio di The The, Pretenders, Oasis, Pet Shop Boys, Beck, Karl Bartos, Hans Zimmer). Il terzo invece è iniziato circa dieci anni fa, con l'avventura solista vera e propria, che ha visto il Nostro metterci (oltre alla faccia) per la prima volta anche la voce.
La scelta di trasformare l'onorificenza "Godlike Genius" in un ritorno all'airplay radiofonico è stata quantomeno particolare, soprattutto perché l'altissimo tasso di aspettative che ogni buon appassionato del chitarrismo à-la Marr riponeva nel progetto si è sgonfiato di fronte alla costruzione del personaggio Marr cantante-e-frontman, che per ovvi motivi doveva mettere in secondo piano gran parte delle squisitezze tecniche sullo strumento.

Da diverso tempo Johnny Marr è quindi dedito a un songwriting marcatamente pop-rock, nel quale la complessità delle parti di chitarra ha deliberatamente perso di importanza, e dove la presenza vocale invece probabilmente un'importanza non ce l'avrà mai. Cosa resta allora del glorioso marchio di fabbrica che negli anni ha dispensato linee melodiche indimenticabili, arpeggi jangle da capogiro, malinconia e coolness certificata? Prova a ritornare sul tema il nuovo "Fever Dreams Pts 1-4", un album doppio nato dalla riflessione dell'autore a proposito del fatto che "nessuna band in cui avevo suonato in vita mia aveva mai fatto un doppio album" e nel cui titolo "Pts 1-4" non vuole dire nulla in particolare, ma suona bene.

La partenza è gradevole, grazie all'uno-due di "Spirit Power And Soul" e "Receiver", rivelatori di quanto Marr abbia ancora carte da giocare in termini di scrittura, e lo stesso può dirsi di episodi riusciti come "Sensory Street", sorretta da un riff sintetico sempliciotto ma efficace, e "Night And Day", la cui allure smithsiana si perde però a tratti nella banalità del testo. L'impianto ricalca fedelmente quanto già proposto dal mancuniano dopo "The Messenger", ovvero quello di una deliberata e a tratti forzata ricerca del ritornello da mandare a memoria, che rispetto al precedente "Call The Comet" qui accompagna un'ulteriore rarefazione della componente chitarristica in favore dell'aumentato apporto di tastiere. Ci sono tracce che funzionano egregiamente allo scopo, come "The Speed Of Love", "All These Days" e la martellante "Counter Clock World", accanto ad altre che invece sembrano frutto di pura manovalanza, quella che non vorresti mai sentire su un album di Marr ("Tenement Time"), ma in generale viene da chiedersi perché Johnny abbia sentito la necessità di riempitivi che allungano il brodo fino a sedici brani. Da uno dei più grandi autori/musicisti pop degli ultimi quarant'anni è davvero lecito aspettarsi qualcosa di più.

26/02/2022

Tracklist

  1. Spirit Power and Soul
  2. Receiver
  3. All These Days
  4. Ariel
  5. Lightning People
  6. Hideaway Girl
  7. Sensory Street
  8. Tenement Time
  9. The Speed Of Love
  10. Night and Day
  11. Counter Clock World
  12. Rubicon
  13. God's Gift
  14. Ghoster
  15. The Whirl
  16. Human




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